Arte, musica e amicizia a Terni trovano casa da Hamartia - Tuttoggi.info

Arte, musica e amicizia a Terni trovano casa da Hamartia

Redazione

Arte, musica e amicizia a Terni trovano casa da Hamartia

Dom, 20/12/2020 - 13:55

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Alla base c'è la volontà di dare voce alle passioni e ai desideri dei ragazzi, accompagnandoli attraverso la scoperta della vita

In un periodo critico e difficile come quello attuale, nel quale non sembra esserci spazio per la vita così come la conoscevamo fino a marzo, sembra opportuno, oggi più di ieri, coltivare quel senso di comunità indispensabile per affrontare la situazione e soprattutto riuscire poi a ripartire.

Da qui la volontà di raccontare una realtà, quella di Hamartia, presente a Terni ormai da diversi anni, che ha fatto di comunità e sociale dei valori cardine.

A parlarne alla redazione di TO è la direttrice artistica e insegnante di teatro dell’associazione, Emanuella Gussetti, che con parole in cui si riconosce la passione per il lavoro che svolge e l’affetto verso i ragazzi che sono ormai per lei come una seconda famiglia, ci spiega la nascita e lo scopo di Hamartia.

La nascita dell’assocazione

L’associazione Hamartia è stat fondata nel 2012 come associazione culturale e, negli anni successivi il suo raggio d’azione si è ampliato fino a inglobare anche il settore sportivo dilettantistico (soprattutto per quanto riguarda la danza).

La scelta del nome è estremamente significativa ed è frutto di una serie di ricerche svolte dai ragazzi che, fin dagli inizi, sono sempre stati il cuore e l’anima dell’associazione:

L’hamartia, secondo la poetica aristotelica – ci spiega Gussetti era l’errore inconsapevole che compie l’eroe e dal quale deriva tutta la tragedia. Il suo significato, però, andava oltre indicando anche l’errore commesso tirando con l’arco. Si presuppone che quando tiri con l’arco non prendi solo la mira, ma valuti la direzione, la tensione dell’arco e il vento. Secondo questa lettura l’hamartia è quindi l’errore da valutare, sulla falsa riga del “sbagliando si impara” che riflette bene lo spirito stesso dell’associazione”.

È possibile intuire già da questo breve racconto, cosa abbia spinto la signora Gussetti insieme a suo marito Maurizio Fenici (presidente dell’associazione), a dare vita a questo progetto: alla base di tutto vi è la ferma volontà di dare voce alle passioni e ai desideri dei ragazzi, accompagnandoli attraverso quella che è, a tutti gli effetti, la scoperta della vita.

Raccontare Hamartia è impossibile senza poi raccontare di Emanuella, il suo lavoro con bambini e ragazzi, spesso in difficoltà – lo testimoniano gli anni passati nel centro giovanile al Palazzone, del quale è al momento la Presidente – la volontà di farli sentire inclusi, parte della comunità, parte della famiglia figlia di legami che rimangono invariati nel tempo. Ed è proprio tutto questo che porta poi alla fondazione di Hamartia:

“Il Centro è pieno di ragazzi che crescono, stringono legami e scoprono se stessi. Ognuno di loro ha una passione che già nel centro cercavano di coltivare per quanto possibile. Nel corso del tempo però i ragazzi hanno iniziato a manifestare il desiderio di tramutare queste loro passioni in qualcosa di diverso, forse più concreto.”

“È a questo punto che comincio ad andare nelle scuole e negli asili e li porto con me. Iniziamo a strutturare, in collaborazione con le scuole, dei laboratori, come quello di teatro all’Angeloni (in attività da 8 anni prima del Covid). In questo contesto nasce Hamartia, con lo scopo di dare un’identità a quello che facevamo. Non si trattava più solo di attività legate al Centro Giovanile, ma di qualcosa di più strutturato. Il fine ultimo era proprio quello di dare un’identità a questi giovani ragazzi che credevano in qualcosa. Lo spirito è sempre stato quello di dar loro delle possibilità”.

All’inizio si trattava per lo più di spettacoli di strada in occasione di feste e festività, spesso in collaborazione con il Comune, animando le piazze sotto il nome di Hamartia. Poi, nel 2017, la sede dell’associazione è stata spostata in una zona di Terni più semicentrale e quindi più facile da raggiungere – in particolare per i ragazzi che si spostavano da soli, a piedi o con i mezzi pubblici – diventando così un luogo di incontro e ritrovo. Il posto in cui darsi appuntamento con gli amici o dove aspettare che un genitore venisse a prenderli per riportarli. Un luogo sicuro sul quale non solo gli adolescenti ma gli stessi adulti hanno iniziato a fare affidamento.

L’edificio più ampio ha permesso, inoltre, un maggior numero di attività, sempre sulla base dei desideri dei ragazzi che si riscoprono attori di teatro, cantanti, ballerini, musicisti e molto altro – persino una piccola “palestra di quartiere”, tranquilla e familiare, dove allenarsi con tranquillità – .

L’idea era comunque quella di creare un centro d’arte a tutto tondo, dove le varie discipline potessero lavorare insieme a progetti sempre nuovi e stimolanti. Collegare la musica alla danza e al canto, e queste ultime al teatro ad esempio, rimanendo sempre aperti a nuove proposte – ne sono un esempio il corso di kpop o la collaborazione con dei giovani fotografi ternani – lo scopo finale era (ed è rimasto) quello di valorizzare l’arte in ogni suo aspetto.

