Come a dire fuoco alle polveri. Chiusura annunciata da Poste Italiane di 6 sportelli nella provincia di Terni e 9 in quella di Perugia, concentrati soprattutto nelle periferie e nei piccoli centri, insieme al ridimensionamento dell’orario per altri 18 uffici. A chiudere dal 13 aprile dovrebbero essere gli sportelli di: Castel Ritaldi, Annifo, Capodacqua, Perugia Piazza Partigiani, Ripa, Villastrada, Sant’Egidio, Collazzone, Gioiella, Collestatte, Porchiano, Schifanoia, Sugano, Capitone e Melezzole.
I primi a protestare sono i pensionati dell’Umbria. Lo denunciano i sindacati di categoria, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil regionali, preoccupati da una parte per gli evidenti riflessi occupazionali che questa operazione comporterà e dall’altra per l’impoverimento dei servizi offerti da Poste, punto di riferimento per migliaia di cittadine e cittadini anziani dell’Umbria.
“Questa scelta – affermano i sindacati umbri dei pensionati – non solo comporterà l’impossibilità per migliaia di persone di riscuotere presso l’ufficio postale della propria zona l’assegno pensionistico, atto che rappresenta tra l’altro per molti anche un momento significativo di socialità e incontro, ma creerà ulteriori disagi ai tanti che negli ultimi anni sono stati costretti ad aprire libretti postali o conti correnti presso le poste, per effetto della scelta del governo Monti sulla riscossione delle pensioni sopra i mille euro. Poste Italiane hanno tratto enormi benefici da questo rapporto fiduciario creato con i pensionati – continuano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil – e ora chiudendo decine di sportelli costringono i loro clienti ad enormi disagi e difficoltà”. “È evidente – insistono ancora i sindacati dei pensionati umbri – che questa scelta di Poste costituirà un’ulteriore spinta allo spopolamento di zone già marginali e penalizzate. Per questo è fondamentale che i Comuni, soprattutto quelli direttamente coinvolti, insieme all’Anci e alla Regione, diano vita ad una reazione immediata rispetto alla scelta di Poste Italiane. Anche i parlamentari umbri – concludono Spi, Fnp e Uilp – devono svolgere un ruolo deciso, chiamando all’azione il governo nazionale, a difesa dei servizi ai cittadini. Come sindacato siamo pronti alla mobilitazione per scongiurare l’impoverimento dei nostri territori”.
E la protesta sale fino a Palazzo dei Priori, e si fa bipartisan. Al Pd i Consiglieri Tommaso Bori e Sarah Bistocchi hanno presentato stamattina una interrogazione urgente al Sindaco per sapere se sono state attivate tutte le possibili attività di contrasto alla scelta di chiudere tali uffici postali. E parallelamente i Consiglieri Erika Borghesi e Leonardo Miccioni hanno richiesto al Presidente del Consiglio Comunale una audizione urgente del Responsabile di Poste Italiane per Perugia, sempre con l’intento di scongiurare tali chiusure. Nella maggioranza a farsi avanti è il capogruppo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale Stefano Mignini che comunica di aver depositato nella giornata odierna presso la Segreteria Comunale un ordine del giorno in merito alla soppressione degli uffici Postali delle zone di Ripa, Sant’Egidio e Piazza Partigiani. “Se si dovesse arrivare alla chiusura di questi sportelli” dichiara Mignini “ si creerebbero consistenti disagi per i cittadini, che non avrebbero più accesso ad un servizio pubblico di rilevante importanza, ma si troverebbero costretti a usufruire di altri uffici decentrati con conseguenti disagi soprattutto per le persone più anziane, senza considerare i posti di lavoro che andrebbero persi”. “Chiediamo quindi al Sindaco e alla Giunta” conclude Mignini “di attivarsi presso la direzione di Poste Italiane e con tutti i referenti competenti al fine di addivenire ad una soluzione che impedisca la chiusura degli sportelli postali nelle frazioni e nel centro storico, garantendo il permanere della rete di servizi sociali ed economici che la cittadinanza merita.”