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La Post Modern Dance di David Parsons lascia il segno nella Stagione del TSU a Todi

Carlo Vantaggioli

La Post Modern Dance di David Parsons lascia il segno nella Stagione del TSU a Todi

Applausi a scena aperta in un Teatro Comunale strapieno/ Stupefacente l'italiana Elena D'Amario
Ven, 20/03/2015 - 11:58

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David Parsons è Caught e Caught è la summa della danza intesa come stile Post Modern. La celeberrima coreografia scritta da Parsons nel 1982 per se stesso, con le musiche visionarie di Robert Fripp, chitarrista degli indimenticati King Crimson, può essere definita il compendio tecnico e culturale di ciò che in alcuni fenomeni culturali, all’inizio del 20° secolo, come Futurismo o Dadaismo, ha rappresentato l’idea del movimento e della velocità del corpo umano.

Caught Mania-Quando nello spettacolo andato in scena ieri sera, 20 marzo, al Teatro Comunale di Todi per la Stagione del TSU, sono risuonate le prime inconfondibili note di Fripp, il pubblico presente che riempiva ogni ordine e grado del teatro, non ha resistito e si è lasciato coinvolgere in quello che è ormai una sorta di rito collettivo, dove il ballerino protagonista in un assolo durissimo dal punto di vista fisico, ingaggia una lotta con se stesso e gli spettatori che non riescono a trattenere lo stupore davanti ad ogni singolo passo. Il tema, si sa, è la luce ed il movimento. Grazie a delle potenti luci stroboscopiche l’assolo è scomposto in singoli frame che trattengono l’immagine ed il passo di danza nell’esatto istante in cui viene compiuto consentendo alla coreografia di trasmettere l’idea che il danzatore galleggi nell’aria, salvo poi terminare ogni singolo passaggio piantato a terra, in una sorta di fermo immagine davanti al pubblico in delirio. Il ballerino in questa prova compie un esercizio faticosissimo che oltretutto ha necessità di tempi millimetrici rispetto all’uso dello stroboscopio. E nonostante tutto ogni volta si ritorna a terra, con i piedi ben piantati sul palcoscenico.

Lo stile Parsons- Ed è proprio questa quella che può essere considerata la cifra stilistica della danza di David Parsons. Scomporre il movimento coreografico tra movimenti ariosi e leggeri e passaggi in cui il ballerino sembra dividersi a metà e schiacciarsi a terra, grazie al disegno che compiono le braccia e le mani, molto usate nella scrittura del coreografo americano. Una dualità del movimento che è bellezza e sospensione del finale, per cui lo spettatore legittimamente potrebbe domandarsi “salteranno via o finiranno a terra?”.
Non è un caso che tutte le foto di scena della compagnia ritraggono l’ensemble in fermi immagine di qualche movimento sospeso in aria, quasi a voler dire che non esiste un solo piano su cui appoggiarsi per via della gravità. Evidenti i segni in Parsons dell’esperienza passata con Momix e Pilobolus e la lezione della sua prima compagnia da ballerino, quella di Paul Taylor. Aleggia nell’aria anche l’insegnamento di Martha Graham ed i suoi rivoluzionari “piedi nudi e capelli sciolti”. Molti “figli” sono nati da queste esperienze. Ci piace ricordare un video che circola in rete in cui proprio David Parsons balla in duetto con un altro folletto della danza moderna ai tempi dei Momix, Daniel Ezralow.
Il programma di Todi- Non c’è dubbio che la danza di David Parsons sia “ottimistica”, che incarni un equilibrio tra realtà e fantasia, così come molti critici hanno anche scritto a proposito del brano Whirlaway, eseguito ieri sera a Todi e scritto nel 2014, lavoro che porta in scena il jazz di New Orleans.
Affascinante anche il duetto Hymn (2007), in cui una coppia di donne (o di uomini a seconda della programmazione) danza una coreografia dal tratto fortemente introspettivo e che Parsons ha scritto su commissione dell’associazione Dancers Responding to Aids.
O la bellissima e seducente Swing Shift scritta nel 2002 come un omaggio al tango, dove sonorità e passi di danza di stampo popolare disegnano un crescendo tumultuoso di 4 coppie, con due stupendi assoli femminili, e che termina con una accelerazione caratteristica delle coreografie di insieme di Parsons.
La serata di Todi è stata aperta con un’altra prima del tour italiano, Introduction, scritta nel 2014, in cui la struttura classica dell’ensemble è arricchita dagli assoli di ogni singolo ballerino, in movimenti d’insieme e singoli senza soluzione di continuità. Una vera e propria introduzione per far capire l’aria che tira.
Elena D’Amario– Curiosità ed attesa per la performance della italianissima Elena D’Amario che dalla “vasca dei pesci” di Amici di Maria di De Filippi è transitata direttamente nella famosa compagnia statunitense, sorta di tuffo senza rete, che la danzatrice (classe 1990) di origini abruzzesi, ha affrontato con evidente capacità e voglia di fare. Al punto che in Introduction, la D’Amario figura anche come autrice dei costumi.
La ballerina italiana è ormai parte integrante dell’ensemble di Parsons, tanto che il guru le ha offerto per la prima volta in assoluto di intepretare la parte solistica nel feticcio Caught. E non occorre molto altro per capire di che bravura si sta parlando. In scena la differenza si nota e senza retorica, l’espressività e la forza seducente della D’Amario emergono senza troppo sforzo. E prima che qualche purista militante ci contesti, ribadiamo che si sta parlando di danza contemporanea, anzi, Post Modern Dance. Non è il Lago dei Cigni, ecco! Il pubblico di Todi apprezza e si sbraccia per far arrivare il calore umano all’italiana che balla con gli americani e che è, oltretutto, di una bellezza mediterranea imbarazzante.
Lo spettacolo di David Parsons Dance chiude la programmazione prevista per Todi dal Teatro Stabile dell’Umbria e rende onore alle scelte del TSU che con le due date umbre (l’altra è stata Perugia) ha fatto centro con due soldout.

Riproduzione riservata

Foto: Tuttoggi.info

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