La mancata riattivazione, in primavera, della rotta per Francoforte era già prevista. E comunque, se non ci saranno più da Perugia voli di collegamento con l’hub tedesco non è per la mancata volontà dello scalo umbro, ma per le scelte della compagni irlandese.
Sase, la società che gestisce l’Aeroporto internazionale dell’Umbria, interviene per spiegare che la notizia che non saranno riattivati i collegamenti con Francoforte, che tante reazioni ha suscitato nella politica locale (oltre allo sconcerto degli operatori presenti all’interno dello scalo) non significa che ci sia all’orizzonte una rottura con Ryanair.
“La rotta da Perugia per Francoforte – spiega la Sase con una nota fatta diramare dal direttore dello scalo – era stata prevista dalla compagnia aerea Ryanair per la sola stagione estiva 2018, ovvero dal mese di aprile al mese di ottobre. Esattamente così è stata operata, considerato che non esiste alcun altro accordo o convenzione in essere sulla rotta in oggetto tra la Sase e la Ryanair”.
Una chiusura annunciata, dunque, del volo che era stato giustamente celebrato in pompa magna dalle Istituzioni, perché portatore di turisti nordeuropei col portafoglio pieno e perché, attraverso Francoforte, da Perugia si potevano facilmente raggiungere molte destinazioni europee ed extracontinentali. E non, precisa Sase, a causa di “una ipotetica mancanza di supporto commerciale da parte dell’Aeroporto di Perugia”. Anche perché, contestualmente, Ryanair ha deciso di non far decollare più i propri voli da Francoforte verso Marsiglia, Santorini, Gran Canaria, Murcia, Perpignan.
L’aeroporto divorzia da Francoforte
“Il rapporto di collaborazione con Ryanair – assicura Sase – è valido e attivo al punto da poter sin da adesso annunciare che la prossima estate verrà inaugurata una nuova rotta programmata da e per Malta, oltre alla riconferma di tutto il network di destinazioni storiche da e per lo scalo di Perugia (Londra, Bruxelles, Catania)”.
Le rotte da “comprare”
Ma per operare in Umbria, come ha ricordato il presidente di Sase, Ernesto Cesaretti, in occasione del tavolo tra le Istituzioni che si è tenuto a Santa Maria degli Angeli – le grandi aerolinee prevedono investimenti importanti da parte delle istituzioni della regione in cui vanno a operare. Chiedendo ai Comuni umbri, in particolare quelli a maggiore vocazione turistica come Assisi, Perugia, Città di Castello e il Lago Trasimeno, di destinare una quota del gettito della tassa di soggiorno allo sviluppo dell’aeroporto San Francesco d’Assisi. Una possibilità sulla quale Assisi e Perugia hanno dato la loro possibilità. Cesaretti ha anche fatto due conti: con 3 milioni di euro in tre anni, l’aeroporto dell’Umbria potrebbe arrivare al traguardo delle 500mila presenze.
Aeroporto: via la nebbia, non le nere nubi
Tre milioni di euro (ma ogni anno, e in aggiunta alle risorse attuali) è anche la cifra che il consigliere regionale Claudio Ricci, da tempo, predica come la cura per l’aeroporto che non decolla. Ma per l’ex sindaco di Assisi quei soldi non li devono mettere i Comuni, ma la Regione. Ricci avverte: la tassa di soggiorno sarebbe un doppio errore, perché provocherebbe una perdita economica pari ad una unità di lavoro per albergo.