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Università di Perugia, porte chiuse al turn over per la ricerca

Alessia Chiriatti

Università di Perugia, porte chiuse al turn over per la ricerca

Assunzioni ferme per l'ateneo umbro |Poco meglio la Stranieri | I dati del decreto Miur per il 2015
Mar, 25/08/2015 - 11:37

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Non si apre bene il settembre delle università perugine: se docenti e alunni si incontreranno nelle aule degli atenei per gli appelli dopo la pausa estiva, amministrativi e dirigenti si ritroveranno a fare i conti, tabelle alla mano, con un nuovo ranking, stilato direttamente dal Miur. Questa volta non si parla di “attrattività”, “mobilità internazionale” o “soddisfazione” e “occupazione”, come nel caso della classifica de Il Sole24 Ore. Siamo invece di fronte ad un decreto ministeriale, datato 7 agosto, che deciderà il futuro degli Atenei italiani: il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, come ogni anno, ha stabilito infatti i criteri per le assunzioni nelle università, in base ai cosiddetti “punti organico”. Nella classifica, il risultato è che lo Studium otterrà il minimo del turn over, quando alla Stranieri il regime assunzionale sembra invece avere le maglie meno strette.

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Cosa sono? – Nel dettaglio, si tratta in questo caso dell’unità di misura delle assunzioni, basata sul costo medio annuo di ogni tipologia di personale. In generale, il professore ordinario vale un punto organico, l’associato 0,7 e il ricercatore 0,5, mentre il personale tecnico vale 0,3 punti organico. Nella distribuzione di questo punteggio, dopo la riforma del 2012, convergono anche i parametri di sostenibilità finanziaria dei costi del personale e dell’indebitamento: agli atenei che spendono l’80% o più per il personale e hanno un indebitamento superiore al 10%, il Ministero attribuisce un «contingente assunzionale» pari al 10% delle cessazioni avvenute nel 2014. Contingente che sale al 20% nel caso in cui la spese per il personale rimanga invariata e i passivi di bilancio siano inferiori al 10%.

In base a quanto recita il decreto del 7 agosto 2015,

alle Università con un valore dell’indicatore delle spese di personale pari o superiore all’80 per cento o con un indicatore di sostenibilità economico finanziaria inferiore a 1 – (ed è questo il caso dell’Università di Perugia, ndr) – è attribuito un contingente assunzionale pari al 30% della spesa relativa alle cessazioni registrate nell’anno 2014 del personale a tempo indeterminato e dei ricercatori a tempo determinato, che erano stati assunti a valere sul bilancio dell’ateneo”.

Nello stesso rating minimo, insieme a Perugia, finiscono anche gli atenei del Molise, Lazio Meridionale, Sassari, del Sannio di Benevento, Cassino e la Mediterranea di Reggio Calabria (queste ultime tre, già lo scorso anno insieme a Teramo e Foggia, avevano un organico superiore a quello che sarebbe consentito per legge).

In più, alle restanti Università (questo invece il caso della Stranieri):

“è attribuito un contingente assunzionale aggiuntivo, fino a concorrenza del limite massimo del 50% a livello di sistema della spesa relativa alle cessazioni registrate nell’anno 2014 del personale a tempo indeterminato e dei ricercatori a tempo determinato”.

L’Università di Perugia, in base ai dati, riceve dunque solo il minimo di legge. In termini quantitativi, lo Studium perde 7,32% punti organico nel solo 2015, avendo totalizzato 36 cessazioni lavorative e ottenendo così 10 punti organico. Un trend negativo quello di Palazzo Murena, che dal 2012 ha perso 20 punti organico. Va meglio la Stranieri, che mantiene un guadagno di 0,78 punti organico negli ultimi 3 anni. Spirale decrescente che riguarda anche gli atenei di Liguria (-17), Lazio (-58), Sardegna (-24), Molise (-7), Campania (-90), Puglia (-55) e Sicilia (-120).

Tra le università “magnifiche”, ossia quelle che spendo meno dell’80% di bilancio per il proprio personale, si confermano Bologna, che guadagna 53 punti organico, e il Politecnico di Milano, che ne totalizza 72. Tra le migliori in assoluto continua a comparire anche la tanto blasonata Scuola Sant’Anna di Pisa, al secondo posto con un turn-over del 188%, potendo così quasi raddoppiare le assunzioni rispetto ai pensionamenti dell’anno precedente. Da un’analisi approfondita della tabella, si scopre poi che le università del nord generalmente “prelevano” punti organico da altre città: in testa abbiamo, isieme al Politecnico di Milano, la statale meneghina (+ 11), la Bicocca (+ 9), Padova (+ 8) e Venezia Ca Foscari (+ 7). Dal sud invece proviene una forma di fenomeno migratorio accademico, con Palermo a -15, Napoli Federico II a -14, Messina a -10 e Bari a -9.

Tirando le somme, a Perugia, come negli altri atenei meno virtuosi, la qualità della ricerca sembra quasi congelarsi a causa di un corpo docenti e amministrativi atrofizzato, che non gode di un turn over adeguato. Aspettiamo d’altro canto di scoprire quanti fondi, destinati anche a nuove borse di ricerca, lo Studium e la Stranieri riusciranno ad attrarre, anche tramite finanziamenti europei e privati. Per il Miur a oggi la partita è chiusa, e con essa le nuove assunzioni. Almeno per quest’anno.

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