Baby prostituta, confermato il risarcimento al Comune di Perugia. La Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha confermato la sentenza in primo grado del 2016, riconoscendo al Comune di Perugia il danno di immagine e il danno economico derivante dai reati di riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione imputati ai cittadini rumeni e albanesi condannati nell’ambito dell’operazione “White Christmas”.
I fatti risalgono al 2009, quando i carabinieri di Assisi liberarono una ragazza rumena, peraltro allora minorenne, ridotta in schiavitù e costretta a prostituirsi nella zona di Olmo a Perugia. La ragazza era ospitata in una struttura comunale, nell’ambito del progetto “Free woman”, in attuazione dell’art. 18 del Testo unico sull’immigrazione.
Il Comune di Perugia si costituì da subito parte civile nel processo, assistito dall’avvocato Antonietta Confalonieri. La decisione fu, quindi, confermata dall’attuale amministrazione comunale, che ne ha ribadito la piena attualità.
Soddisfazione, dunque, per la sentenza legata al caso della baby prostituta, che riconosce all’Ente anche un risarcimento di 10mila euro a titolo di danno d’immagine e 2.800 euro a titolo di danno economico diretto.