Francesco De Augustinis
Appalti, attività commerciali, tratta di esseri umani, traffico di droga e di rifiuti. Sono questi i principali interessi del crimine organizzato in Umbria, secondo i massimi esponenti della magistratura e forze dell'ordine che sono intervenuti oggi ad un incontro alla Sala dei Notari, in occasione della XVI giornata nazionale di ricordo delle vittime di mafia.
Il fenomeno della mafia in Umbria non è “per nulla episodico”, secondo il sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Perugia Antonella Duchini, intervenuta all'incontro con un vibrante intervento per suscitare un sentimento di legalità nella giovane platea di studenti che gremiva la sala. “Qua si stanno radicando, si sta assistendo ad una progressiva 'mafizzazione' del territorio umbro, proprio sotto l'aspetto del reinvestimento economico”.
Secondo la Duchini, fedeli alle regole di un mercato globale, “anche le organizzazioni criminali sono globalizzate. Una globalizzazione che avviene attraverso l'impiego diretto o il reimpiego attraverso soggetti leciti del denaro o anche dei beni immobili di provenienza illecita delle organizzazioni mafiose”.
“Ingentissimi capitali – secondo la Duchini- che hanno bisogno di infiltrarsi nel sistema”. Secondo il magistrato, le principali attività in cui vengono investiti i capitali mafiosi in Umbria sono quelle edilizie e commerciali, attraverso “la creazione selvaggia di quelle che vengono definite società di comodo”.
Ma il sostituto procuratore ha anche ricordato il fenomeno della tratta di esseri umani, e quindi di persone inermi o in difficoltà che vengono “portate in territori che vengono definiti non a rischio” come l'Umbria, quello del traffico di rifiuti e il florido mercato della droga.
Quest'ultimo aspetto è stato sottolineato anche dall'attuale presidente della commissione di inchiesta del consiglio regionale contro le infiltrazioni della criminalità organizzata Paolo Brutti, che ha ricordato ancora come l'Umbria sia “una regione di smistamento di un traffico di stupefacenti che supera i confini regionali”. Riferendo dell'attività della commissione di inchiesta da lui presieduta, poi, Brutti ha raccontato come tutti o quasi i soggetti della società civile ascoltati abbiano dato notizia di un'attività concreta della mafia in Umbria: “La nuova commissione ha iniziato un ciclo di audizioni, che chiuderà con la presentazione di un rapporto al consiglio regionale prima dell'estate”, ha detto Brutti, secondo cui “già da quanto abbiamo fatto in questi primi tre mesi e dal lavoro svolto dalla commissione precedente, è possibile capire che il fenomeno (della criminalità organizzata in Umbria) è vasto e ramificato”.
Il consigliere Idv ha poi annunciato la nascita di un progetto, di cui aveva parlato alcune settimane fa in un'intervista a TuttOggi.info, di un'”osservatorio” sulle infiltrazioni criminali in Umbria, per il quale è previsto un apposito finanziamento nel prossimo bilancio regionale, in votazione alla fine del mese. “Servirà da braccio operativo della regione”, ha detto Brutti, che ha ricordato la necessità di un organismo in grado di fare quel lavoro di “intelligence” e di coordinamento tra le forze dell'ordine, le istituzioni, i sindacati e le associazioni di cittadini che il consigliere auspicava: “solo così sarà possibile dare la giusta spinta alle indagini e dopo avviare l'azione penale”.
IL RAPPORTO In occasione dell'incontro promosso dal consiglio regionale e dalle associazioni Libera, Legambiente, CittadinanzAttiva, Sos Imprese e Mente Glocale, è stato anche presentato il rapporto dello stato delle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria, a cura delle stesse associazioni. Anche il rapporto conferma le indicazioni degli interventi, parlando di un “Umbria regione fredda”, ideale per ripulire capitali di provenienza illecita. «In Umbria è in atto un fenomeno di infiltrazione mafiosa, -dice il procuratore distrettuale Giacomo Fumu all'interno del rapporto- soprattutto sotto il profilo del riciclaggio in Umbria o degli investimenti del narcotraffico o dei reinvestimenti di questi proventi, e questo è un fenomeno che deve essere monitorato e contrastato dagli organi della prevenzione. E’ compito di tutti. Dei cittadini, delle associazioni, degli ordini professionali, sindacati, imprenditoriali».
Secondo l'interpretazione del rapporto, le origini di tali infiltrazioni sono da ricercarsi in particolare nella condizione di “regione insospettabile” dell'Umbria, ma anche nella presenza di carceri di massima sicurezza come quello di Maiano, con “ospiti” in regime di 41 bis per reati di mafia. Inoltre, il rapporto ricorda gli ingenti capitali circolati in regione per la ricostruzione successiva al sisma del '97 e la crisi economica che ha messo in ginocchio tante realtà imprenditoriali che hanno trovato un buon interlocutore nelle organizzazioni criminali per trovare fondi o per vendere.
Secondo il rapporto, “la Camorra partecipa in Umbria, insieme alle altre organizzazioni criminali, al traffico di droga, la contraffazione e reati di piccolo calibro”, mentre “le ‘ndrine hanno deciso come altrove, di impiantare le loro basi, di stanziare, penetrando dapprima il mercato dei traffici, appropriandosi poi delle attività commerciali e di ristorazione “.
APPELLO ALLA LEGALITA' Considerata infine la giovane età della platea, composta da studenti del Volta, del Giordano Bruno e del Mariotti, l'incontro è stato anche occasione per quanti sono intervenuti per fare un appello alla legalità rivolto in particolare alle nuove generazioni.
“E' necessario che il lavoro lo trovi chi è più meritevole, chi è più bravo, non chi è più raccomandato”, ha detto Antonella Duchini. “Questo dovrebbe essere alla base del sistema della legalità”. “Il mio grido di aiuto è: denunciate!”, ha detto ancora il magistrato. “Ogni volta che incontrate degli abusi, dei soprusi, anche in concorsi pubblici, delle mistificazioni”.
Il presidente del consiglio regionale Eros Brega ha preferito invece citare Kennedy: “Gli uomini passano, le idee restano”, ha detto, per ricordare il valore ancora vivo del pensiero di chi di mafia è morto. “Tutti noi dobbiamo far camminare sulle nostre gambe le idee che ci hanno lasciato Falcone e Borsellino nella loro battaglia per la difesa della legalità”.
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