Luca Biribanti
E' sotto choc la città di Terni all'indomani della retata che ha di fatto spazzato via la governance della Meraklon con l'arresto di 7 persone. Sembrava di assistere ad uno di quei film di Renato Pozzetto che interpretava il titolare dell'impresa che, alle prese con i debiti, si faceva comunque beffa degli operai fino ad esser costretto però ad “accontentare” i desideri di un ricco sceicco arabo gay. Almeno nel film le difficoltà c'erano e il film era a lieto fine (a parte la 'prova' a cui si doveva sottoporre l'imprenditore-Pozzetto). A Terni invece l'a.d. di Novalis che controlla la Meraklon di debiti non ne aveva, stando alla ricostruzione contabile-finanziaria della Guardia di finanza che lo ha arrestato ieri – e neanche un calo degli ordini. La presunta manovra truffaldina era per svuotare le casse della Meraklon e attingere ai fondi per la Cigs. Poco importava se 240 operai erano costretti a tirar la cinghia insieme alle rispettive famiglie. Poco importava se quegi operai dovevano da qualche mese convivere con lo spettro del licenziamento.
Ieri però il film ha avuto una svolta inaspettata con il pm Elisabetta Massini che ha chiesto e ottenuto l'arresto dei 7, eseguito dai finanzieri del colonnello Domenico Solfaroli Camillocci. Tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e di appropriazione indebita. Fiorletta (l'unico agli arresti in carcere, gli altri ai domiciliari) era stato fermato nella sede di Confindustria ternana e poi condotto negli uffici della Meraklon dove è avvenuta la perquisizione degli uffici e il sequestro degli atti, ora al vaglio degli inquirenti. Contemporaneamente la Guardia di Finanza di Frosinone notificava i mandati di cattura ad altri 6 componenti della presunta associazione a delinquere: Rosario Gravagno di Frosinone, Claudio Giansanti di Ceccano, Valter Brandoli, Arturo Offidani, Leonardo Mollicone, Manuela Izzi (moglie di Fiorletta). L'a.d., tramite i suoi legali, ha fatto sapere di voler ricorrere al Tribunale del riesame contro il provvedimento di custodia cautelare.
LA POLITICA – Nel frattempo gli ingranaggi della macchina politica sono in moto per intervenire nel modo più tempestivo possibile per dare un futuro all'azienda che rischia il fallimento. Nei prossimi giorni, forse lunedì prossimo, la procura dovrebbe nominare un amministratore controllato che possa traghettare l'attività dell'azienda fino alla risoluzione della vertenza. Il sindaco Leopoldo Di Girolamo parteciperà all'incontro fissato per il prossimo lunedì in Regione: “Avevamo qualche sospetto – ha dichiarato Di Girolamo – che ci fosse un movimento di capitali e risorse verso altri lidi e purtroppo l'arresto di ieri ha confermato questi sospetti. I lavoratori avevano ragione sul fatto che l'azienda avesse le capacità per continuare a produrre. Lunedì sarà un giorno decisivo, avremo un incontro istituzionale in Regione e la Procura dovrebbe nominare un curatore per evitare il fallimento dell'azienda. Valuteremo tutti gli aspetti amministrativi e giuridici del caso e cercheremo di prendere decisioni rapide”.
GIORNALISTA AGGREDITO – Gianpaolo Fiorletta è stato trasferito a Vocabolo Sabbione intorno alle 18 tra i festeggiamenti e gli applausi degli operai che nel frattempo si erano radunati nel piazzale dell'azienda. Proprio dove sarebbe avvenuto la disdicevole aggressione da parte di un gruppetto di operai nei confronti del giornalista Andrea Giuli del Giornale dell'Umbria, al grido “servo del potere, servo dei padroni”. “E' stato un vero e proprio tentativo di linciaggio” dice Giuli dal telefonino, raggiunto da TO®. Questa mattina si è recato in Questura per sporgere denuncia contro ignoti. “Appena sono arrivato alla Meraklon – ricorda Giuli – un gruppo di operai si è scagliato contro di me come una mandria di tori imbufaliti e sono stato accerchiato. Sono rimasto di pietra e fortunatamente qualche rappresentante dei sindacati più saggio ha cercato di farmi scudo improvvisando un cordone. A quel punto ho iniziato a scappare, ma il gruppo ha continuato a inseguirmi per un centinaio di metri e uno di loro è riuscito a raggiungermi e a colpirmi con un pugno in volto. Sono caduto a terra, ma mi sono fatto forza e ho continuato a scappare rifugiandomi in un bar delle vicinanze”. A parlare per Andrea Giuli c'è anche il referto medico rilasciato dal Pronto Soccorso di Terni dove il cronista è stato sottoposto ad accertamenti che hanno evidenziato i danni subiti. Leggiamo il referto: “Cervicomialgia post traumatica riferite percosse”. Nove i giorni di prognosi fissati dal personale medico che ha visitato il giornalista. Sulla vicenda però interviene la Cisl che sembra smentire le parole del giornalista che ieri ha ricevuto la solidarieta delle autorità cittadine e dei presidenti dell'Ordine dei giornalisti e dell'Asu. A parlare è Marco Serafini, membro della Rsu in quota alla Cisl: “Ero presente all'episodio e sono stato uno di quelli che ha accompagnato Giuli alla macchina. Nei suoi confronti c'è stato solo qualche insulto, ma non è neanche stato sfiorato. Tengo a precisare che dall'inizio della vertenza le nostre porte sono sempre state aperte a tutti, istituzioni, giornalisti e forze dell'ordine. Abbiamo ricevuto i complimenti dal Prefetto e dal sindaco per il modo pacifico e tranquillo con cui abbiamo condotto la nostra lotta. Abbiamo sempre manifestato in modo esemplare e non è mai successo un episodio di questo genere nei confronti di nessuno. Giuli aveva scritto alcuni articoli provocatori e aveva istigato una situazione che non aveva bisogno di ulteriori elementi per essere 'accesa'. Se ha ricevuto qualche insulto è perchè se li è cercati”. A Giuli è stato recapitato il messaggio della governatrice Catiuscia Marini: “Nulla può giustificare l'aggressione nei confronti di chi svolge il proprio e delicato lavoro di giornalista ed esprimo la piena solidarietà al cronista Andrea Giuli, per quanto accadutogli mentre svolgeva la sua attività. Anche in situazioni di grave tensione e in momenti di difficoltà, non deve mai venir meno il rispetto dell'altro, soprattutto in considerazione del fatto che simili gesti, isolati e che non appartengono di certo alla tradizione di grande civiltà basata sullo scambio e il dialogo sindacale tra lavoratori e proprietà, rischiano di compromettere lo stesso confronto a favore di una violenza che non è di tutti i lavoratori”.
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