Musica strepitosa dei 100 Cellos scritta da Giovanni Sollima. L'efficace testo di Baricco e il dubbio sugli attori "re-citanti"
Che “Tucidide. Atene contro Melo” di Alessandro Baricco (testo e regia) fosse uno degli spettacoli ‘più attesi di questo Spoleto66, era noto da tempo. Si favoleggiava da giorni di vendite sostenute al botteghino e la realtà vista in Piazza Duomo ieri sera, 29 giugno, è stata una conferma assolutamente piacevole.
Almeno 2.500 spettatori hanno riempito ogni angolo della celebrata location festivaliera, tenendo conto poi che si trattava di un giorno feriale e per una data unica. E questa volta con un clima ed una condizione meteo generale molto favorevole, seppure in assenza di rondini canterine.
Condizione talmente favorevole che la stessa Direttrice Artistica, Monique Veaute, è apparsa sul palco per raccontare al pubblico la sua soddisfazione e la giustezza di alcune scelte operative, come quella di eseguire spettacoli durante i giorni feriali, reduce in questo anche dei 1000 spettatori del concerto di Max Cooper al Teatro Romano della serata precedente- mercoledì 28 giugno. Considerato dunque che Monique Veaute non è particolarmente propensa ad apparire in queste occasioni, la soddisfazione dei 2500 in piazza e dei 1000 al Romano deve essere stato un motivo più che convincente per riportare a casa “il bottino”.
Il “testo a monte” e la riscrittura della guerra
Nel programma di sala dello spettacolo si può leggere una interessante intervista ad Alessandro Baricco sulla genesi di “Tucidide. Atene contro Melo”, nella quale si può apprezzare la costruzione dell’idea di utilizzare un fatto storico narrato da Tucidide, e poi riscritto per il teatro da Baricco, per evidenziare invece come i testimoni dei fatti accaduti, a volte inconsapevolmente, diventano autori di vere e proprie opere di teatro.
Ed in effetti il lavoro di Baricco ha in se il pregio della testimonianza storico-scientifica, dove questa volta non sono i vincitori a raccontare i fatti e nemmeno gli sconfitti. Scriverà invece proprio colui che, nel testo della narrazione della guerra tra Atene e Melo, ha ricordato con dettagli minuziosi tutta la parte dei negoziati, prima dell’epilogo militare inevitabile a favore di Atene.
E così nella struttura drammaturgica di Teatro -Musicale vista a Spoleto e operata da Baricco, accade che un testo a monte (quello di Tucidide) non diventi una riscrittura di scena per il teatro, incorrendo in quello che il compianto e sempre stimato Carmelo Bene condannava come il teatro del “detto” o anche del “morto orale”.
Il “detto”, nel vero testo storico di Tucidide, sarà poi motivo di riflessione riguardo la parte attoriale- o macchina attoriale- di questa piece festivaliera.
Spettacolo per 100 Cellos e voci “re-citanti”
L’idea di un narratore, sorta di nume tutelare dello spettacolo che guida il pubblico nel dedalo delle consuetudini ateniesi e spartane, e in quelle dei Meli, del fare la guerra e nel mondo che gli girava intorno, è sicuramente buona e necessaria. In qualche modo anche tipica dei lavori di Baricco.
Una parte originalmente studiata per lo stesso autore, che è stata poi affidata a Gabriele Vacis, intervenuto “in corsa” per dare respiro a Baricco che ha avuto un problema di salute.
Con il narratore in scena ci sono poi la voce degli ateniesi, Valeria Solarino e la voce dei Meli, Stefania Rocca.
E a fare da “coro”, esercito ed anche scenografia, oltre che naturalmente da colonna sonora, i 100 Cellos del funambolico Giovanni Sollima che ha scritto anche le musiche per lo spettacolo, dirette dal tarantolato M° Enrico Melozzi.
Ora, a costo di sembrare (o essere) decisamente antipatici, ci sentiamo di affermare che la parte più entusiasmante della serata spoletina è stata la prestazione dei 100 Cellos e di Sollima. Musiche originali dello stesso violoncellista, decisamente adatte ed evocative che a tratti ricordavano orchestrazioni sinfoniche come quelle di Ryūichi Sakamoto, forse omaggio all’artista recentemente scomparso. Ma questa è solo una nostra impressione.
Come molto adatta è stata anche la scelta della regia di trasformare in scenografia vivente l’intero ensemble, che illuminato a dovere da Fabiana Piccioli, entrava direttamente nella narrazione roteando persino i violoncelli come fossero gli scudi degli opliti serrati in falange e imitandone la marcia sul palco (con tanto di gridi e strepiti).
Su Sollima non occorrono certo le parole dello scrivente, tanto è nota la sua enorme capacità tecnica e creativa. A Spoleto66 ricorderemo di certo la sua performance con il violoncello strattonato, suonato in piedi o in corsa, senza sbagliare una nota, come fosse una semplice Fender di un rocker consumato.
E se di Gabriele Vacis possiamo dire, che ha fatto tutto il possibile per rendere “alla Baricco” il suo intenso racconto (considerato il poco tempo avuto per intervenire sul testo e un certo accento piemontese), siamo invece rimasti poco convinti delle due protagoniste, Valeria Solarino e Stefania Rocca, voci dei contendenti in campo.
Le due attrici sono già state impegnate in altri lavori di Baricco e dunque anche le loro caratteristiche attoriali di base dovrebbero essere note al regista. Tuttavia, in quella che prima abbiamo descritta come macchina attoriale, le nostre due protagoniste sono incorse nel rischio del “morto orale” sul testo.
Dovendo leggere ciò che Tucidide ha scritto in precedenza, la scelta della regia è stata di non riscrivere per il teatro e per la macchina attoriale in nessun modo il “detto”. E così Solarino e Rocca sono diventate voci re-citanti, che ripetevano il testo senza una particolare convinzione-indicazione e con qualche impuntatura. Una impressione questa confortata anche da alcune altre voci ascoltate in platea.
Di fatto, una sorta di mancanza del teatro in quello che doveva essere un binomio virtuoso di Teatro-Musicale, in cui la sola musica questa volta salva la baracca.
In qualche modo una ottima prova generale da mettere a punto, considerato il fatto che si trattava di un debutto per il Festival dei Due Mondi. Come rimane integro e prezioso tutto il valore del lavoro di adattamento fatto da Baricco che ha il pregio assoluto di rendere più chiare e divulgative le cose. E farlo sulla storia greca non è una passeggiata.
Peccato per la mancanza di un guizzo teatrale, almeno per la memoria dello scritto di Tucidide.
La platea di Piazza Duomo, con tanti spettatori venuti da fuori regione, ha comunque gradito molto e altrettanto copiosi sono stati gli applausi ai protagonisti e allo stesso Alessandro Baricco che è anche salito sul palco al termine, dopo aver seguito tutta la piece dallo spazio adibito a regia.