L'autorità giudiziaria è intervenuta per l'errato deposito di terra in un'area esterna al cantiere (privata e non ancora espropriata) | Ma lo stop ai lavori è arrivato solo con la scoperta archeologica "Si attendono disposizioni Soprintendenza"
Il “tormentato” cantiere della variante del Cassero è finito ieri (29 marzo) al centro del Consiglio comunale di Città di Castello, dove finalmente è stata fatta chiarezza sia sul recente sequestro penale di una porzione di terreno sia sul ritrovamento del ponte medievale riemerso con gli scavi.
“L’area sequestrata è privata ma sul Prg è un parcheggio: servirà esproprio”
L’area sottoposta a sequestro, come riferito dall’assessore ai Lavori pubblici Riccardo Carletti, “è di proprietà privata ma nel piano regolatore generale è indicata come parcheggio. Sul medesimo terreno è infatti previsto l’ampliamento del vicino parcheggio Collesi, come da delibera di Giunta comunale (n° 191 del 19 ottobre 2022), che ha permesso la partecipazione ad un bando regionale per finanziare l’opera. Il contributo è stato ottenuto per un totale di 350.000 euro, con oltre a 250.000 euro di co-finanziamento del Comune, perciò questa porzione di terreno dovrà essere assoggettata a esproprio“.
L’esproprio non potrà però essere a carico dei fondi di Agenda Urbana (quelli che hanno finanziato la variante del Cassero) in quanto appunto destinati a diversa opera. La procedura espropriativa sarà così ricompresa solo nell’intervento di ampliamento del parcheggio Collesi, previsto per l’annualità di bilancio 2024. “Il non aver compreso l’area in oggetto tra gli espropri nella fase di realizzazione della variante del Cassero – ha sottolineato Carletti – non è un errore ma una possibilità che non è stata contemplata dai finanziamenti europei di Agenda Urbana“.
I motivi del sequestro: terra di scavo depositata nel posto sbagliato
Il “vero errore” arriverebbe solo a questo punto. Le motivazioni del sequestro riguardano infatti il deposito, in area contigua ma esterna a quella del cantiere, di materiale di scavo “fortunatamente non interessato da agenti contaminanti“. Pur non essendo tale materiale pericoloso, l’averlo “accumulato” al di fuori del perimetro del cantiere ha causato l’intervento dell’autorità giudiziaria, “per errato utilizzo dell’area stessa quale sito di deposito“.
Il ritrovamento del ponte e lo stop ai lavori
I lavori, dopo 48 ore di fermo, sono comunque continuati fino al ritrovamento del ponte medievale venerdì scorso (24 marzo), che stavolta, data anche la posizione nel bel mezzo di quella che sarà la futura variante, ha imposto lo stop al cantiere. Il Comune, ora, non può far altro che aspettare pareri e disposizioni della Soprintendenza: “questo comporterà – ha detto l’assessore – la chiusura del cantiere per almeno 10 giorni, perché finché non ci riferiranno quali modifiche dovremo fare in merito a questo ritrovamento non si dovrà muovere una foglia”.
Parcheggio Ferri
In merito alla situazione dei parcheggi Carletti ha fatto notare che “la domanda nell’area del parco Alexander lager non arriva mai a superare l’offerta2 – in soldoni i parcheggi non sono mai tutti pieni – con le aree di sosta presenti che riescono perfettamente ad assorbire l’afflusso di utenza nonostante la chiusura per lavori dei 120 posti di Piazzale Ferri”. Emanuela Arcaleni (Castello Cambia) ha però fatto notare che “la maggior parte delle auto si riversano, giocoforza, tutte nell’area camper, lasciando paradossalmente pochissimo spazio proprio ai camper”. Nel weekend di Pasqua, inoltre, gli equilibri potrebbero sconvolgersi ancora una volta…
“Errori gravi”
Dopo l’intervento dell’assessore è arrivato quello di Arcaleni e Riccardo Leveque (Fd’I), firmatari di due diverse ordinanze sul cantiere del Cassero: “Abbiamo finalmente capito qualcosa in più non uscito prima – ha evidenziato la capogruppo di C.C. – E’ più facile e spesso conveniente dire apertamente tutto piuttosto che alimentare illazioni con il silenzio. Anche perché con un sequestro penale le congetture possono essere peggiori della verità“. Arcaleni ha poi chiesto se questo “errore” abbia innescato un contenzioso tra il privato e il Comune ma Carletti ha negato ogni coinvolgimento dell’Ente tifernate. Leveque ha infine ritenuto che “gli errori fatti sono stati gravi, perché andati a ledere una proprietà privata, con una danno procurato rilevante. Mi auguro che per questa situazione non abbia conseguenze il proprietario della terra“.