Biga trafugata, M5S suona la carica, Spoleto chiama Regione / L’archeologa e le balle giuridiche - Tuttoggi.info

Biga trafugata, M5S suona la carica, Spoleto chiama Regione / L’archeologa e le balle giuridiche

Carlo Ceraso

Biga trafugata, M5S suona la carica, Spoleto chiama Regione / L’archeologa e le balle giuridiche

Il Metropolitan la detiene illegittimamente / La storia / Petizione: 200 firme ca per appello a premier Renzi e ministro Franceschini / Firma
Mar, 30/12/2014 - 10:03

Condividi su:


Mancano poco più di 200 firme (245 per la precisione) per chiudere la petizione on line lanciata da Tuttoggi per cercare di riportare in Italia la Biga di Monteleone di Spoleto, il rarissimo e straordinario etrusco detenuto illegittimamente dal Metropolitan Museum di New York (l’ente non ha mai voluto fornire copia del contratto di acquisto), fra i reperti più ricercati dai milioni di persone che ogni anno visitano il museo.

L’inchiesta giornalistica avviata da queste colonne sulla base anche dei nuovi documenti scovati dall’architetto Luigi Carbonetti – pubblicati nel recente libro “”La biga – Il trafugamento nei carteggi segreti tra menzogne e verità” (Artemide editore, Roma) – ha messo in moto sia le istituzioni locali che la politica.

FIRMA LA PETIZIONE

La mozione – l’ultima in ordine di tempo è la mozione dei capigruppo Zefferino Monini e Gianluca Speranza, approvata nei giorni scorsi all’unanimità dal consiglio comunale di Spoleto che impegna il sindaco Fabrizio Cardarelli ad attivarsi per riportare in patria il reperto. Il consesso, nell’ultima seduta, ha leggermente modificato il testo chiamando in causa la Regione e la stessa Presidente Catiuscia Marini (che sulla vicenda ha fatto riaprire il dossier) per dare il giusto sostegno all’iniziativa. Il consiglio regionale dovrebbe discutere a breve l’interrogazione presentata dal capogruppo di minoranza Franco Zaffini. Tra i firmatari della petizione spicca anche la firma dell’assessore regionale Stefano Vinti, del consigliere provinciale Giampiero Panfili, dei sindaci di Spoleto, Vallo di Nera (Agnese Benedetti) e Monteleone di Spoleto (Marisa Angelini).

M5S suona la carica – anche il Movimento 5 Stelle di Spoleto, grazie all’intervento sui social network del dinamico Samuele Bonanni, ha da poco deciso di sostenere la ‘battaglia’ contro il Met arrivando, in appena 2 giorni, a contare oltre 150 adesioni.

Le “balle” – intanto fa discutere una recente intervista dell’archeologa Adriana Emiliozzi – l’esperta del Cnr che ha lavorato per 10 anni al restauro della biga – che su Artemagazine (la rivista specializzata del direttore editoriale Pietro Folena) difende a spada tratta il Metropolitan. Chiariamo da subito che non è qui in discussione la professionalità della Emiliozzi, riconosciuta anche a livello internazionale, ma alcuni giudizi che la stessa ha dato e che non rendono giustizia alla vicenda. Anzi, sembrano di proposito confondere le idee ai lettori. Leggiamo un brano, ovvero la risposta data alla giornalista che chiedeva cosa ne pensasse delle “richieste di rimpatrio”: “Il ritorno in patria adesso – risponde la Emiliozzi – piacerebbe a tutti, adesso che il monumento è rinato. Ma è giusto? E dove, a Monteleone? Praticamente in prigione, perché chi lo vedrebbe più. A Roma forse, ma poi Monteleone farebbe la guerra a Roma? Si fa presto, troppo presto a parlare di ritorno in patria. Oltre al fatto che ormai c’è una sentenza che lo ha definitivamente decretato proprietà del Met: il carro è stato acquistato prima della legge del 1909. E poi diciamolo francamente: tutto ciò che, da prima di allora e tutt’ora, varca il confine delle Alpi o del Mar Tirreno trova la responsabilità nella mancata sensibilità dell’Italia. Non è responsabilità delle Forze dell’ordine, che fanno tutto per proteggere il patrimonio, ma degli italiani che non sanno quello che hanno”.

