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Umbri poveri ma grassi

Redazione

Umbri poveri ma grassi

Il Pil diminuisce ma aumenta il “girovita”. Il legame tra crisi e obesità
Dom, 17/12/2017 - 10:46

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Nel 2001 quasi nove adulti su cento in Umbria avevano problemi di obesità. In quello stesso anno, il reddito pro-capite ammontava a poco più di 27.500 euro e arrivava da un lento ma crescente aumento che andava avanti dal 1995. Quindici anni dopo, la crisi ha fatto abbassare la testa ai redditi (scesi a 22.400 euro pro-capite) ma questo non ha prodotto risultati sulla forma fisica degli umbri. Anzi. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat dicono al contrario che la popolazione con problemi di peso è aumentata: nel 2016 erano 81mila gli umbri obesi. Pari a quasi l’11 per cento della popolazione complessiva.

La curva del girovita ha insomma seguito un percorso inversamente proporzionale a quello del portafogli: al diminuire delle disponibilità economiche delle famiglie umbre (che in vent’anni hanno lasciato per strada oltre 3mila euro a testa) è aumentata la percentuale delle persone obese o, comunque, in sovrappeso. Che oggi, complessivamente, sono in Umbria oltre 360.000, poco meno della metà della popolazione over 18.

Secondo una analisi condotta dall’Università di Bologna nell’ambito del progetto “Okkio alla salute”, il “Sistema di sorveglianza nazionale sullo stato ponderale e gli stili di vita nei bambini della scuola primaria”, «le risorse economiche sono strettamente correlate ai tassi di obesità e sovrappeso. Tra le famiglie che dichiarano di disporre di “risorse scarse” o “assolutamente inadeguate” i tassi di sovrappeso e obesità hanno subito un incremento molto alto (…). Questi dati sono in linea con altre statistiche condotte a livello europeo e negli Stati Uniti e trovano la loro ragione economica nel fatto che gli alimenti più calorici sono disponibili a prezzi nettamente più bassi rispetto ad altri alimenti “sani” come ad esempio frutta e verdura, ma anche nei costi per l’attività fisica extra-lavorativa». L’analisi riflette però anche sul fatto che chi si trova in condizioni economiche favorevoli rischia di non passarsela meglio. Si ritiene infatti «interessante» anche il dato «della percentuale degli obesi nelle famiglie benestanti. Il valore è piuttosto alto e potrebbe essere analizzato, ad esempio, alla luce dei consumi fuori casa o del fenomeno della destrutturazione dei pasti».

Esiste dunque un legame tra le ridotte possibilità di spesa e gli effetti sulla qualità della vita. Così come esiste un nesso tra tavola sana e vita altrettanto sana. Infatti, secondo una analisi di Coldiretti Umbria sui dati Istat relativi alla speranza di vita degli umbri, negli ultimi dieci anni l’aspettativa di vita nel cuore verde d’Italia è salita nel 2016 a 83,3 anni, 85,6 per le donne e 81,1 per gli uomini. «Si tratta – sottolinea Coldiretti – di un consistente aumento rispetto alla media di 81,8 anni di dieci anni fa (84,4 per le donne e 79,3 per gli uomini). Un risultato dovuto anche alla decisa svolta salutista, con mai così tanta frutta e verdura sulle tavole degli italiani da inizio secolo».

La crescita della speranza di vita è legata pure alla connotazione rurale dell’Umbria e ad uno stile di vita sano. «Lo dimostra anche il dato sugli ultracentenari che negli ultimi dieci anni è cresciuto del 120 per cento, da 162 nel 2007 a 356 nel 2016. Record – conclude Coldiretti Umbria – che vanno ora mantenuti, intervenendo soprattutto sulle nuove generazioni, quelle più a rischio a causa del consumo di alimenti poco salubri».

di Christian Cinti

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