Un tour a pagamento nei college americani per parlare della sua esperienza in carcere, a Perugia, dopo il coinvolgimento nel delitto di Meredith Kercher e la definitiva assoluzione. Ad ogni tappa, Amanda Knox si metterebbe in tasca 9 mila dollari. Che si aggiungono ai diritti per il suo libro ed ai gettoni per le interviste televisive rilasciate in questi anni. L’accusata, poi assolta, del delitto della studentessa inglese. E’ questo il lavoro di Amanda. Più ancora del presentarsi come giornalista.
E la famiglia di Meredith non l’ha presa bene. Giudica immorale il fatto che qualcuno possa continuare a lucrare sulla cruenta morte della loro figlia. Tanto più se quel qualcuno è la ragazza sulla quale evidentemente nutrono ancora sospetti, al di là di quella che è risultata essere la verità processuale sancita dalla sentenza di assoluzione.
Sdegno che la famiglia Kercher ha manifestato al Daily Mail (da cui è poi rimbalzato sui media di tutto il mondo) attraverso il proprio legale, Francesco Maresca. Che parla di “iniziative commerciali offensive per la memoria della povera Meredith”, certamente “di cattivo gusto”. Maresca invita la Knox a fare la sua vita, senza continuare a trarre profitti da questa vicenda, in termini di fama e denaro. E, ricordando le due pesanti condanne nei precedenti gradi di giudizio, afferma che piuttosto Amanda “dovrebbe ringraziare la giustizia italiana per averla dichiarata assolta”.
Un’affermazione che la dice lunga su quale sia il giudizio della famiglia Kercher sull’epilogo del processo. Con Perugia che, in questo nuovo scambio di accuse tra le due coste dell’Atlantico, torna ad essere ricordata, appunto, come la città del delitto Meredith.