Hamartia nelle scuole

L’arte però non rimane fine a se stessa. Emanuella infatti ci racconta una visione dell’arte più fattuale e in qualche modo “pratica”. Non si tratta solo di insegnare ai ragazzi a cantare o ballare, si tratta di prepararli per la vita da adulti, gettando basi solide, valori legati alla famiglia, alla condivisione e alla solidarietà.

È in quest’ottica che si colloca soprattutto il lavoro con le scuole – di vario ordine e grado – che, pur essendo nata quasi per caso – nel tentativo di dare ai ragazzi una valida attività extracurriculare che fosse per loro, non solo un momento di apprendimento, ma anche un’occasione per stringere legami e rapporti duraturi – è diventata infine un aspetto importante nel progetto dell’associazione.

Ne è stato un esempio (per citarne giusto uno) l’ultimo progetto portato avanti con il comprensorio della scuola Manassei (interrotto a causa dell’emergenza sanitaria a che sicuramente verrà ripreso appena possibile) che aveva come tema l’inclusione dei ragazzi con disabilità e dei ragazzi con problematiche comportamentali.

“È il teatro (in particolare) che viene utilizzato come mezzo per poter arrivare ad altri obiettivi”, uno strumento, dunque di comunicazione e apprendimento nel quale si cerca di far convogliare ogni altra forma d’arte.

Il laboratorio teatrale racchiude perfettamente l’essenza di Hamartia e ha permesso ai ragazzi che negli anni hanno partecipato di sentire quel senso di apparenza ad un gruppo necessario soprattutto durante l’adolescenza.

Un luogo sicuro, in cui trovare amici e confidenti con i quali condividere problemi grandi e piccoli, ma anche, soprattutto, risate e divertimento. Un ambiente in cui il giudizio e il pregiudizio, stando alle severe regole della signora Gussetti, sono assolutamente vietati. Per lei, come ci racconta, è sempre stato molto importante essere percepita non come l’insegnante di teatro, ma come un membro a tutti gli effetti del gruppo, la “zia” attenta, simpatica e presente. Qualcuno con cui confidarsi e parlare e scherzare.

Questo d’altronde ha sempre comportato per Emanuella un grande impegno per rimanere sempre “al passo con i tempi”, essere informata sulle novità non solo dei “suoi ragazzi” ma delle nuove generazioni in genere.

Cosi, per spiegare cosa intende, ci ha raccontato divertita le sue avventure su Tiktok, il nuovo social che spopola tra i giovanissimi, spiegando il suo bisogno di capire slang e battute, di stare “sul pezzo” affinché i ragazzi continuino ad avvertirla come parte integrante del gruppo, aspetto fondamentale nel suo lavoro perché le permette da sempre di instaurare una connessione particolare con ciascuno di loro.

“Non è solo insegnare teatro, spiegare le tecniche o altro. Io conduco laboratori teatrali e per me questo è il mezzo con cui devo arrivare ai ragazzi, per cercare di dare un sostegno ed essere presente”.

“La mia casa è sempre piena di ragazzi che vanno e vengono” che sia un appoggio per pranzo, l’aiuto per il doposcuola, il bisogno di sfogarsi, Hamartia è divenuta e rimane tutt’oggi una casa per molti.

Hamartia dunque si propone di essere non solo una “fabbrica d’arte”, come riporta la stessa pagina facebook, ma un luogo di incontro e crescita. A tutto questo si aggiunge poi la volontà di dare ai giovani la possibilità di fare delle loro passioni un lavoro, attraverso progetti, collaborazioni o nuovi corsi. L’idea è di dare ai giovani artisti la possibilità di esprimersi in ogni forma, che sia fotografia, danza, musica, cinema e altro. Non sogni di gloria e fama, quelli offerti da Hamartia, ma possibilità concrete di vivere umilmente di ciò che si ama.

Un’opportunità apprezzata e colta da molti giovani che tornano nella loro vecchi “casa” con titoli e lauree da mettere a disposizione dei più piccoli. Anzi è proprio il rientro di molti ragazzi la “molla” alla base di alcuni dei nuovi progetti in cantiere:

“Uno dei miei ragazzi, sono solita chiamarli così, si è laureato in regia, quindi adesso vorremmo occuparci anche di questo aspetto. Non vogliamo essere limitati solamente a quello che conosciamo, ma siamo anche noi sempre i crescita”.

Ovviamente i progetti in ballo sono diversi – alcuni ancora top secret – tra cui anche spettacoli teatrali, nuovi corsi, collaborazioni con giovani artisti ternani, tutto momentaneamente in stand by, ma che verranno ripresi non appena possibile, magari modificando o adattandolo alla situazione che sarà. Perché l’importante è adattarsi e crescere insieme.

Tutto fermo per la pandemia

Com’è ovvio la Pandemia e lo stato d’emergenza nazionale che ne è derivato non hanno risparmiato Terni, né tantomeno Hamartia costretta a fermare, come tutte le altre scuole, la maggior parte delle attività e dei progetti. Questo però non ha scoraggiato insegnanti e alunni:

“Noi stiamo pazientando in attesa che la situazione migliori. Facciamo lezione principalmente di teatro e di hip hop, con I ragazzi più grandi (con i piccoli è difficile). Ciò che ci interessa principalmente è di mantenere un minimo di contatto con loro, anche perché sembra sciocco ma ci mancano. Sappiamo che il momento è difficile per tutti, quindi cerchiamo semplicemente di essere pazienti e nel frattempo cerchiamo di mantenere come possibile i contatti con i ragazzi anche solo per non farli sentire soli, per farli stare insieme e per accertarci che sappiamo che anche se distanti siamo presenti”.

Articolo di Alessia Marchetti – Foto di copertina dallo spettacolo “Cafè Le Roi”
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