Chiude domani ufficialmente i battenti la Dicomac (Direzione comando e controllo) della Protezione civile nazionale, istituita dopo il terremoto del 24 agosto e che da Rieti ha coordinato tutte le operazioni di soccorso e di gestione dell’emergenza in questi mesi. La palla passa quindi alle varie Regioni, che dovranno proseguire nei processi messi in campo di assistenza alla popolazione, sopralluoghi e gestione del post sisma. Anche se alcune attività rimarranno n capo al Dipartimento di protezione civile nazionale, capeggiato da Fabrizio Curcio, fino al 19 agosto, quando verrà meno lo stato di emergenza.
A più di sette mesi dal terremoto del 24 agosto – viene spiegato dalla Prociv in una nota – si è ormai consolidato il sistema di governance dell’emergenza in capo a Regioni e Comuni, creando le condizioni per procedere a una rimodulazione dell’articolazione operativa della struttura che, nella prima fase emergenziale, ha assicurato il coordinamento delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della Protezione Civile e la gestione unitaria dell’emergenza, per meglio rispondere alle nuove esigenze e al generale contesto in evoluzione. Per questo, il 7 aprile, dopo 223 giorni dalla sua istituzione, la Dicomac terminerà le proprie attività. Lo ha disposto un’ordinanza firmata martedì, d’intesa con i Presidenti delle quattro Regioni colpite e con il Commissario straordinario alla ricostruzione, Vasco Errani, dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, “per favorire e regolare il subentro, senza soluzione di continuità, delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria”. L’ordinanza rappresenta il punto d’arrivo di un percorso avviato già dagli inizi di marzo con le regioni interessate, con cui sono stati condivisi tempi e modi della necessaria rimodulazione operativa, per rafforzare l’organizzazione territoriale e renderla ancora più funzionale nel rispondere alle necessità dei cittadini.
La rimodulazione prevede, in ogni caso, che il Dipartimento della Protezione Civile prosegua, fino alla scadenza dello stato di emergenza prevista il prossimo 19 agosto, nel coordinamento di alcune delle attività in corso. Tra queste, il completamento dello svolgimento delle verifiche di agibilità post-sismica degli edifici, il monitoraggio degli appalti specifici per l’allestimento delle strutture abitative d’emergenza (SAE), il coordinamento delle attività del volontariato di protezione civile, degli interventi del primo stralcio del programma definito da Anas di ripristino e messa in sicurezza della rete stradale, oltre alla gestione delle risorse finanziarie stanziate dal Consiglio dei Ministri attraverso le delibere e di quelle che verranno destinate attraverso l’attivazione del Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea.
Alla chiusura della Dicomac, infatti, corrisponderà l’istituzione di una Struttura di missione composta da personale del Dipartimento che opererà – prevalentemente da Roma, ma anche da Rieti o sul territorio colpito, secondo necessità – per garantire la continuità amministrativa e il raccordo con le componenti e strutture operative a supporto dei sistemi regionali di protezione civile. Restano, ovviamente, in capo ai sistemi regionali le attività per le quali i Presidenti delle quattro regioni, ciascuno per il proprio territorio, già assicuravano il coordinamento degli interventi.
L’ordinanza prevede anche che la prosecuzione delle attività residue volte alla messa in sicurezza di beni culturali mobili e immobili e all’adozione delle contromisure tecniche urgenti sugli edifici prima in capo a due Soggetti Attuatori siano assicurate rispettivamente dal Segretariato Generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e dalla Direzione Centrale per l’emergenza e il soccorso tecnico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Allo stesso modo le eventuali attività residue per la realizzazione di scuole temporanee saranno portate a termine dalla Direzione Generale per gli interventi in materia di edilizia scolastica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.