Il settore dell’apicoltura potrà contare su aiuti per oltre 180mila euro di risorse pubbliche cui si aggiungono circa 125mila euro di cofinanziamento da parte dei privati, per un importo complessivo di oltre 306mila euro. È quanto prevede la rimodulazione finanziaria del sottoprogramma regionale per l’annualità 2020 approvata, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Fernanda Cecchini, dalla Giunta regionale dell’Umbria che ha inoltre confermato i criteri e le modalità per accedere ai contributi.
“L’obiettivo è quello di sostenere un settore importante per l’agricoltura e per l’ambiente – sottolinea l’assessore Cecchini – in quanto le api svolgono un ruolo essenziale per la produzione alimentare e il mantenimento della biodiversità. In Umbria, che vanta una produzione di grande qualità del miele, al giugno scorso erano presenti più di 42.700 alveari, per l’esattezza 42.731 come risulta dalla banca dati dell’anagrafe apistica nazionale in base alla quale il Ministero delle politiche agricole ha stabilito il riparto delle risorse fra le Regioni, assegnando 180.800 euro per gli apicoltori umbri”.
“Se il numero degli alveari è aumentato di quasi 3500 alveari rispetto allo scorso anno, quando erano stati censiti 39.258 alveari – rileva l’assessore – a causa degli stress climatici, in Umbria come nel resto d’Italia, si è registrato un forte calo della produzione di miele. Una fase di difficoltà nella quale interverrà il sottoprogramma regionale per l’apistica con misure e contributi a supporto di investimenti per il miglioramento dell’attività, l’acquisto di arnie e presidi per difendere le api dal temuto acaro ‘varroa’, l’acquisto di sciami e api regine, l’assistenza tecnica”.
Nella rimodulazione finanziaria delle risorse pubbliche, 50mila euro sono stati destinati all’assistenza tecnica agli apicoltori e alle organizzazioni di apicoltori e 20mila all’acquisto di attrezzature per la conduzione dell’apiario, per la lavorazione, il confezionamento e la conservazione dei prodotti dell’apicoltura.
Sono stati stanziati 78mila per la lotta contro gli aggressori e le malattie dell’alveare, in particolare la varroasi, attraverso l’acquisto di arnie antivarroa e/o fondi a rete per la modifica delle arnie esistenti, per una spesa ammissibile di 85 euro (Iva esclusa) per ogni arnia con fondi antivarroa o di quattro fondi a rete e di 120 euro (Iva esclusa) per ogni arnia con sistema a trattamento termico.
È previsto un acquisto minimo di 30 arnie e fino a un massimo complessivo di 200 arnie per società cooperative di apicoltori; di un minimo di 5 arnie fino a un massimo di 15 per apicoltori singoli; di un minimo di 5 arnie fino a un massimo di 35 per ciascun imprenditore apistico, apicoltore professionista, in possesso di partita Iva agricola o combinata.
Alle misure di sostegni per il ripopolamento del patrimonio apicolo comunitario sono stati destinati 32.800 euro per l’acquisto di sciami, nuclei, pacchi di api e api regine da parte di apicoltori iscritti all’anagrafe apistica (Bda), singoli o associati. Possono essere ammessi all’aiuto un massimo di 15 api regine e 10 sciami per ciascun apicoltore singolo o società cooperative di apicoltori. Gli importi massimi ammissibili per ape regina e per sciame sono pari, rispettivamente, a 15 euro e a 100 euro (Iva esclusa).