Sono 74.026 le imprese di ogni dimensione e settore che al 31 dicembre 2010 operano in provincia di Perugia. E' questo il livello più alto mai raggiunto in provincia, che supera di oltre 700 unità lo stock registrato alla fine del 2007.
L'indagine Movimprese sulla nascita – mortalità delle imprese – i cui risultati per il 2010 sono stati presentati stamane dal presidente della Camera di Commercio di Perugia Giorgio Mencaroni – ha registrato nell'arco dei 12 mesi dell'anno appena trascorso, 4.457 nuove aperture e 3.741 chiusure, con un saldo positivo di 716 unità e un tasso di crescita dell'1,1 per cento circa. L'espansione della base imprenditoriale è stata ben più forte rispetto a un anno fa quando si fermò a un incremento dello 0,27 per cento.
Da sottolineare che il buon risultato conseguito deriva da un aumento delle nuove imprese, ma anche e soprattutto dalla forte contrazione delle cessazioni scese in un anno del 10,8 per cento.Secondo Mencaroni, “se la base imprenditoriale si allarga vuol dire che la nostra gente ha voglia di fare, di intraprendere ed è disposta a scommettere su se stessa, sulle proprie competenze e abilità, per realizzare un benessere che la crisi ha messo fortemente in discussione”.
“I saldi tra imprese nate e cessate – ha affermato detto il presidente della Camera di Commercio perugina – ci consentono di definire lo stato di attrattività e quindi di salute dei singoli comparti produttivi. Note positive vengono dal settore della fornitura di energia elettrica e gas, con un numero di imprese che sale del 14,6 per cento, dalla sanità e assistenza sociale (più 10,1 per cento) e a seguire dal settore dell'istruzione (più 6,6 per cento), delle attività immobiliari (più 6 per cento) delle attività professionali, scientifiche e tecniche (più 5,5 per cento). Incoraggianti i numeri del commercio all'ingrosso e al dettaglio (più 1,1 per cento) e delle attità dei servizi di alloggio e ristorazione (più 3,1 per cento). Si ridimensionano al contrario i settori dell'estrazione di minerali da cave e miniere (meno 7,4 pe cento), della fornitura di acqua e gestione dei rifiuti (meno 5,1 per cento) e dell'agricoltura (meno 0,9 per cento). Sostanzialmente stabili le costruzioni (più 0,2 per cento) e il manifatturiero (meno 0,6 per cento)”.
Persiste invece la difficoltà delle attività dell'artigianato, che anche nel 2010 vedono cessare più imprese di quante ne sono state create: il saldo è negativo di 157 unità con un tasso di crescita di meno 0,83 per cento.
Lo stock di imprese provinciali è ancora oggi caratterizzato dalla presenza preponderante delle ditte individuali che superano il 55 per cento del totale, seguite dalle società di persone per il 24,1 per cento e dalle società di capitale che hanno raggiunto il 18 per cento complessivo. Sono queste ultime, tuttavia a far registrare l'incremento più significativo – con il 4,7 per cento – a conferma di una tendenza in atto da qualche anno che vede la crescita all'interno del sistema economico provinciale di imprese più strutturate.
