La sesta sezione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ha sospeso la soppressione della Camera di Commercio di Terni ed il suo accorpamento con quella di Perugia. L’ordinanza cautelare è arrivata oggi, dopo il ricorso presentato dalla stessa Cciaa ternana (attraverso l’avvocato Umberto Segarelli) al rigetto della sospensiva da parte del Tar del Lazio a inizio giugno.
Nell’accogliere l’appello cautelare, nell’atto odierno i magistrati hanno sospeso quindi gli effetti degli atti impugnati in primo grado, vale a dire il decreto ministeriale del 16 febbraio 2018 del Mise recante “Rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, istituzione di nuove camere di commercio, e determinazioni in materia di razionalizzazione delle sedi e del personale”, gli atti del relativo procedimento tra cui la proposta di Unioncamere, il verbale della Conferenza Stato – Regioni e la deliberazione del Consiglio dei ministri dell’8 febbraio 2018, oltre che degli atti esecutivi e conseguenti. Tra questi ultimi anche l’approvazione dell’articolo unico dello statuto della Camera di commercio dell’Umbria. Ora gli atti torneranno al Tar del Lazio per l’udienza di merito sulla richiesta di annullamento della soppressione della Camera di Commercio di Terni.
La sospensiva è stata disposta visto che per un analogo provvedimento, ad agosto il Consiglio di Stato aveva “ritenuto, nell’ambito della delibazione tipica della presente fase cautelare, che nel bilanciamento degli opposti interessi prevalenti risultano allo stato quelli della parte ricorrente, volti in sostanza al mantenimento inalterato della situazione sostanziale nell’attesa della delibazione nel merito delle diverse, articolate questioni oggetto di giudizio, a partire da quella prospettata di una possibile illegittimità costituzionale di alcune delle norme del riordino normativo la cui prima applicazione ha dato luogo alla presente controversia”.
Soddisfatti comitato contro soppressione e Pd
Soddisfazione viene espressa dal Comitato appositamente costituitosi contro la soppressione della Camera di commercio di Terni: “Ora abbiamo un poco di tempo in più per far crescere la mobilitazione dei ternani in modo che il Parlamento modifichi la normativa che dispone il numero massimo di Camere di Commercio in 60 comportando ciò l’eliminazione anche di quella del nostro territorio. Il giorno 9 ottobre il Comitato NO soppressione della camera di Commercio definirà le ulteriori iniziativa di mobilitazione. Diamoci tutti da fare per contrastare il processo di spogliazione della nostra città e del territorio provinciale sempre più privato di centri direzionali con l’obiettivo di ridurla ad una delle tante città dell’Umbria e privandola così del ruolo che per decenni ha meritatamente rivestito, con pesanti e negative ricadute sull’economia, sul territorio e sui cittadini”.
Plauso alla sospensiva arriva anche dal capogruppo del Pd in consiglio comunale Francesco Filipponi: “Il gruppo Pd giudica molto positivamente l’ordinanza con cui il Consiglio di Stato sospende la soppressione della Camera di commercio di Terni. Questo provvedimento va nella direzione degli auspici lanciati anche dal nostro gruppo nei giorni scorsi. E’ sicuramente anche un risultato per il comitato che si sta adoperando in questo periodo per il mantenimento dell’ente camerale. Questa decisione garantisce anche il tempo necessario per un maggiore coinvolgimento della cittadinanza su una battaglia che riteniamo importante per Terni”.
Nevi presenta proposta di legge per lo stop alla riforma
Intanto proprio oggi i deputati di Forza Italia Raffaele Nevi e Mauro D’Attis hanno depositato una proposta di legge per fermare la soppressione di 45 Camere di commercio tra cui quella di Terni appunto.
“Oggi abbiamo depositato una proposta di legge – spiegano Nevi e D’Attis – per bloccare la riduzione da 105 a 60 delle Camera di Commercio prevista dalla Legge Madia del 2015. Questi accorpamenti arbitrari sono stati oggetto di ricorsi delle Regioni alla Corte Costituzionale, per violazione del principio di leale collaborazione in una materia dove era prevista la competenza concorrente tra Stato e Regioni. Nella passata legislatura Forza Italia ha più volte rimarcato che la riduzione degli Uffici territoriali dello Stato avrebbe creato maggiori oneri a cittadini e imprese a fronte di risparmi risibili per lo Stato. Nel caso delle Camere di Commercio il danno al tessuto imprenditoriale dei nostri territori è rilevante e il risparmio è zero. Per questo la nostra proposta sovverte l’impostazione dei Governi di Centro sinistra: si prevede che saranno le Regioni, insieme alle organizzazioni imprenditoriali a stabilire il numero di Camere di commercio necessarie al proprio territorio, con i limiti di almeno 40,000 imprese iscritte e della rigorosa sostenibilità economica, fatte salve le deroghe per le aree montane o insulari. Colleghi oggi nella maggioranza, ma con i quali abbiamo condiviso le battaglie contro la Legge Madia, hanno presentato un testo normativo che va in questa direzione. La speranza che nutriamo è che la maggioranza e il Governo, fermino l’attuazione di quella legge e costruiscano un apparato normativo più rispondente alle esigenze del nostro paese ritornando, senza indugio, a un disegno federalista che punti sulla efficienza e economicità dei servizi alle imprese senza smantellare un presidio utile alle imprese stesse”.