La morte del carabiniere Emanuele Lucentini non può essere stata un incidente. Lo ha spiegato chiaramente, confermando la tesi dell’accusa, il dottor Marco Piovan, l’esperto di balistica nominato dal tribunale di Spoleto per ricostruire quanto accaduto quel 16 maggio di un anno fa, quando dalla m12 di un altro carabiniere, Emanuele Armeni, partì un colpo che uccise il collega, nel piazzale della caserma di Foligno, mentre i due smontavano dal turno di notte.
Il consulente è stato ascoltato ieri per quasi 3 ore nell’aula al secondo piano del tribunale di Spoleto, dove davanti al giudice Amedeo si sta svolgendo il processo con rito abbreviato a carico di Armeni. Il giovane carabiniere spoletino, fino a un anno fa in servizio alla Compagnia di Foligno, è accusato di omicidio volontario. Lui (difeso dagli avvocati Montesoro e Picardi) continua a professarsi innocente, a parlare di un colpo partito accidentalmente. Il dottor Piovan, però, incalzato anche dai consulenti della difesa, sostiene sia che non c’è stato un malfunzionamento dell’arma sia che la tesi sostenuta dall’imputato non è veritiera.
In aula i difensori di Armeni hanno contestato le modalità dei test svolti. Ed in particolare la decisione dell’esperto di balistica di posizionare la mitraglietta ad 1 metro e 48 da terra. Avrebbero dovuti essere svolti più test, a differenti altezze, è stata la tesi della difesa. Ma Piovan avrebbe replicato che secondo lui le cose non sarebbero probabilmente cambiate ed anche come le prove siano state effettuate alla presenza di tutte le parti, che in quella sede avrebbero potuto chiedere ulteriori test, cosa che non hanno fatto.
I difensori dell’imputato si dicono ancora fiduciosi di dimostrare l’innocenza del proprio assistito. Giovedì potranno prendere visione delle trascrizioni dell’udienza di ieri e studiare così la prossima mossa in vista della prossima settimana. Il processo è stato infatti aggiornato a lunedì. In quella sede ci sarà la discussione delle parti. A cominciare dal procuratore capo Cannevale per l’accusa, l’avvocato del ministero della Difesa e quelli delle altre parti civili, vale a dire Berellini e Belluccini per i familiari di Lucentini. Quindi sarà la volta dei difensori di Armeni. Il carabiniere, recluso al carcere di Terni, era presente anche ieri in aula. Fuori c’erano tutti i suoi familiari. Anche loro, come quelli di Lucentini, dopo quel 16 maggio di un anno fa, non si danno pace per quello che è accaduto.
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