Anche questa sera i direttori artistici del Teatro Manini, Davide Sacco e Francesco Montanari, porteranno Narni sul medesimo palcoscenico.
Ieri, giovedì 4 luglio, al Teatro Romano di Verona è andata in scena la prima nazionale di una straordinaria produzione del Teatro Manini di Narni, “Amleto”.
Anche questa sera i direttori artistici del Teatro Manini, Davide Sacco e Francesco Montanari, porteranno Narni sul medesimo palcoscenico.
Lo spettacolo
Danimarca, anni ‘30: le trame e i giochi di potere si consumano tra il freddo e la neve. Amleto, principe di Danimarca, si è rifugiato nel teatro di palazzo costruito per volere di suo padre. Lì trascorre le giornate, davanti a un telo da proiezione con cui ha messo su il suo personalissimo cinema. E lì si trova quando si apre il sipario, elegante, in smoking, ma dimesso, con il papillon slacciato e la giacca buttata tra le poltrone di velluto. Continua a guardare lo stesso film; anzi, solo l’inizio, la notizia d’apertura del cinegiornale di due mesi prima: “Amleto, re di Danimarca, è morto, avvelenato da un serpente”.
Quel breve messaggio per informare la nazione continua a passare davanti ai suoi occhi, seguito da filmati del padre che lo mostrano nel pieno del suo vigore, in battaglia, nei momenti felici.
A questo punto il fantasma del padre prende vita e rivela ad Amleto la verità che è destinata a sconvolgere i suoi giorni: la sua morte non è stata un terribile incidente, ma l’opera del fratello Claudio, adesso re al suo posto e sposo di Gertrude, madre di Amleto. La vendetta è nella mani di quest’ultimo.
Il fantasma del padre, però, non svanirà con l’arrivo del giorno. Resterà accanto a lui, condizionando le sue azioni e i suoi pensieri. Tragico l’epilogo finale: vittima principale della vicenda sarà Ofelia, sedotta da Amleto e abbandonata al suo triste fato quando orfana e disonorata dovrà spogliarsi della femminilità e della vita. Re Claudio, invece, mostra le contraddizioni di un uomo che brama il potere, ma che è anche capace di amare realmente la sua donna e di agire con saggezza e affetto nei confronti del figliastro. Attorno a loro si muovono le vite dei viscidi Rosencrantz e Guildenstern, del riflessivo Polonio e dell’irascibile Laerte, del fedele Orazio.
Sacco: “Affrontare ‘Amleto’ significa avvicinarsi a una tradizione teatrale internazionale vivissima e profondissima”
“Affrontare ‘Amleto’ significa avvicinarsi a una tradizione teatrale internazionale vivissima e profondissima”, dichiara il regista Davide Sacco. “La scelta di questo progetto nasce da una ricerca personale e artistica sui temi dell’eredità, del confronto padri/figli, del passaggio generazionale. Nella mia visione, Amleto e il padre – Shakespeare li chiama entrambi Amleto – sono le due facce della stessa moneta, si assomigliano così tanto da diventare lo stesso personaggio. Amleto figlio è così ossessionato dal padre perso che si trasforma in lui per vendicarlo, e Amleto padre è così connesso al figlio da non riuscire a lasciarlo andare, a lasciarlo crescere, a lasciarlo decidere in autonomia.
“Non è un caso che le età del cast siano tutte sfalsate di vent’anni rispetto all’originale: non volevo che nello spettacolo trovasse spazio l’incoscienza della gioventù; volevo che passasse la consapevolezza dell’età, l’essere orfani in età adulta ma ugualmente impreparati a vivere”.
Ofelia, “l’unica a decidere realmente della sua vita“
“In questo contesto, mentre i due Amleti, che condividono la parte testuale di Shakespeare, tessono il loro piano, riflettono e machiavellicamente agiscono, con il contraltare di Claudio, riflessivo nell’escogitare il piano che lo manterrà al potere, assume forza il ruolo di Ofelia, l’unica a decidere realmente della sua vita, con un gesto netto e definitivo: il suicidio.
Polonio, Rosencrantz e Guildenstern, la Regina, Laerte e Orazio gravitano intorno ai quattro protagonisti della vicenda, ne seguono e condizionano le sorti, senza poter realmente entrare nel loro mondo di dolore e oscurità”.
Scenografia
“La scenografia sarà un teatro di palazzo adibito da Amleto a cinema, un luogo franco in cui le visioni possono materializzarsi e i fantasmi prendere forma, che sarà poi smantellato per diventare la tomba di Ofelia e il terreno del tragico duello tra Amleto e Laerte.
Attorno al cinema stanze nere che raffigurano gli altri ambienti del palazzo, zone oscure per oscuri pensieri e macchinazioni”.
Amleto, da William Shakespeare
Adattamento e regia Davide Sacco
con Francesco Montanari, Franco Branciaroli, Sara Bertelà, Francesco Acquaroli, Gennaro Di Biase, Raffaele Ausiello, Amedeo Carlo Capitanelli, Matteo Cecchi, Flavio Francucci, Caterina Tieghi
Stanze sonore Francesco Sarcina
Scene Luigi Sacco
Costumi Annamaria Morelli
Luci Luigi Della Monica
Aiuto regia Claudia Grassi
Direttore di produzione Maria Pia Valentini
Maestro d’armi Alessandro Bartoli, Circolo Scherma Terni
Foto Emiliano Luciano
Produzione Ente Teatro Cronac, LVF – Teatro Manini di Narni, Teatro Segreto
Coproduzione Estate Teatrale Veronese