Morì sulla Tuderte, pm chiede archiviazione indagine ma gip non accoglie - Tuttoggi.info

Morì sulla Tuderte, pm chiede archiviazione indagine ma gip non accoglie

Redazione

Morì sulla Tuderte, pm chiede archiviazione indagine ma gip non accoglie

L'udienza per discutere nel merito del prosieguo dell'indagine fissata al 6 giugno | I legali dei familiari di Simone Scerna: primo importante risultato
Mer, 10/05/2017 - 10:58

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Segna un primo, importante, risultato la battaglia dei familiari di Simone Scerna per rendere giustizia al loro caro e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di mettere un sicurezza la Tuderte, dove il giovane ha perso la vita. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Spoleto, dottoressa Daniela Caramico D’Auria, ha ritenuto che “allo stato non può essere accolta” la richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero, dottoressa Michela Petrini, del procedimento penale per omicidio colposo contro ignoti per la morte del giovane, “stante la proposta di opposizione della parte offesa”. Il Gip ha dunque fissato per il 6 giugno 2017, alle 9.30, nel tribunale di corso Mazzini 14, l’udienza in camera di consiglio per deliberare in merito.

Simone, che aveva solo 25 anni e ha lasciato anche una figlioletta, il 21 aprile 2015 stava rincasando sulla sua Audi A3 e procedeva sulla Provinciale 451 di Bruna, la Tuderte, quando, a pochi chilometri da casa, nel territorio comunale di Spoleto, ha perso il controllo dell’auto schiantandosi contro uno dei platani a bordo strada, che ha fatto anche da perno, provocando il ribaltamento della vettura nel fossato: una carambola fatale. Quella di Simone, però, è stata solo una delle tante tragedie consumatesi su quell’arteria, tristemente nota per la pericolosità e i tanti incidenti concausati dal manto stradale sconnesso (il 25enne potrebbe essere stato tradito da uno dei numerosi avvallamenti) e dalla presenza ai lati della carreggiata di due filari di alti platani disposti a breve distanza l’uno dall’altro, senza contare i due profondi fossati che scorrono poco più in là: un mix letale per chi sbanda.

La famiglia, per fare luce sui fatti e ottenere giustizia, tramite la consulente personale Daniela Vivian, si è rivolta a Studio 3A, società di patrocinatori stragiudiziali specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità, a tutela dei diritti dei cittadini, che segue numerosi sinistri simili e ha anche portato a “Mi Manda Rai tre” il caso della friulana Alessandra Clama, rimasta in stato vegetativo dopo uno schianto contro un platano: al riguardo, è stata citata in causa Friuli Venezia Giulia Strade, ente gestore della strada “incriminata”. Per dare la dimensione del fenomeno, secondo i dati dell’apposito Osservatorio dell’Asaps, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, nel 2015 in Italia sono state ben 127 le persone che hanno perso la vita in seguito a schianti contro un albero, e 255 sono rimaste ferite: un bollettino agghiacciante.

Studio 3A ha preso a cuore la vicenda di Simone e collabora attivamente con l’avvocato penalista che rappresenta la famiglia e che ha subito depositato una memoria ex. art 90 cpp presso la Procura di Spoleto. Nel documento si chiedeva al Pm di effettuare specifiche indagini, anche con una consulenza tecnica, per valutare eventuali responsabilità degli organi preposti della Provincia di Perugia, ente proprietario della strada e, come tale, tenuto alla sua manutenzione e messa in sicurezza. Responsabilità su cui gli Scerna e Studio 3A con i propri esperti nutrono pochi dubbi, anche in forza delle norme che vietano di piantare alberature lateralmente alle strade o impongono distanze minime, sei metri, nella fattispecie non osservate, prescrivendo anche la protezione e messa in sicurezza degli ostacoli fissi, tra cui gli alberi. Norme di cui dovevano essere a conoscenza anche gli uffici provinciali a cui compete la cura delle strade, se è vero che a solo un paio di chilometri dal luogo del sinistro, in direzione Castel Ritardi-Spoleto, la Provincia ha apprestato una serie di barriere di sicurezza, i guardrail, a protezione dei platani, e diversi cartelli stradali di avvertimento della pericolosità della strada per via dell’alberatura sul ciglio. Presidi che invece non c’erano nel tratto dove Simone è deceduto: lacuna che acuisce la rabbia dei familiari per una tragedia evitabile. Sarà un caso, ma pochi mesi dopo la presentazione della memoria, la Provincia ha avviato un pacchetto di interventi di messa in sicurezza per l’installazione di autovelox, la posa di nuovo asfalto e la sistemazione di semafori agli incroci e di attraversamenti pedonali.

>> Articolo correlato: Tuderte, la famiglia Scerna critica i lavori | Inchiesta al palo

Nonostante tutto ciò, tuttavia, il Pm ha richiesto ugualmente l’archiviazione del procedimento, richiesta contro cui la famiglia, attraverso il proprio legale, ha presentato opposizione e con successo avendo il Gip colto fondate motivazioni per non archiviare e discutere il caso nell’udienza del prossimo 6 giugno: udienza dalla quale i congiunti della vittima si aspettano risposte, non solo per rendere giustizia a Simone ma anche in funzione dell’altro loro obiettivo, la completa messa in sicurezza di quell’arteria per evitare ulteriori drammi della strada. La famiglia del giovane, infatti, ha già avuto modo di esprimere il proprio rammarico per il fatto che non solo i lavori di sistemazione sono stati iniziati ma mai conclusi, ma anche e soprattutto perché non si è in alcun modo intervenuti sull’elemento più pericoloso, i platani, per i quali non è stata ancora prevista la messa in opera di alcun dispositivo di protezione.

“Ci attendiamo tutti un segnale forte dalla magistratura – auspica il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – Deve passare il messaggio che la manutenzione delle strade e la tutela di tutti i suoi utenti devono essere una priorità per le Pubbliche Amministrazioni, che come tutti gli altri sono tenute a rispettare le regole del codice della strada e a risponderne in caso di mancata ottemperanza. E va ribadito il concetto che bisogna fare prevenzione: non può essere che debba sempre succedere una tragedia perché chi di competenza si decida a intervenire”.

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