I militari della Compagnia di Perugia hanno concluso una complessa azione ispettiva, durata quasi due anni che ha visto coinvolta un’associazione sportiva dilettantistica di calcio dell’Alta Valle del Tevere amatoriale ed una serie di soggetti economici: sono così riuscito a porre fine ad uno sleale meccanismo attraverso il quale l’associazione sportiva, attraverso il suo amministratore, si finanziava trattenendo per sé la parte delle imposte che sarebbero dovute confluire nelle casse dello Stato, nonché parte dei proventi corrisposti dai soggetti “sponsors” a mezzo assegni bancari e/o bonifici ai quali poi veniva restituita una somma in contanti precedentemente concordata.
Il particolare sistema di frode, ormai collaudato nel tempo attuato dall’amministratore di fatto dell’associazione sportiva, giuridicamente risultata gestita da un soggetto risultato essere una mera “testa di legno”, prevedeva la sistematica evasione delle imposte, disattendendo ed aggirando le relative specifiche norme legislative ( Legge n.398/1991 e Legge n. 289/2002) apprestate al regolare funzionamento dei soggetti operanti nell’ambito del vasto panorama sportivo amatoriale, determinando, quindi, un grave danno per le casse erariali. Queste norme, se correttamente applicate, riconoscono consistenti agevolazioni fiscali alle associazioni sportive dilettantistiche in ordine alla istituzione e tenuta della contabilità fiscale, oltre alle semplificazioni circa la liquidazione ed il versamento ai fini delle imposte sui redditi e dell’IVA.
La frode – Il sistema rilevato di frode veniva perpetrato attraverso l’utilizzo e l'emissione di fatture per prestazioni di servizi (principalmente relative a sponsorizzazioni) prive di qualsivoglia ricostruzione logica e con la susseguente distruzione delle relative “pezze d’appoggio”, permettendo così a molti imprenditori della zona, di medie e grandi dimensioni, di evadere le imposte, attraverso la detrazione e deduzione, dai loro redditi, di costi e spese effettivamente mai sostenuti.
Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, hanno permesso di ricostruire, soprattutto attraverso l'utilizzo delle banche dati in uso al Corpo e lo sviluppo di articolati accertamenti sui conti correnti bancari, l’intero volume d’affari realizzato dall’associazione sportiva quantificato in circa 2 milioni di Euro, quasi pari a quello di una piccola/media società professionistica della nostra attuale Serie “A”. All’interno di tale ricostruzione si intravede il doppio danno per l’erario: uno relativo al mancato versamento delle imposte da parte dell’associazione calcistica controllata e l’altro connesso con l’indebita deduzione, da parte dei soggetti destinatari delle fatture emesse dall’associazione dei costi fittizi e della relativa IVA.
Le denunce – In conclusione l’attività ha portato alla segnalazione all’Autorità Giudiziaria di Perugia di 73 soggetti, tra dirigenti dell’associazione sportiva e rappresentanti legali delle imprese destinatarie delle fatture. A carico degli indagati sono stati ipotizzati i reati di dichiarazione fraudolente mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (art. 2), di dichiarazione infedele (art. 4), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8) e occultamento della documentazione contabile (art.10) del D.lgs.vo 74/2000 oltre alla violazione della normativa in materia di riciclaggio (D.lgs.vo 231/2007). Sotto il profilo amministrativo sono stati accertati quasi 2 milioni di euro di base imponibile recuperata a tassazione, circa 400 mila euro di imposta sul valore aggiunto evasa ed altrettanti di imposta regionale sulle attività produttive non versata. Non si escludono ulteriori sviluppi anche da parte di altre Autorità Giudiziarie di altre località del territorio dello Stato.
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Alto Tevere, associazione sportiva dilettantistica coinvolta in un giro di fatture false
Gio, 23/05/2013 - 09:48