Alessia Chiriatti
A leggere le classifiche di ItaliaOggi, eleborata dal dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell'Università La Sapienza di Roma, e de Il Sole 24 Ore sulla vivibilità delle 107 province italiane, si percepisce come in Umbria la situazione non sia proprio delle più rosee: nel 2013, secondo il giornale di Confindustria, si è assisitito ad uno scivolone per Perugia, finita al 50esimo posto, dal 42esimo, e superata da Terni che dal 48esimo sale al 39esimo. Uno dei valori più indicativi sta tra gli indicatori finanziari: sempre secondo Il Sole 24 Ore, Perugia si trova in 92esima posizione per le start up innovative (dati riferiti all'ottobre 2013) e al 100esimo per il fallimento su 1000 imprese registrate (dati al settembre 2013). Va meglio a Terni, che guadagna 810 punti per l'occupazione femminile e mantiene anche il 32% per la quota delle esportazioni sul Pil. Un 2013, quello sul fronte economico umbro, costellato di manifestazioni, vertenze, tavoli tra sindacati e Ministero per lo Sviluppo Economico, che tutto sommato hanno portato ad alcuni risultati, a fronte di un 2012 che si era chiuso, solo per citare alcuni settori, con l'alimentare attaccato da una crisi nera (chiuse Euroservice e Spigadoro, Gruppo Novelli con i contratti di solidarietà, e Piselli fallita), il terziario alle prese con la chiusura di diversi punti vendita, e l'edilizia interessata da cassa integrazione e mobilità.
A dicembre è però arrivato il lieto fine per Indesit, dove, almeno stando all'accordo raggiunto il 4 dicembre scorso, la Cig è stata estesa fino al 2018, con la formulazione di un nuovo piano industriale e soprattutto con il mancato licenziamento per 1400 lavoratori. Un sacrificio che di certo il comparto eugubino-gualdese non poteva permettersi e che fortunatamente non ha dovuto subire. Profondo rosso invece per Umbria Mobilità: una tempesta che ha visto mancare all'appello 12 milioni di corrispettivi per servizi già pagati, e gli stipendi non versati a settembre. Alla Sangemini la crisi non accenna a demordere, con 20 milioni da mettere subito sul piatto per salvare l'azienda dal fallimento, oltre al mancato pagamento dei debiti alle banche creditrici. Per la Sangemini si era arrivati a parlare di un accordo raggiunto con la Norda, poi fallito già il 21 novembre, con un cosiglio comunale tenutosi il 29 novembre scorso piuttosto movimentato. La bandiera tedesca è tornata a sventolare in viale Brin, sull'altra azienda storica ternana, da quando l'Ast è tornata delle mani di Thyssen Krupp. Il tutto per azzerare il debito con la Germania e avere il placet dalla Commissione Europea per l'Inoxum. E i lavoratori? Per i sindacati rimane la paura che tra gli accordi tra i proprietari non vengano rinegoziati i termini di produzione e che il tutto si trasformi solo in una mera operazione finanziaria.
Dalla Cgil non spira vento ottimista per l'anno che verrà: “Nel 2014 entreremo nel settimo anno dall’inizio della crisi, e la situazione del mondo del lavoro, dei suoi diritti e delle sue prospettive, è in drastico e continuo peggioramento. In Umbria, come hanno confermato le analisi dell’IRES, 125 mila sono le persone in grave sofferenza in relazione alla questione centrale rappresentata dal lavoro. 41 mila sono i disoccupati, 24 mila i cassintegrati, 23 mila i NEET (scoraggiati), 37 mila i lavoratori in condizioni di estrema precarietà. Non basta! Oltre 170 ormai sono le vertenze aperte. Molti immigrati stanno andando via dall’Umbria, ed è ulteriore segnale di impoverimento. Impoverimento che colpisce sempre di più anche il vasto mondo dei pensionati della nostra regione. Infatti per quanto riguarda la terza età su 260 mila pensionati complessivi, ben 140 mila vivono con pensioni al di sotto di 1000 euro mensili (lorde), ben 21 mila sotto le 500 euro mensili e inoltre di fronte a un importo medio nazionale delle pensioni pari a 1131 euro, in Umbria lo stesso importo corrisponde a 1050 euro; con una differenza profonda tra uomini e donne (1350 è l’importo medio mensile per gli uomini e 950 euro per le donne). Serve un grande piano del lavoro”. Un quadro non poi così differente se si considera l'ultima analisi redatta dal sindacato il 15 ottobre 2012, e realizzata da Cgil Licenziamenti.
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