Finisce nel registro degli indagati un uomo residente a Perugia. Nel container, tv, frigoriferi, lavatrici, cucine industriali, forni etc.
Nell’ambito delle attività di contrasto a frodi e illeciti extratributari, i funzionari ADM di Perugia, hanno individuato e bloccato un container di merci in esportazione verso la Costa d’Avorio, Paese spesso oggetto di traffici transfrontalieri di rifiuti provenienti dall’Europa e come tale particolarmente seguito dalle Autorità di vigilanza.
In particolare, grazie a un alert del sistema informatico doganale, i funzionari ADM hanno proceduto all’ispezione del container che era pronto per il trasferimento via mare verso il Paese dell’Africa occidentale.
La vicenda è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Perugia che, oltre a iscrivere nel registro degli indagati il mittente della spedizione (residente nel perugino), ha disposto il sequestro dei materiali contenuti nel container per ulteriori approfondimenti, delegando il compito ai funzionari ADM e ai Carabinieri Forestali di Perugia.
La verifica ha consentito di accertare che all’interno del container erano presenti materiali per lo più usati, tra cui tv a schermo piatto e con tubo catodico, frigoriferi, lavatrici, cucine industriali, forni a microonde, macchine da cucire industriali ed elettrodomestici vari, materassi e masserizie.
Tutti materiali da considerarsi rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Benché materiali usati e funzionanti, come ha registrato la verifica, sono infatti da considerarsi RAEE in quanto sprovvisti della documentazione prescritta dalla normativa e collocati nel container privi delle protezioni previste dalla norma per essere spediti come apparecchiature e non quali rifiuti. I
n particolare sono state ravvisate violazioni di quanto dettato dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), dal D.Lgs. 49/2014 sui RAEE e dal Regolamento UE 1013/2006 sulle esportazioni internazionali di rifiuti.
Spedizioni di questo tipo lascerebbero intendere uno smaltimento illecito che, oltre ad arrecare danni all’ambiente del Paese di destinazione e anche potenziali rischi alla sicurezza degli acquirenti, comportano concorrenza sleale da parte degli esportatori nei confronti degli operatori che rispettano le norme.