“Senti ma tu dimme la verità, te la sei s….. mai? No perché te volevo di questo no, che la madre poco tempo fa te l’avevo raccontato, che gli ho prestato cento euro, e non me le ha date più. Perché la figlia ia detto bè scontamo con il lavoro per lavare i panni e fare le pulizie di casa….io invece quando essa ce la faccio venii, le pulizie non gliele ho fatte fa mai, me la t..…”
E’ uno dei passaggi delle intercettazioni relative all’inchiesta sulle baby squillo che due anni fa portò a scoprire un giro di prostituzione tra Terni e Spoleto che coinvolgeva tre ragazzine di 14, 15 e i 17 anni e che aveva portato all’arresto di 5 persone, dietro le sbarre finirono la madre rumena di una delle minorenni sfruttate, due uomini di Spoleto di 68 e 53 anni e un 29enne albanese residente ad Acquasparta e tre ternani di 80, 72 e 68 anni vennero accusati di essere clienti e quindi denunciati.
Ed ora, dopo due anni dagli arresti e dalle denunce, è arrivato il momento di dare battaglia in aula per i difensori delle persone coinvolte nell’inchiesta.
Le ragazze, residenti a Terni, secondo quanto era emerso dall’inchiesta, coordinata dalla Dda di Perugia per mano del sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini, avrebbero ricevuto denaro, telefonini, ricariche telefoniche, gratta e vinci, preziosi e pacchetti di sigarette in cambio di prestazioni sessuali. Ad essere coinvolti anche due spoletini, che avrebbero cercato clienti a Spoleto per le giovanissime.
Petrazzini ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per quelle 8 persone accusate di induzione alla prostituzione minorile. Ai due spoletini viene contestata anche la violenza sessuale. L’udienza preliminare davanti al gip di Perugia si terrà il 7 giugno.
Inchiesta baby squillo, carabinieri cercano lo spoletino “R” / Le intercettazioni
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