Il presidente dell'Aci Perugia Ruggero Campi lancia un provocatorio appello dopo la tragedia di mercoledì a Valsavignone e l'odissea di giovedì all'altezza di Castello "Tratto Pieve Santo Stefano Bagno di Romagna troppo pericoloso"
Sono giorni di inferno per la E45, sempre più sotto accusa dopo l’incidente mortale (l’ennesimo) di mercoledì notte nel tratto toscano, e l’odissea di 8 ore patita dagli automobilisti giovedì, con code fino a 6 km dopo un tamponamento tra due camion all’altezza di Città di Castello.
Con le polemiche degli utenti per la pericolosità della superstrada, diventata una gimkana tra buche, cantieri e numerosi cambi di corsia, è arrivata in questi giorni anche una dichiarazione forte da parte del presidente dell’Aci Perugia Ruggero Campi, per il quale “mai come oggi è necessario essere seri, chiudendo al traffico la E45 nel tratto da Pieve Santo Stefano a Bagno di Romagna, se non altro solo il tempo della durata dei lavori“.
Un appello deciso quanto provocatorio, soprattutto dopo la tragedia che ha coinvolto la 27enne americana, residente nel tifernate, schiantatasi insieme al compagno contro un guardrail all’altezza di Valsavignone. “È pericoloso tenere attivo questo tratto di strada – ha aggiunto Campi – sia per gli utenti sia per gli operai, che con dedizione e grande professionalità portano avanti i complessi lavori di manutenzione. Provate a percorrerlo. Faccio notare che il principale viadotto è a pezzi, con squarci nel vuoto che inducono più di un dubbio sulla tenuta dell’intera struttura”.
Da Pieve Santo Stefano a Bagno di Romagna il traffico è costituito per lo più da mezzi pesanti che transitano a tutte le ore. A proposito di questo il presidente dell’Aci perugino fa notare come mercoledì scorso (giorno del tragico incidente), ad esempio, “già alle 7 del mattino entrambi i sensi erano bloccati, senza vie di fuga, con i camion che sfioravano le barriere (peraltro inadeguate) esterne e, alla loro sinistra, gli altri mezzi della corsia accanto: questione di pochi centimetri. Ricordo che quel tratto (si riferisce soprattutto al viadotto Puleto, ndr) venne chiuso solo per il timore che succedesse una tragedia come quella di Genova, populismo puro. Oggi la situazione è oggettiva“.