Emanuele Tiberi morì il 29 luglio 2018 fuori da un pub di Norcia, respinto anche l'ultimo ricorso dei legali di Cristian Salvatori: sentenza per omicidio definitiva
Diventa definitiva la condanna per omicidio nei confronti di Cristian Salvatori, accusato di aver ucciso con un pugno nell’estate del 2018 l’amico Emanuele Tiberi fuori da un pub di Norcia.
La Cassazione ha infatti respinto, come aveva già fatto un anno e mezzo fa la Corte d’Appello, il ricorso presentato dalla difesa del 36enne nursino.
Morte Emanuele Tiberi, confermata la condanna per Salvatori
La sentenza della Suprema corte è arrivata mercoledì pomeriggio dopo l’udienza che si è tenuta martedì. Per Salvatori (difeso dagli avvocati Brunelli e Crisi) è stata confermata dunque la pena stabilita dal tribunale di Spoleto a 5 anni e 4 mesi di reclusione, parte dei quali già scontati. Il giovane, infatti, era stato arrestato poche ore dopo la morte di Emanuele Tiberi e da allora è stato oggetto di misure cautelari di vario tipo (in carcere, in comunità, di nuovo in carcere vista la sua condotta e poi ai domiciliari).
A rappresentare i familiari del nursino, ucciso – per futili motivi – prima ancora di compiere 33 anni, erano gli avvocati Francesco Falcinelli e Diego Ruggeri.
Il tecnico del suono morto per un pugno
Emanuele Tiberi, una carriera lanciata come tecnico del suono e produttore musicale con esperienze internazionali, era tornato a Norcia quell’estate per aiutare il padre nell’azienda di famiglia. Quella tragica notte tra il 28 e il 29 luglio 2018 era andato al pub, con alcuni amici. La serata si era conclusa fuori, nelle prime ore del giorno, quando tra i vari gruppetti di gente, tutti un po’ alticci, Emanuele Tiberi e Cristian Salvatori avrebbero dato vita ad una specie di gioco a colpirsi, con il secondo che incitava il primo a colpirlo.
Il primo – secondo quanto ricostruito da indagini e processo – gli avrebbe dato una sorta di buffetto sul viso, mentre l’altro di rimando lo avrebbe colpito con un forte pugno che lo aveva fatto stramazzare al suolo. Le condizioni del 32enne erano apparse subito disperate, con il decesso che poi era stato dichiarato qualche ora dopo.
Sentenza di primo grado confermata
Il giudice di primo grado che ha condannato Cristian Salvatori per omicidio – sentenza che come detto è stata confermata sia in secondo che in terzo grado di giudizio diventando definitiva – nelle motivazioni scriveva che “Emerge chiaramente la sproporzione di forza fisica tra il Salvatori e il Tiberi nei rispettivi colpi reciprocamente sferrati; emerge chiaramente come il Salvatori abbia colpito il Tiberi in maniera sproporzionata“.
E ancora il giudice aveva sottolineato come “la volontà del Salvatori nel porre in essere una aggressione fisica mediante il colpo sferrato al Tiberi è comprovata dal suo incitamento verso il ragazzo nel farsi dare lui stesso un pugno, come testimoniato dai presenti, al fine di avere il pretesto per poterlo dare a sua volta e così dimostrare la propria forza fisica, superiore a quella del Tiberi”. Ribadendo che è stato proprio quel pugno a causare la morte del giovane Emanuele Tiberi.