Si esce con la rabbia in corpo dal Teatro Nuovo, cornice ieri sera del concerto sinfonico celebrativo per i 30 anni dalla scomparsa di Thomas Schippers, il direttore d’orchestra che insieme al Maestro Menotti contribuì a rendere grande il festival dei due mondi. Non è certo per l’esecuzione, magistralmente diretta da uno straordinario Steven Mercurio, ma per le tante, troppe poltrone rimaste vuote.
Mancava il sindaco Brunini (sembra fosse ammalato), i rappresentanti di Provincia e Regione, i consiglieri comunali di Spoleto. Tutte istituzioni che hanno patrocinato questo Memorial. Mancava la Fondazione Festival, anche se il M° Ferrara – che ha comunque telefonato agli organzzatori per fare i propri auguri per l’evento – aveva già da tempo fissato degli impegni a Parigi.
E nessuno degli assenti che abbia pensato di inviare, come cerimoniale vorrebbe, un messaggio, un telegramma augurale. Puntualmente arrivati invece dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dal presidente dell’Accademia di Santa Cecilia Bruno Cagli.
Solo tre quelli che hanno fatto eccezione: il presidente del consiglio comunale Giovanni Castellana, l’assessore Giorgio Flamini e l’onorevole Domenico Benedetti Valentini. Eccezion fatta per loro, non si è visto nessun altro. E con loro poco più di un centinaio di spettatori rimasti rapiti, come da copione, dai brani di Beethoven (Cantata per la morte dell’imperatore Joseph II) e Rossini (Stabat Mater). Alcuni di loro giunti da Roma e Venezia, le due città inserite nel programma del Memorial, per non parlare della presenza in sala di Henry Schippers, il fratello di Thomas, giunto con la moglie dagli Stati Uniti. Insomma una figuraccia, uno schiaffo che poteva e doveva esser evitato. Difficile capire se c’è stato un problema di comunicazione (La Lde giura di aver fatto una massiccia campagna pubblicitaria). Di sicuro le istituzioni sono risultate latitanti. E pensare che appena sei giorni fa, in piazza Duomo, si era tenuta una breve ma intensa cerimonia durante la quale il sindaco aveva deposto un mazzo di rose bianche davanti alla lapide che racchiude le ceneri del grande direttore d’orchestra.
Rose e schiaffi. Ma torniamo al concerto.
E’ stato un vero e proprio evento, per certi aspetti sperimentale, che ha visto all’opera sessanta cantanti del Nuovo Coro Lirico Romano (diretti da Stefano Cucci) e l’Orchestra dell’Impresario. La parte del leone l’ha fatta Mercurio. Le sue mani hanno disegnato forme geometriche irripetibili, com’è nel suo stile, forte, sentito. Gesti che sembravano racchiudere l’intero palco, chiusi loro stessi in ogni singola nota. Buona l’interpretazione di Eglise Guiterrez (soprano), Carla Dirlikov (mezzosoprano), Michael Fabiano (tenore) e Burak Bilgili (basso).
Semplice ma di grande impatto al scenografia: dietro il coro scorrevano le immagini di Thomas Schippers; scatti presi, ora in Piazza Duomo, ora in Piazza del Mercato, durante gli anni d’oro del Festival. Come fosse lui a muovere il tutto. Come a dire, io son qui. Peccato che Spoleto non c’era
(Ca. Cer.)