Umbria Jazz, superbo concerto di Wynton Marsalis e la L. C. Jazz Orchestra con Gregory Porter e Cecile McLorin - Tuttoggi.info

Umbria Jazz, superbo concerto di Wynton Marsalis e la L. C. Jazz Orchestra con Gregory Porter e Cecile McLorin

Redazione

Umbria Jazz, superbo concerto di Wynton Marsalis e la L. C. Jazz Orchestra con Gregory Porter e Cecile McLorin

Ven, 12/07/2013 - 09:31

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Sara Minciaroni
La presentazione parla chiaro: “Signore e signori stasera siamo dei privilegiati. Questa è la più grande orchestra jazz del mondo”. E così si alza il sipario su quello che promette di essere un grande show. E le promesse mantenute sono il miglior regalo che un pubblico possa desiderare. Santa Giuliana al completo per ascoltare Wynton Marsalis & Jazz at Lincoln Center Jazz Orchestra con le special guest di Cecile McLorin Salvant e Gregory Porter. Ora, non occorre essere dei blasonati esperti e nemmeno dei critici dai paroloni tecnici, ieri sera ( 11 luglio ndr.) bastava ascoltare e lasciarsi trascinare. Completi color sabbia, Marsalis siede nel gruppo, in alto le trombe, da sinistra per chi guarda il primo posto è suo, al fianco Kenny Rampton, Marcus Printup e Ryan Kisor. Sotto di loro i tromboni di Chris Crenshaw, Vincent Gardener e Elliot Mason. A far da base a questa piramide del jazz i sassofoni e clarinetti di Victor Goines, Graig Handy, Walter Blanding, Sherman Irby e Paul Nedzela. Il contrabbasso è quello di Carlos Henriquez. Alla batteria c’è Ali Jackson, al pianoforte Dan Nimmer.
E’ Marsalis stesso a prendere il microfono in mano dopo un aperitivo fatto di sola orchestra e annuncia l’ingresso di Mr Gregory Porter, lui entra e calamita l’attenzione. Pantaloni grigi e camicia e giacca di un bianco assoluto, l’abbigliamento sembra studiato ad arte con il rosso del papillon appuntato alla gola che rimanda al color sanguigno di quell’antro da dove il suono esce cavernoso e profondo come provenisse dalle viscere. Il tradizionale sottocasco nero per proteggersi stavolta anche l’ugola e le orecchie dall’umidità della serata: la pioggia torrenziale che si è abbattuta su Perugia nel pomeriggio ha persino richiesto il rinvio del concerto di un’ora. Porter canta Going to Chicago e vorremmo andarci tutti per come ce la racconta. Alla prima nota scatta già l’applauso. Sembra un leone che ruggisce, forse non sarà il re della foresta, ma l’arena in un attimo è sua. Tra una strofa e l’altra si fa di lato, il livello è altissimo, a tal punto che nessuno ruba la scena a nessuno. Ognuno ha il suo momento il suo spazio, come è d'uso tra i gentiluomini del jazz. Porter dialoga con la tromba di Rampton e sembrano aver molto da dirsi. “Gregory Porter ha più di quello che vuoi in un cantante jazz, e forse anche una cosa o due che non sai di volere” (New York Times, 2010), la sua esibizione è potente e melodica, le sue radici sono ben piantate nella musica nera e nel jazz. Da non dimenticare il fatto che nel 2011 il suo album di debutto Water è stato premiato da una rivista specializzata come il miglior album Jazz della stagione.
Two Bass Hit: il potere del contrabbasso di Henriquez e la forza della tromba di Marsalis, nel pezzo scritto da John Lewis e Dizzy Gillespie e suonato nel ’58 anche da Miles Davis, c’è l’applauso già incluso, non serve cercarlo. Il freddo stanotte non è certo nell’anima e anche nell’arena, in termini climatici, dopo la bomba d’acqua del pomeriggio poteva andare peggio. Dan Nimmer al pianoforte entra nel pezzo e ci mette del suo, nei maxi schermi del Santa Giuliana il primo piano delle sue mani, che letteralmente volano sulla tastiera, non basta per riuscire a seguire quelle dita che letteralmente filano.
E poi tocca a lei: Cecile McLorin Servant, esordisce con “Why Don't You Do Right? Like some other man do”. La canzone racconta di una donna che si lamenta di essere stata tratta con l'inganno in una relazione dove tutto quello che lui aveva da offrirgli era 'un drink di gin'. Fu scritta nel 1936 da Kansas Joe McCoy ma resta nell’immaginario la versione che l’eroina animata Jessica Rabbit canta nel locale jazz ( con la voce di Peggy Lee) facendo innamorare il coniglio della Disney. Con la Servant il discorso si fa serio, la sua è una delle voci più promettenti della scena musicale attuale. Troppo presto forse per gridare al miracolo ma per lei l’interesse delle mayor di certo non si farà attendere. Un talento naturale, questo è certo.
Poi Porter e la Servant si esibiscono in un duetto That’s my baby e ancora una volta il contrabbasso di Henriquez la fa da padrone con lui Elliot Mason e un Walter Blanding, grandissimo.
Chris Crenshaw non suona solo il trombone, ma canta pure ( When i leave you baby come the day so long) e bene. Sappiatelo. E poi ci si mette anche il maestro Marsalis e allora capisci che con la tromba si può far di tutto persino farla parlare tanto sembra addomestica al suo fiato e alle sue mani, e conosce almeno tre lingue (dialetti inclusi). Datemi una tromba e vi solleverò il mondo e se manca la leva arriva il trombone di Gardner.
Per il bis sul palco solo Marsalis, piano, contrabbasso e batteria. E questo, per quanti avrebbero potuto dire “c’è stato poco Marsalis”, è il colpo di grazia.
Usciamo dall'arena e ci lasciamo alle spalle oltre 5 minuti di applausi scroscianti, mentre cerchiamo una pizzeria aperta perchè è vero, nel backstage le patatine costano troppo. Luci blu in fondo a viale Roma, mentre portano via una macchina, e fortunatamente non è la nostra. Stavolta. Il Jazz porta bene.

Riproduzione riservata

Video: Nicola Palumbo


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