Caos caccia dopo la nota della Regione Umbria pubblicata ieri sul sito istituzionale in merito alla sospensione del calendario venatorio decisa dal Consiglio di Stato due giorni fa. I giudici amministrativi di secondo grado, infatti, hanno accolto la richiesta delle associazioni ambientaliste, confermando la sospensiva sul calendario venatorio, anche se nel frattempo è stata introdotta una nuova normativa da parte del Governo.
Così, se da una parte i legali delle associazioni venatorie – in forza della disposizione di legge che recita che in caso di impugnazione del Calendario venatorio, “qualora la domanda cautelare sia accolta, fino alla pubblicazione della sentenza che definisce il merito, l’attività venatoria è consentita nei termini di cui ai commi 1 e 1-bis (del medesimo articolo 18) e riacquistano efficacia i limiti di prelievo e gli orari giornalieri fissati da ciascuna regione con l’ultimo Calendario venatorio legittimamente applicato” – hanno tranquillizzato i cacciatori sulla possibilità di andare a caccia fino al 31 gennaio in virtù del calendario venatorio dello scorso anno, gli ambientalisti hanno invece diffidato la Regione Umbria ad imporre lo stop alla caccia.
E nelle ultime ore, dunque, la Regione ha pubblicato una secca nota, senza dare indicazioni in merito alla nuova normativa: “Si comunica che con Ordinanza del Consiglio di Stato n. 163 del 15/01/2025 è stato confermato il precedente Decreto n. 4778/2024 che prevedeva la chiusura anticipata dell’attività venatoria alle seguenti specie:
– tordo bottaccio: chiusura al 31 dicembre 2024
– cesena e tordo sassello: chiusura al 9 gennaio 2025
– beccaccia: chiusura al 30 dicembre 2024“
Una pubblicazione che appare come un mettersi al riparo da eventuali conseguenze minacciate dagli ambientalisti, lasciando i cacciatori confusi e a se stessi. Un po’ come quanto accaduto a fine dicembre con la norma approvata in Finanziaria: anche in quel caso la Regione pubblicò secca la disposizione di legge senza commenti. Due settimane fa erano stati gli ambientalisti a contestare che quella nota non aveva valore e dunque non avrebbe consentito la ripresa della caccia fino a fine mese, in virtù del calendario venatorio dello scorso anno. Ora, invece, le parti si sono invertite, con le associazioni ambientaliste che puntano proprio sulla pubblicazione nel sito della Regione per lo stop immediato alla caccia.