Allarme lavoro in Umbria. A lanciarlo è il presidente di Ires Cgil Umbria, Mario Bravi, attraverso l’elaborazione dei dati provenienti da Istat, Inps e Centri per l’impiego relativi ai primi tre mesi dell’anno. Periodo nel quale in Umbria si sono registrate 43.571 attivazioni di nuovi rapporti di lavoro, delle quali solo il 15,1% a tempo indeterminato. E le cessazioni, nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, risultano superiori ai nuovi contratti. “Il che significa – commenta Bravi – che aumenta sempre di più il lavoro povero e precario“.
Negli ultimi 12 mesi, secondo l’elaborazione Ires, le assunzioni a termine sono cresciute del 9,2% e quelle “stabili” sono scese del 5,2%. E non a caso, viene sottolineato, nel primo trimestre 2018 l‘occupazione umbra cala di circa 5mila unità, facendo salire il tasso di disoccupazione al 10,8% (+ o,4% rispetto al primo trimestre 2017). “L’esigenza di tutele e di diritti per il mondo del lavoro – prosegue Bravi – è dimostrata dal fatto che i cosiddetti licenziamenti per giusta causa sono aumentati del 45,2%“.
Differenze si riscontrano tra le province di Perugia e di Terni. Se nel periodo 2006- 2017 la disoccupazione a livello regionale è raddoppiata, prendendo in esame un periodo più ristretto, dal 2012 al 2016, si notano differenze tra le due province: infatti, mentre nei 4 ani indicati in Umbria l’occupazione è diminuita del 1,2%, nella provincia di Perugia si è attesta a – 1,0% , mentre nella provincia di Terni ha toccato il – 1,8%.
Una recentissima ricerca di Eurostat (l’istituto ufficiale di ricerca dell’Ue), conferma le valutazioni dell’Ires. La ricerca, relativa a tutte le regioni europee, parla infatti di un aumento dell’occupazione nel 84% dei casi, con un dato complessivo dell’aumento dell’occupazione in Europa del + 1,2%. Nel confronto 2016-2015 , l’Umbria risulta avere il dato più negativo nel nostro Paese, con una riduzione pari a – 1,52%. “Ed Eurostat – commenta ancora Bravi – ha preso in esame solo il dato quantitativo; per quanto riguarda la qualità del lavoro, i dati che abbiamo indicato prima sono estremamente eloquenti. Questa situazione – prosegue il presidente di Ires Umbria – non si contrasta con la precarietà e nemmeno con i bassi salari. Il recente rapporto annuale dell’Inps ci dice che, la media dei salari nel settore privato in Umbria è del 13% inferiore alla media nazionale“. Una situazione che, secondo bravi, può ancora peggiorare con la scelta del Governo di reintrodurre i voucher.