Terremoto Umbria, Lazio, Marche "Qui è un dramma definitivo" | Il Racconto - Tuttoggi.info

Terremoto Umbria, Lazio, Marche “Qui è un dramma definitivo” | Il Racconto

Sara Minciaroni

Terremoto Umbria, Lazio, Marche “Qui è un dramma definitivo” | Il Racconto

Le scosse di assestamento più forti vicino a Perugia. I sindaci di Amatrice e Accumuli sono il volto della tragedia
Mer, 24/08/2016 - 15:19

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Foto SkyTG24

“The town is no more”. L’eco del terremoto, nella notte più lunga di questo paese, arriva fino in America. Il boato che ha scosso la terra, distrutto case e ponti, portandosi via un numero di vite umane che ancora è impossibile determinare, ha il suono della voce del sindaco di Amatrice. Sono da poco passate le 3.36 quando le prime dirette televisive lo rintracciano come istituzione presente sulla devastazione. Lui sarà il primo vero testimone diretto di cui sentiremo la voce: “Qui un paese non c’è più. Stiamo vivendo un dramma. Aiutateci, che Dio vi benedica. E’ un dramma. Io non so che fare”. La sua nipotina di pochi mesi è al sicuro in un’auto fuori casa, ma i suoi cittadini, i suoi amici, sono sotto le macerie “sentiamo la gente gridare, aiutateci, servono vigili del fuoco”. La violenza di queste prime parole e delle immagini che iniziano ad arrivare spazzano via tutte le speranze, flebili, del primo momento che quei 142 secondi (interminabili) della prima scossa e di quelle che l’hanno seguita non abbiano prodotto danni.

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terremoto norcia 2016 09.27.08

Norcia. Danni ma nessuna vittima

Queste terre, tra Umbria e Marche e alto Lazio, lo sanno fin troppo bene che quando il movimento è sussultorio e così intenso e così lungo, da qualche parte, non troppo lontano, qualcuno sta perdendo la casa, altri, nella peggiore delle ipotesi stanno rischiando la vita. E così arriva la mappatura del ruggito del mostro, “è come nel ’97”, si inizia a dire. E’ così che la gente a Foligno, Perugia, Spoleto, Terni, Assisi, Nocera, si riversa in strada. Ma l’Umbria se l’è cavata.

La buona ricostruzione. E a salvare l’Umbria sembra siano state proprio quelle lezioni, le ricostruzioni del dopo 1979, del dopo “Colfiorito”, dove la mano dell’uomo ha agito per prevenire le manate della natura. Interventi ben fatti hanno salvato la città di San Benedetto che è uno degli epicentri più attivi di questo sciame sismico.

Il peggio è per le Marche e il rietino. Ad Amatrice l’orologio sull’antico campanile della torre civica ha smesso di segnare le ore. Il tempo si è fermato trentasei minuti dopo le tre. Così come ad Accumuli ed Arquata del Tronto. A scomparire, o a riportare le profonde ferite del sisma, sono le case dei piccoli paesini dell’alta valle del fiume Tronto. Decine di frazioni, piccoli borghi antichi costruiti con la roccia locale, di arenaria e calcari. Tra quelle stesse rocce si scava a mani nude per salvare le vittime. Il tempo è ancora quello dell’emergenza, dove si lotta contro la polvere e i calcinacci e gli edifici venuti giù per strappare vita alla morte.

IL RACCONTO DELLE PRIME ORE

terremoto macerie

Feriti tra le macerie ad Amatrice

Quando arriva l’alba la disperazione prende il posto della paura. La luce, tanto desiderata arriva nei paesi colpiti. “E’ una tragedia, è crollato il paese. C’è gente che scava con le mani, ci sono feriti per terra, persone che hanno passato la notte avvolti nelle coperte. Ci sono due o tre metri di macerie per strada, in centro tutte le case sono crollate”, testimonianze dalle cittadine distrutte. Ma il sole che permette interventi più veloci e di lavorare meglio, taglie il velo dalla distruzione. “E’ il tempo della distruzione e dell’azione. Nei momenti di difficoltà l’Italia sa come fare e mostra il suo volto più bello. Non lasceremo nessuno da solo”, sono le 12.24 quando il presidente del consiglio Matteo Renzi pronuncia queste parole prima di recarsi sui luoghi colpiti.

Amatrice, foto scattata dall'elicottero dei Vigili del Fuoco

Amatrice, foto scattata dall’elicottero dei Vigili del Fuoco

Sindaci. E’ l’immagine di questi sindaci, di quello di Amatrice ed Accumuli, che angosciati lanciano appelli attraverso le televisioni e che chiedono di essere aiutati e non dimenticati che spezza le distanze istituzionali. Parlano davanti alle macerie dei loro paesi, mostrando il lato più umano dello Stato. Sono i primi cittadini di piccolissime realtà che in questo periodo dell’anno moltiplicano esponenzialmente la loro popolazione per quel turismo che è linfa vitale dell’economia locale. Hanno negli occhi il terrore e nel cuore il senso di responsabilità per la loro gente. Ma il senso d’impotenza, almeno nell’immediato, quando nel buio e senza mezzi non si poteva scavare e andare incontro a quelle voci che venivano dalle macerie, ce l’hanno impresso in volto.

La paura negli anni. L’Italia si mobilita partono colonne di soccorsi da ogni parte dello stivale. Si pensa all’allestimento delle tendopoli, a far arrivare i mezzi per il movimento terra. “Servono motoseghe”. E un camion parte da centinaia di chilometri per farle arrivare. C’è un paese intero che segue le sorti dei tantissimi dispersi. In Umbria c’è negli occhi il ricordo de l’Aquila del 2009 (309 vittime), del crollo della Basilica di San Francesco ad Assisi del 1997 (quando tra settembre ed ottobre morirono sotto le macerie delle varie scosse 11 persone), dei crolli a Foligno e più antico a Norcia il sisma di 37 anni fa.

Ora cosa succederà. “Un terremoto di magnitudo 6.0 si porta dietro una coda di repliche che saranno sicuramente numerose e tenderanno a diminuire di magnitudo però non si può escludere che ci possano essere scosse paragonabili a quella principale”. Lo spiega Andrea Tertulliani, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), commentando il sisma che ha colpito il centro Italia alle prime ore del mattino e intanto  Enzo Boschi, sismologo e docente all’università di Bologna, già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica (ING) e presidente della Sezione Rischio Sismico della Commissione Grandi Rischi, commenta il terremoto nell’Italia Centrale, spiegando che si tratta di una zona a massimo rischio sismico e che in questi casi il pericolo è la scossa a coppia.

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