Sa.Mi.
Una tragedia che lo scorso agosto aveva sconvolto l'intera comunità. Quando il corpo esanime del giovane alpino Massimiliano Pavaroni era stato ritrovato in una camera d'albergo. Con lui la fidanzata che sotto shock aveva dato l'allarme. Subito le indagini si indirizzarono verso il mondo della droga, pensando ad una probabile overdose e si arrivò all'arresto di un primo pusher. Oggi il nuovo importante sviluppo.
La fuga- Era riuscito a darsi alla fuga la sera dello scorso 20 agosto a neanche 48 ore di distanza dalla morte del giovane. Quando i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Perugia, grazie alle indicazioni fornite dalla fidanzata dell’alpino ed alla profonda conoscenza delle piazze di spaccio attive nell’acropoli, li avevano rintracciati nei pressi di piazza Danti; nella circostanza venne arrestato il 26enne tunisino Mohamed Sahroui. Gli inquirenti avevano, però, già chiuso il cerchio ed il complice nella cessione dello stupefacente era già stato individuato: nei suoi confronti il PM titolare delle indagini, il dott. Giuseppe Petrazzini, appena qualche giorno dopo la cattura del complice aveva emesso un decreto di fermo.
Le ricerche- Le sue ricerche non sono state mai interrotte: i carabinieri hanno passato al setaccio locali, bar, zone frequentate da spacciatori e tossicodipendenti fino a quando, nella tarda serata di martedì scorso, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo lo hanno rintracciato nei pressi di corso Garibaldi. Il 32enne tunisino EL CHAKRAOUI Nizar alias ABIDI Walid, clandestino e con precedenti di polizia per reati inerenti gli stupefacenti, anche stavolta ha tentato di sottrarsi alla cattura tanto che nelle fasi dell’operazione uno dei militari ha riportato la frattura di un dito di una mano. Condotto nel carcere di Capanne, dovrà rispondere – fino a quando l’esito degli esami medico-legali disposti sulla salma del Provaroni non farà piena luce sulle cause del decesso – della sola cessione dello stupefacente.