Carla Bruni al Festival di Spoleto, indifferentemente! E non è nemmeno parente di Sergio, "Voce di Napoli" - Tuttoggi.info

Carla Bruni al Festival di Spoleto, indifferentemente! E non è nemmeno parente di Sergio, “Voce di Napoli”

Carlo Vantaggioli

Carla Bruni al Festival di Spoleto, indifferentemente! E non è nemmeno parente di Sergio, “Voce di Napoli”

Dom, 07/04/2024 - 08:14

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Al Festival uno spettacolo piacione e furbissimo. Complice la recente intervista alla trasmissione Rai, Belve con Francesca Fagnani

Inconsolabili, passiamo questi primi giorni di aprile ascoltando e riascoltando la voce di Napoli, Sergio Bruni (che non è parente) mentre canta la celebre Indifferentemente e ci abbandoniamo ai mille “perché?” il programma di Spoleto67 abbia avuto necessità di avere tra gli artisti la ex-mannequin Carla Bruni, per un concerto acustico al Teatro Romano, il 5 luglio. An acoustic evening with Carla Bruni è anche una scatola a sorpresa, al momento, perchè dal sito ufficiale della manifestazione non è dato sapere il perimetro di questa “serata acustica”. Suonerà e canterà da sola alla chitarra come altre volte ha fatto o ci saranno dei musicisti? Bu bu settete.

“Stamo a fa un gran bel casino”, disse il topolino…

Indifferentemente, la scelta artistica festivaliera, ben posizionata tra maliziosa piacioneria ed evento pompo-artistico, potrebbe un cicinin non aver tenuto conto del contesto e scippa ‘o core agli affezionati, direbbe Bruni, il “non” familiare. Di sicuro, ma sempre più indifferentemente, una orda di curiosi e stop, eccitati dalla recente intervista della giornalista Francesca Fagnani (sotto, un estratto dalla Rai di Belve) alla First lady del Jazz Pop secondo una definizione di The Guardian del 2017, e ripresa dal comunicato stampa del Festival- si precipiteranno allo spettacolo spoletino, per ficcarci il naso.

E senza dubbio, qualcuno al The Guardian nel 2017, dovrebbe aver ficcato il naso in altri contesti e luoghi “polverosi” per produrre una tale certificazione- First lady del jazz pop– che riferita alla statuaria Bruni (sempre quella che non è parente di Sergio), ha suscitato in noi la carogneria di commentare la manovra artificiosa più che artistica.

Ma dico io, non bastavano Jeanne Candel e Isabelle Adjani a tenere alto il vessillo dei bellini di Francia a Spoleto67? Bisognava per forza riprodurre un Triangolo delle Bermude nella città del Festival?

Un modo autorevole (e indifferentemente utile) di far cagnara e agitare le acque, che in qualche momento ristagnano. Sembra la barzelletta del topolino che corre felice dietro all’elefante che invece ha una paura fottuta e fugge travolgendo tutto e tutti. E quando il Leone, re della foresta, lo blocca con una zampata e gli chiede conto di dove vanno e perchè di corsa, quello gli risponde tutto eccitato, “do annamo no lo so e manco perché corriamo… ma stamo a fa un gran bel casino”.

In tutto questo la furbissima trasmissione televisiva Belve contiene una strana accondiscendenza solidale dell’intervistatrice Fagnani, nota per il suo cosiddetto “graffio” (a noi pare con l’unghia spezzata in questo caso), su fatti come la finta avventura con Trump, i molti fidanzati celebri, le dipendenze, i rapporti parentali e tutta una filosofia paraculissima sul poliamore, che alla fine si potrebbe riassumere con un semplicissimo e legittimo “faccio come mi pare e mi piace”. Mentre rimane invece irrisolta la faccenda artistica in generale e di quella definizione sbilenca di First Lady del Jazz-Pop.

La prima domanda è: ma come ha fatto un genio degli organizzatori, il patron di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, a non essersi mai accorto che Carla Bruni aveva a che fare con il Jazz e il Pop? E a seguire, come è stato possibile che ce la siamo fatta sfuggire?

Stavolta Monique Veaute ha letteralmente superato a destra il maestro. Mentre il povero Sergio Bruni (non è un familiare, si sappia) si rivolta nella tomba perché lui di pop-popolarità in musica se ne intendeva moltissimo, tanto da diventare ufficialmente per il mondo “La voce di Napoli”.

Carla Bruni è sicuramente una First Lady, ma in forza di un tal parente stretto, Nicolas Sarkozy ex-presidente della Repubblica di Francia. E, tuttavia, quello che proprio non ce la facciamo a comprendere del tutto è quella definizione di Jazzy (sempre il The Guardian sognante e lisergico), legata alla capacità vocale di “Carlà”. Quando si usa il termine jazzy spesso è come mettere una bella spolverata di zuccherini sulla torta lievitata male.

Se Carlà è Jazzy…

Ad esempio, e concretamente, potremmo definire Jazzy o Pop la partecipazione della Bruni all’ultimo singolo di Michele Bravi, umbro di Città di Castello? Praticamente un ritornello narrativo con note piatte messe in sicurezza e di sottofondo alla prestazione di Bravi, che in confronto sembra un consumato Sinatra. Boh!

Per capire qualcosa di più, aggiungiamo una prestazione appena più descrittiva di Carlà all’opera quando canta in live session, una cover arrangiata alla Gipsy Kings (che Dio vi fulmini e poi vi perdoni!!) della imperitura e inimitabile Miss You dei Rolling Stones, forse sotto gli auspici di Mick, uno che passava di li. Vi preghiamo di porre molta attenzione sulla progressione verso le note di testa per capire come la voce si ingola pericolosamente rischiando il raschio (alla spoletina visto che siamo al Festival), per poi finire sul naso quando si è arrivati al top.

E per essere ancora più espliciti sulla vocalità precaria che la costringe a cantare con il sussurro in automatico, la imbarazzante cover nel 2010 di Absolute Beginners del mito David Bowie, prestazione che scatenò le ire di alcuni critici “rispettati” come Jean Daniel Beauvallet: “Passerà alla storia come una delle peggiori cover nella storia del rock”.

Da rimpiangersi Lady Gaga a Umbria Jazz nel 2015, una gigantessa impareggiabile in confronto.

A questo punto avrei personalmente una domanda da fare alla direzione artistica del Due Mondi, che non può non sapere come la stampa specializzata abbia da tempo inquadrato il fenomeno Bruni – no Sergio che è un santo e non è manco parente – dal punto di vista vocale/musicale (tralasciando tutte le interviste stesi a tappetino sulla vita privata): ma se io canto tutti i giorni sotto la doccia, c’è speranza che mi invitiate a Spoleto68?

Oh Festival Festival, si tu mm’accide, i’ nun te dico niente! Indifferentemente…

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