Umbria penultima in Italia per Pil procapite, un declino lungo 15 anni - Tuttoggi.info

Umbria penultima in Italia per Pil procapite, un declino lungo 15 anni

Redazione

Umbria penultima in Italia per Pil procapite, un declino lungo 15 anni

Andamento del prodotto interno lordo per abitante, ecco i dati dell’Istat, nel report di MediaCom043
Mar, 31/10/2017 - 11:30

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I conti dell’Istat sul Pil (Prodotto interno lordo) per abitante sono per l’Umbria, purtroppo, una Caporetto. Basti dire che l’Umbria risulta la seconda regione peggiore – dopo la Valle d’Aosta – negli ultimi 20 anni, con il Pil medio per abitante che nel 1995 era l’1% inferiore al dato medio nazionale, mentre oggi è sotto del 12,5%. In sostanza, facendo 100 il Pil medio per abitante a livello nazionale, nel 1995 l’Umbria segnava un indice di 99, mentre nel 2015 (ultimo anno per cui l’Istat fornisce i dati del Pil per abitante) l’indice è precipitato a 87,5. Nel 2015 infatti, il Pil per abitante dell’Umbria risulta pari a 23.735,4 euro, contro i 27.044,7 della media italiana.

Un declino lungo 15 anni

A ogni umbro, quindi, ‘compete’ una ricchezza prodotta annua inferiore di 3.309,3 euro rispetto al dato nazionale. Se l’Umbria avesse, in rapporto alla media italiana, mantenuto lo stesso rapporto del 1995, quindi non facendo né meglio né peggio della media, a ogni umbro oggi ‘competerebbero’ circa 3mila 381 euro annui di Pil in più. Il che vuol dire che, a livello complessivo regionale, dovrebbe esserci un Pil superiore di circa 3 miliardi di euro l’anno rispetto a quello attuale. Che è quello che è andato in fumo a causa del declino che la regione, guardando i dati Istat, patisce da circa 15 anni.

Perché, come dimostrano i dati sul Pil per abitante (vedere tabella 1), il colpo all’Umbria non arriva improvvisamente con la crisi, ma era in corso anche prima. La crisi ha indubbiamente accelerato il processo di allontanamento della ricchezza dell’Umbria dalla media nazionale, che appunto si verificava già dall’inizio degli anni Duemila. Dati che rendono plastica ed evidente l’affermazione del professor Luca Ferrucci, Ordinario all’Università di Perugia ed economista di vaglia, secondo cui l’Umbria è entrata già malata nella crisi iniziata alla fine del 2008, per questo subendo conseguenze più pesanti”.

È, in sintesi, il contenuto del rapporto curato dal settore datajournalism di Mediacom043, guidato dal giornalista economico Giuseppe Castellini, che ha elaborato i dati forniti dall’Istat sull’andamento del Pil per abitante nelle regioni italiane, realizzando in particolare un focus sull’Umbria.

Il confronto dell’Umbria con il Centro-Nord

Sempre guardando agli ultimi 20 anni, il ritardo che l’Umbria accumula rispetto alla media del Centro è quasi pari a quello che accusa verso la media nazionale. Fatta 100 la media del Centro, infatti, il Pil per abitante umbro scende da un indice di 90,6 nel 1995 a uno di 80,2 nel 2015. In sostanza, nel 1995 il Pil per abitante dell’Umbria era inferiore del 9,4% a quello medio del Centro, ritardo che sale al 19,8% nel 2015.
Così, nel 1995 il Pil per abitante dell’Umbria era inferiore del 17% rispetto a quello del Centronord, mentre la differenza è del 25,5% nel 2015, quando appunto il Pil per abitante umbro è inferiore di oltre un quarto rispetto a quello medio del Centronord.
Infine, sempre in termini di Pil per abitanti il ritardo dell’Umbria nei confronti delle regioni del Nord era del 19,9% nel 1995 e si è allargato al 27,7% nel 2015.

L’Umbria superata dell’Abruzzo

Va poi rilevato che, nel corso del quinquennio 2010-2015, quanto a Pil per abitante l’Umbria è stata superata dall’Abruzzo (fatta 100 la media nazionale, nel 2015 l’indice umbro è 87,5 e quello dell’Abruzzo 89,7). L’Umbria, quindi, ha anche perso la caratteristica di avere una ricchezza prodotta per abitante superiore a quella di tutte le regioni del Sud.

Si consideri infine, come rileva il Rapporto economico e sociale 2016-2017 dell’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) “L’Umbria tra Toscana e Marche”, che durante gli anni della crisi il valore aggiunto prodotto dall’industria manifatturiera in senso stretto (ossia al netto dell’edilizia) è ormai inferiore al valore aggiunto calcolato per la pubblica amministrazione. Speriamo che i venti di ripresa ribaltino, nel medio periodo, questa situazione.


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