Tanti fedeli hanno partecipato alle celebrazioni di Natale, la Messa della notte e quella del giorno, presiedute dall’arcivescovo Renato Boccardo nella cattedrale di Spoleto: famiglie, giovani e anziani, nel silenzio e nella preghiera, hanno chiesto al Bambino di Betlemme un cuore capace di vedere e di capire, perché, come scritto nel Vangelo di Giovanni, la gioia sia piena e la vita feconda. Il mattino di Natale il Presule ha celebrato la Messa anche all’Hospice la “Torre sul colle” di Spoleto.
Nella notte di Natale si è ascoltato ancora una volta il racconto di quei pastori che vegliavano la notte, facendo la guardia al gregge. «Pastori – ha detto nell’omelia mons. Boccardo –, cioè gente semplice, gente che ha attese modeste, essenziali. A loro viene fatto un grande annuncio, un annuncio straordinario: “Oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, è il Cristo Signore”. I pastori vanno e vedono, dice il Vangelo. Non discutono, non dubitano, non sono increduli, non alzano le spalle, non recalcitrano perché non capiscono, ma ascoltano il cuore. Invitano anche tutti noi a fare un passo: andate a vedere, abbiate il coraggio di credere, muovetevi con il cuore, aprite il cuore e ascoltate Dio, che è più grande di noi e ci sorprende».
Il giorno di Natale, nella prima lettura, è stata proclamata la pagina del profeta Isaia: “Prorompete in canti di gioia…Tutti vedranno la salvezza del Signore…Ecco la salvezza, ecco Gesù, il consolatore, il liberatore, il Figlio di Dio nato per noi….Prorompete in canti di gioia, rovine di Gerusalemme!”. Nell’omelia l’Arcivescovo ha paragonato alle rovine di Gerusalemme la guerra che oggi insanguina popoli vicini e lontani, la fame e la povertà che colpiscono diverse regioni del mondo. Poi, mons. Boccardo si è soffermato sulle rovine di «casa nostra»: «Le famiglie divise e disgregate; la crisi economica ormai troppo lunga, l’incertezza civile e politica, la disoccupazione, la droga, l’ingiustizia, la corruzione; le rovine interiori di ciascuno, che ci opprimono e fiaccano la nostra esistenza: amarezze, malumori, frustrazioni, solitudini. Rovine che inducono il rischio del rinchiuderci in noi stessi, così da non essere più in grado di vedere la luce che può squarciare le tenebre. Ma il buio che è dentro di noi e intorno a noi è rischiarato oggi dallo splendore del Natale: “La luce splende nelle tenebre” (Gv 1, 5). L’Arcivescovo ha anche invitato i presenti a guardare in profondità il prossimo e a ricordarsi che è un fratelli di Cristo e un fratello nostro: «Facciamo – ha detto – di ogni uomo un prossimo e di ogni prossimo un fratello. Solo così sarà davvero un “buon Natale”».
Le liturgie di Natale nella chiesa Cattedrale sono state animate dalla Cappella musicale del Duomo di Spoleto diretta dal maestro Francesco Corrias, con all’organo il maestro Paolo Sebastiani.