Indubbiamente all’archeologa difetta la memoria sulle questioni recenti. Innanzitutto il ‘movimento’ che è sorto in difesa della biga risale agli anni ’80 (non si spiegherebbe altrimenti la realizzazione di una copia del carro ad opera degli allievi del Manzù). Non solo. Mai il comune di Monteleone, né le autorità umbre, hanno chiesto la biga per “sé”, bensì hanno lottato affinché tornasse in Italia, senza specificare alcuna location dove poterla esporre, non fosse, ma questo sfugge alla Emiliozzi, che il reperto è di proprietà della Repubblica italiana e spetta semmai solo al Mibact decidere dove esporla: Roma, Venezia, Firenze, ma anche Perugia potrebbero essere sedi ideali, prevedendo magari, di tanto in tanto, mostre itineranti. Ma la balla più clamorosa è la “sentenza che lo ha definitivamente decretato proprietà del Met”. La Emiliozzi è abbastanza confusa in materia, perché non esiste alcuna sentenza. L’unico provvedimento giudiziario è quello emesso nel gennaio 2009 dall’allora procuratore capo Gianfranco Riggio che, sull’esposto penale presentato dal sindaco di Monteleone Nando Durastanti (assistito dagli avvocati Tito Mazzetta di Atlanta e Iolanda Caponecchi del foro di Spoleto) per esaminare “eventuali comportamenti omissivi dei Ministri Mibac che si sono succeduti dal 2004” in avanti, dispose l’archiviazione “non sussistendo estremi di reato, non configurabile per essere avvenuto il trasferimento del reperto all’estero nell’anno 1903…”. Che è un tantinello diverso dall’aver riconosciuto la legittima proprietà del Met. Che poi l’Italia sia stata (e forse sia) poco sensibile al proprio patrimonio, non ce lo doveva certo ricordare l’esponente del Cnr. Ma anche in questo la memoria non aiuta la scienziata. Proprio il Met nel 2006 restituì all’Italia 6 antichità; due anni dopo il cratere di Eufronio. Di pari passo il Museum of Fine Arts di Boston ha riconsegnato nel 2010 al Museo diocesano di Trento, 50 anni dopo l’acquisto, un pregevole ricamo basso medievale disperso durante la seconda guerra mondiale. Si dirà che erano in vigore nuove leggi, post 1909: bene, a parte che l’Editto del Cardinal Pacca (1820) è stato più volte richiamato nelle inchieste giudiziarie e interrogazioni parlamentari dell’epoca che interessarono la Biga, è più grave avere ‘poca sensibilità’, o acquistare beni trafugati da altri Stati in barba alle leggi vigenti? Perché dunque la Biga non può essere restituita?

© Riproduzione riservata

INCHIESTA – LA VERA STORIA DELLA BIGA TRAFUGATA (con i documenti originali, video e testimonianze)


Condividi su:


ACCEDI ALLA COMMUNITY
Leggi le Notizie senza pubblicità
ABBONATI
Scopri le Opportunità riservate alla Community

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

"Innovare
è inventare il domani
con quello che abbiamo oggi"

Lascia i tuoi dati per essere tra i primi ad avere accesso alla Nuova Versione più Facile da Leggere con Vantaggi e Opportunità esclusivi!


    trueCliccando sul pulsante dichiaro implicitamente di avere un’età non inferiore ai 16 anni, nonché di aver letto l’informativa sul trattamento dei dati personali come reperibile alla pagina Policy Privacy di questo sito.

    "Innovare
    è inventare il domani
    con quello che abbiamo oggi"

    Grazie per il tuo interesse.
    A breve ti invieremo una mail con maggiori informazioni per avere accesso alla nuova versione più facile da leggere con vantaggi e opportunità esclusivi!