“Gioventù terribile”. Un sabato pomeriggio di violenza tra ragazzi finisce con tre minorenni denunciati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ma la vicenda è complessa e non si limita al singolo episodio. Non si esclude che quanto accaduto nel fine settimana in pieno centro storico a Perugia non sia che la punta di un iceberg sommerso.
Paura e violenza. Tutto inizia intorno alle 18.30 con la chiamata al 113 di un minore che denuncia di essere stato costretto/indotto a consegnare soldi ad alcuni coetanei. In zona scalette di Sant’Ercolano arrivano gli agenti del posto fisso di piazza Danti. Il minorenne ha raccontato di essere stato accerchiato e di aver ricevuto minacce e atti intimidatori. Il tutto da parte di una “baby gang” che voleva soldi, telefono, giacchetta.
Rapinato a Sant’Ercolano. La polizia ha iniziato con l’identificare alcuni tra i presenti nella zona, ma, tre diciassettenni perugini di origine magrebina, hanno opposto resistenza violenta ai controlli. Gli agenti hanno chiesto il rinforzo di due volanti e li hanno portati in questura. Qui hanno continuato a sferrare calci, pugni e spintoni agli agenti. Una reazione violentissima, tanto da far finire in medicheria dell’ospedale due agenti. Anche perché i tre diciassettenni, sarebbero anche fisicamente imponenti. E la vicenda è sfociata in tre denunce a piede libero alla procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni.
Bullismo sommerso. C’è da dire che al momento non risulta agli atti un collegamento diretto dei tre ragazzi con l’episodio di Sant’Ercolano. Ma le indagini sono in corso, perché quello che emerge “incollando” una serie di episodi analoghi negli ultimi tempi è che potrebbe esistere una vera e propria baby gang. Si osserva un certo ambiente minorile, quello che – per intenderci – in inverno è solito muoversi nei centri commerciali della prima periferia e con l’arrivo della bella stagione si sposta in centro storico. Da tempo nel mirino del questore Francesco Messina. Un piano specifico è già operativo, teso a scoprire quel “sommerso” che secondo le forze dell’ordine, troppo spesso non viene riferito alle autorità.