E’ stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile di Perugia uno dei quattro presunti autori della rapina avvenuta nell’aprile del 2014 in una villa di Campello sul Clitunno. La vicenda aveva creato apprensione nel territorio spoletino, viste le sue modalità: in tre si erano infatti introdotti nella villa dell’imprenditore Luigi Del Papa, sequestrando la moglie che quella sera era sola in casa. Le forze dell’ordine in poco tempo erano risaliti ai quattro componenti della banda, riuscendo però ad arrestarne soltanto una parte.
Ora è finito in manette anche l’ultimo presunto componente della banda. Si tratta di Andrea Gjini, ventenne albanese, nei confronti del quale è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Spoleto, per l’accusa di concorso in rapina a mano armata pluriaggravata e sequestro di persona.
L’antefatto
La sera del 15 aprile 2014 la vittima era uscita da casa e si trovava nel giardino della propria abitazione, intenta a controllare il funzionamento dell’impianto d’illuminazione, quando all’improvviso, senza poter fuggire od opporre una qualche resistenza, è stata afferrata ed immobilizzata a forza da un individuo mascherato sbucato dall’oscurità.
Mentre la donna veniva trattenuta, altri due soggetti si introducevano all’interno dell’abitazione, dopo di che anche lei è stata trascinata dentro casa e brutalmente spinta su un divano, immobilizzata senza riguardi dai malviventi con del nastro adesivo da pacchi stretto sia ai polsi che alle caviglie. Dopo questi primi concitati momenti i tre banditi cominciavano a minacciare l’anziana donna (ultrasessantacinquenne) con un coltello, al fine di farsi indicare il luogo ove fosse custodita la cassaforte, per impossessarsi dei valori in essa contenuti.
In base alla ricostruzione i tre, una volta immobilizzata la donna e palesati i loro per nulla amichevoli intenti, si dividevano i compiti: l’uomo con il coltello, più alto e robusto rispetto agli altri, assumeva una sorta di comando anche sugli altri due ed iniziava insieme ad un secondo complice (quello che poco prima aveva aggredito ed immobilizzato la donna all’esterno dell’abitazione per poi trascinarla in casa e scaraventarla sul divano) a frugare la casa in cerca della cassaforte; il terzo veniva messo a guardia della donna che sarebbe stata, da quel momento in avanti, tenuta da costui costantemente sotto controllo, a vista.
La donna veniva costretta, dopo ripetute minacce, a rivelare un primo nascondiglio che si trovava al piano superiore che però non veniva immediatamente individuato dai malviventi nonostante le indicazioni strappate a forza; la donna veniva quindi costretta a raggiungere ed indicarlo personalmente. Durante il sequestro, la donna cercava disperatamente un’ultima difesa, dicendo che di lì a poco sarebbe rincasato il marito; per tutta risposta i malviventi replicavano che avrebbero ammazzato l’uomo non appena fosse rincasato.
I rapinatori, nonostante le reticenze della malcapitata, riuscivano alla fine ad individuare la cassaforte che veniva aperta dal “capo” utilizzando una grossa mazza da carpentiere; all’interno i malviventi prelevavano, oltre a preziosi e contanti, anche una pistola regolarmente detenuta dal marito. Dunque, trascorse circa un paio d’ore dall’inizio della rapina, la donna veniva chiusa nel bagno che veniva accuratamente perlustrato dai banditi per evitare che vi fossero nascosti telefoni cellulari; quindi i tre si davano alla fuga abbandonando il luogo del delitto.
Le indagini
Le indagini partivano immediatamente, condotte unitamente da personale della Squadra Mobile di Perugia, del Commissariato P.S. di Spoleto e della Compagnia Carabinieri di Spoleto. Grazie al minuzioso esame dei dati del controllo del territorio da parte di alcune pattuglie dell’Arma nella fascia oraria della rapina ed alla visione di innumerevoli filmati ripresi da telecamere di sicurezza installate nella zona, si riusciva ad individuare una vettura BMW station wagon sulla quale si appuntavano i primi sospetti che si potesse trattare della vettura utilizzata dalla banda.
Ulteriori indagini permettevano di raccogliere un dato che si rivelerà prezioso: in quei giorni infatti, nei dintorni di Spoleto, erano stati notati tre cittadini albanesi a bordo di una BMW dello stesso colore e modello di quella sospettata; i tre avevano lasciato la zona proprio in concomitanza della rapina.
Successive testimonianze raccolte permettevano ulteriori riscontri portando il pool d’investigatori, coordinati dai sostituti procuratori Iannarone e Pucci della Procura di Spoleto, a seguire le tracce della vettura fino in provincia di Asti, dove si riusciva a dare un nome ed un volto ai sospettati.
I testimoni diretti, dal canto loro, effettuavano i riconoscimenti fotografici che supportavano ulteriormente la bontà dei risultati delle indagini. A questo punto, grazie anche ad una serie infinita di ulteriori accertamenti tecnici, si riusciva a ricostruire i contatti fra i quattro ed i loro spostamenti sul territorio, avendo modo di seguire il viaggio da Asti fino a Spoleto nei giorni immediatamente antecedenti alla rapina ed il viaggio di ritorno del giorno successivo.
I pm titolari delle indagini chiedevano ed ottenevano, sulla base delle prove prodotte, l’emissione da parte del Gip di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di tutti i componenti della banda tra cui Andrea Gjini.
I primi due venivano arrestati subito mentre altri due si rendevano irreperibili riuscendo a sfuggire alla cattura.
Gli ulteriori elementi
A rafforzare ulteriormente il quadro accusatorio, gli investigatori incaricati di svolgere le indagini riuscivano a dimostrare l’esistenza d’un forte legame tra elementi della malavita albanese che agivano sia nello spoletino che in Asti: nel dicembre 2013, il coniuge convivente della vittima aveva subito, proprio nella medesima abitazione teatro della rapina, il furto di una pistola calibro 7.65 che sarebbe poi stata ritrovata e sequestrata, nel corso di un’autonoma attività, da personale del N.O.R. Carabinieri di Asti nel successivo maggio 2014. La pistola veniva trovata in possesso di G.E. e G.F., cittadini albanesi di stanza in Asti che sono risultati in frequenti contatti con Samet Ligatj, uno dei rapinatori della donna arrestato in Piemonte.
Proprio nel periodo a cavallo del furto della pistola poi ritrovata ad Asti, gli investigatori hanno ricostruito la presenza di Andrea Gjini e degli altri complici nella rapina in Spoleto.
L’arresto del Gjini
La latitanza di uno dei due responsabili ancora in libertà, Andrea Gjini, già riparato all’estero, è durata fino a qualche giorno fa allorché, grazie al mandato di arresto europeo, è stato catturato dalla Polizia tedesca ed accompagnato fino a Fiumicino ove è stato preso in consegna e ristretto nel carcere romano di Rebibbia.
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