Nel 1998 ha aperto la sua prima web agency e dal 2009 si occupa di comunicazione digitale "Per avere successo sui social non servono i numeri ma abilità, idee e coerenza"
Da Città di Castello a Milano, passando sempre ed esclusivamente…per la rete. Lei è Arianna Chieli, una vera e propria imprenditrice e professionista del web, specialista di comunicazione digitale ormai dal 2009.
Influencer marketing
Giornalista, conduttrice di talk e podcast, autrice di libri e super esperta di moda (e pure mamma) Arianna è soprattutto una digital strategist che si occupa di influencer marketing (nel 2017 ha fondato una unit dedicata, “ILiveYou”): “E’ una parte del marketing – ci spiega – estremamente creativa e relativamente nuova che si concentra su attività da realizzarsi assieme a quelli che oggi vengono definiti influencer (detti anche creator o talent), ovvero persone con una certa incidenza e successo sui social network”.
“Tra i vari progetti di influencer marketing – sottolinea – ci sono i branded content, ‘pubblicità’ (chiamiamole così) che si vedono sui social con protagonisti proprio gli influencer. Questa è solo una delle declinazioni più conosciute ma ci sono anche podcast brandizzati, video su YouTube, reel su Instagram e lo stesso Tik Tok, dove vengono sempre allocati budget importanti. Io ho iniziato ad occuparmi di influencer marketing più o meno 10 anni fa, quando ancora non si chiamava neanche così ma solo negli ultimi 2-3 anni, in particolar modo con la pandemia, il mercato è letteralmente esploso”.
“Come diventare influencer”
Oltre ad insegnare come gestire progetti di influencer marketing in diverse scuole e università, la stessa Arianna può definirsi un influencer vista la sua attivissima presenza su tutti i social network, con oltre 10.000 follower su Twitter e quasi 37.000 su Instagram. Ecco perché, proprio a lei, abbiamo girato una delle richieste più frequenti digitate sui vari motori di ricerca mondiali: “Come diventare influencer”.
“Non esiste una regola d’oro: sicuramente devi avere qualcosa da dire ed essere molto competente in quello che proponi; bisogna inoltre conoscere molto bene la tecnologia e se vuoi farne un lavoro devi essere pronto a spenderci tantissimo tempo, sbagliare molte volte e riprovare di nuovo finché non succede qualcosa di interessante. E’ un mercato non ancora del tutto saturo (e credo che non lo sarà mai) ma estremamente competitivo, dove servono soprattutto le idee“.
“Influencer è poi una definizione estremamente vasta: molti lo sono diventati in quanto già Vip della tv, altri perché sono particolarmente forti su uno specifico social. Adesso si parla soprattutto di creator, persone in grado di produrre contenuti su un determinato argomento e con una grande fanbase affezionata e con determinati valori. Ribadisco che per diventare influencer c’è bisogno di tanto tempo ma anche di molte abilità: ciò che prima faceva una casa di produzione, ad esempio, adesso un creator lo fa da solo. Bisogna saper girare video, montarli, saper scrivere, avere un minimo di nozioni di SEO per indicizzare contenuti e, ovviamente, saper parlare davanti ad una telecamera, anche perché i formati video sono quelli che funzionano meglio. Di spazio ce n’è…non resta che provarci e riprovarci…“
Grandi numeri? “No, valori e coerenza”
Per Arianna Chieli, inoltre, non è importante avere migliaia e migliaia di follower ma occorre “concentrarsi sui valori e sulla coerenza, specialmente per lavorare con i brand. Certo i numeri servono ma dipende cosa ci si vuol fare. Perché è vero, puoi collaborare con i brand se sei un influencer ma è abbastanza miope pensare di farne un’unica forma di remunerazione. Ci riescono davvero in pochissimi a mantenersi solamente con le partnership commerciali e spesso sono creator che arrivano dal mondo dello spettacolo. Quindi fondamentale è anche capire qual è la propria nicchia e cosa ci si può fare. Occorre interrogarsi sulle proprie competenze, offrire un valore aggiunto all’utente per farsi seguire. Gli aspetti da valutare sono tanti, quello numerico è solo una piccola parte.”
Gli aspetti negativi e positivi
“L’influencer è un lavoro a grandissimo rischio burnout, nel senso che si è sempre connessi e tutti i creator che conosco hanno spesso forti crisi, sia perché estremamente esposti sia perché è un lavoro che ti ‘mangia’. Si va costantemente a guardare cosa fanno gli altri e sembra che il proprio tempo o quello che si sta facendo non siano mai abbastanza produttivi. E poi nei social ci devi vivere, conoscerli e questo porta via tantissimo tempo. Non è un lavoro che inizia alle 8 e finisce alle 17, il tempo è dilatato e comprende anche i weekend. Questa credo sia la più grande difficoltà: siamo tutti a grande rischio esaurimento. Tant’è che spesso bisogna staccare, altrimenti non si troverebbero spazi di creatività e si rischierebbe veramente di non produrre più niente di buono”.
“Il lato positivo di lavorare sul e con il web è proprio la presenza di una grandissima dose di creatività, con cui è ancora possibile sperimentare. Io sono in rete dal 1998 ed ero veramente giovanissima quando ho aperto la mia prima web agency. E ancora oggi credo che web e social siano ancora terra di grandissima conquista, dove se hai idee hai anche la possibilità di realizzarle, a patto di lavorarci. La cosa davvero bella penso sia questa sensazione di frontiera che non passa mai…
Gli haters
Nella sua community al 75% femminile – con un’età che va dai 25 in su e uno zoccolo duro sui 35 anni – Arianna confessa di non aver mai avuto veramente a che fare con degli haters. “Mi è successo una volta e ho pubblicato un post che ha avuto più di 800 risposte di sostegno e, alla fine, l’abbiamo ‘buttata in caciara’ per così dire. Qualora ci fossero davvero situazioni con offese o parole fuori luogo bloccherei subito l’autore, che di solito crea pure account fake per l’occasione. Se non hai neanche il coraggio di metterci la faccia nel dirmi qualcosa io non perdo il mio tempo con te. Però non mi succede spesso devo dire…”
Arianna e la “sua” Umbria
“Sono cresciuta a Città di Castello e i miei genitori abitano ancora lì. Chiaramente c’è un grande affetto per la mia città, è casa, le radici che ti porti dietro. Anche ora che vivo a Milano mi emoziono parlando dell’Umbria. Purtroppo non torno quanto vorrei, sappiamo poi come sono i collegamenti Milano-Castello: c’è quel pezzo di strada da Cesena che è veramente imbarazzante…Quando riesco però scendo, anche perché i miei figli amano moltissimo l’Altotevere. La qualità di vita poi è sicuramente meglio in Umbria che a Milano, su questo non si discute.
Per chiunque volesse contattare Arianna Chieli per qualsiasi domanda, informazione o richiesta, può farlo inviandole una mail a scrivi@ariannachieli.com. La digital strategist tifernate ha pure un sito personale – ariannachieli.com – ed è inoltre su tutti i social network (Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin).