Otto esuberi e una trentina di contratti di salidarietà allo stabilimento Perugia Nestlé di San Sisto. Otto impiegati che, a seguito di riorganizzazioni, vedono cancellare o trasferire la propria posizione di lavoro. Un segno, tra l’altro, di come lo stabilimento di San Sisto sia stia riducendo a sito produttivo di commesse di marchi esteri.
Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia e nipote di Luisa, fondatrice della Perugina, attacca il sindacato, considerato ancora una volta troppo allineato sulle posizioni della multinazionale.
Carla Spagnoli si chiede inoltre il perché del lavoro straordinario di domenica: “Perché devi ricorrere a operai che già lavorano 6 giorni la settimana invece che cogliere l’occasione, anche in un momento difficile come questo, e fare qualche nuova assunzione, per far sì che la fabbrica funzioni tutta la settimana? Dove sta l’etica sindacale? È meglio che lavorino sempre più pochi operai oppure che si lavori meno ma tutti?”.
E poi c’è la questione rilancio, su cui a giudizio di Carla Spagnoli i sindacati non incalzano la Nestlé: “Si continua a celebrare le nuove commesse: per carità nulla contro i Kit Kat o altri prodotti, ben vengano nuove commesse e nuove produzioni all’interno di San Sisto. Tuttavia i volumi produttivi dei Kit Kat e di altri prodotti dovrebbero affiancare i prodotti caratteristici del marchio, non sostituirli come è già avvenuto! Basti pensare a tutti i cioccolatini e caramelle che abbiamo perso in questi anni, dai Tre Re ai Dimmi di Sì e Gianduiotti fino alle mitiche caramelle “Cinzia” e “Rossana”, senza dimenticare i biscotti “Ore Liete”… Le commesse che arrivano non sono altro che ‘boccate d’ossigeno’ per lo stabilimento – prosegue Carla Spagnoli – di certo non costituiscono il rilancio né del brand né della fabbrica! In questo modo rischiamo seriamente di dover parlare, tra qualche mese, di altre decine di esuberi in Perugina, di dover raccontare altre storie umane drammatiche”.