Lo sciopero va ormai avanti dal 28 febbraio e i lavoratori del call center ternano non sembrano aver intenzione di sospendere la loro protesta, anche dopo l’incontro in prefettura tra sindacati e istituzioni, dove l’azienda ha rassicurato i lavoratori sull’immediato futuro. Sulla delicata questione, gli operatori del call center, hanno voluto chiarire le proprie posizioni:
“Vista l’importanza e l’estrema delicatezza dell’argomento, noi lavoratori e dipendenti di Key4up e Overing, in “sciopero”, dal 28 di febbraio, teniamo fortemente a fare chiarezza sul nostro percorso. Gradiremmo fare una breve premessa, se siamo ancora fuori ed intendiamo restarci non è per pazzia. Tutti sanno che i contratti a progetto prevedono una paga funzionale alle ore di prestazione che si maturano. Va quindi da se che non entrando e non lavorando non maturiamo un bel niente. Ma la domanda è: “Pure entrando cosa matureremmo?”, e qui si apre la lunga storia. Tutto inizia a novembre con l’apertura del tavolo di trattativa sindacale il punto era: c’è un nuovo contratto nazionale che cozza con l’integrativo provinciale che è il “contratto” che ci viene attualmente applicato (anche se non rispettato a pieno). Dobbiamo trovare una soluzione equa che soddisfi azienda e lavoratori. Fin qui ci può stare. Mentre si susseguivano i tavoli sindacali l’azienda agiva unilateralmente fino a giungere, a tavolo aperto, ad applicare diverse tipologie di contratto. La situazione si fa sempre più complicata e insostenibile. Ci domandiamo: a cosa serve una serie di tavoli di trattativa sindacale se tanto l’azienda può fare il bello ed il cattivo tempo a prescindere? La goccia che fa traboccare il vaso arriva con il pagamento di metà degli stipendi di Gennaio (tra l’altro i dipendenti non avevano nemmeno percepito la tredicesima), l’assenza dei conguagli e la comunicazione verbale ai ragazzi di Overing della chiusura della commessa. A questo punto, stanchi di tutto ciò che stava accadendo, decidiamo finalmente di alzare la testa e di dire BASTA. Iniziamo a non entrare più a lavoro e con la dichiarazione dello sciopero possono aggiungersi a noi anche i dipendenti che condividono il nostro punto di vista. Il tavolo sindacale viene spostato in Prefettura e vengono prese una serie di iniziative a supporto della nostra “OPERAZIONE VERITA’”. Già perché è proprio per la VERITA’ che stiamo lottando e soprattutto per la DIGNITA’. Di qui una serie di “scoperte”, molto interessanti che quasi fanno passare in secondo piano lo shock di aver ricevuto metà stipendio di Gennaio. Scopriamo innanzitutto l’enorme indebitamento dell’azienda verso l’INPS: sapevamo in effetti che esistessero delle “lacune” contributive, ma non eravamo a conoscenza che si andasse nell’ordine di milioni di Euro! Lo “sciopero” quindi prende corpo e sostanza poiché le promesse continuano a non essere assolutamente rispettate, in più la gravissima situazione debitoria dell’azienda non lascia assolutamente spazi a dubbi: come si fa a vedere un futuro se c’è già un debito concreto e reale di milioni di Euro? Ah già, dimenticavamo! E tutta colpa nostra perché intanto sono mesi che non prendiamo gli obiettivi: cosa da dimostrare. E’ possibile che la situazione debitoria dell’azienda sia stata causata esclusivamente da un eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi? Interrogativo che sorge spontaneo: se scioperiamo portando prima di tutto un danno a noi stessi che non prendiamo e non prenderemo soldi, saremo mica impazziti? In tutto ciò veniamo minacciati, come riporta un articolo di giornale: “O rientrate o addio Telecom”. Altro interrogativo: sarà per lo “sciopero”, per la rivendicazione dei nostri diritti, che la Telecom sta valutando il rinnovo della commessa? Se un’azienda ha un esposizione importante maturata in anni di mancata corresponsione dei contributi con verbali, sanzioni, rateizzazioni e quant’altro, non sappiamo come si possa lontanamente pensare che la colpa sia da attribuire a noi operatori. Siamo noi quindi a voler affossare l’azienda o è piuttosto l’azienda che raggiungendo tale posizione debitoria si è fatta un bell’ AUTOGOL? Ci teniamo a ribadire che il nostro non è assolutamente un accanimento contro qualcuno. E’ per questo che la nostra protesta va avanti. E’ per questo che non accettiamo più di essere minacciati e soprattutto presi in giro e colpiti nella dignità. Promesse non mantenute soldi e certezze che non ci sono e chissà se ci saranno. Tavoli che non portano più a nulla se non a creare nuove false illusioni. Se si arriva a voler chiedere un FIDO per pagare almeno il 50% degli stipendi, non è forse un nuovo debito che si va ad aggiungere agli altri? I soldi dei contributi non versati, dove sono finiti? E si parla di anni. Noi non siamo imprenditori è vero. Siamo solo persone comuni che lavorano per vivere ed oggi più che mai abbiamo scoperto che la dignità non ha prezzo, come la VERITA’ del resto. Pensiamo che oggi più che mai la nostra lotta abbia il senso più giusto che ci sia. Meritiamo di sapere che fine hanno fatto i nostri soldi, i nostri diritti e soprattutto meritiamo un futuro per noi e per chi ci è accanto. Non meritiamo di esser accusati e colpevolizzati di aver sempre cercato di fare il nostro lavoro mente qualcuno accumulava debiti sulle nostre spalle e sui nostri sacrifici. Siamo sempre più convinti che la VERITA’ non tarderà a venir fuori. E’ per questo che la nostra lotta proseguirà più forte e convinta che mai. Ci impegneremo e ci sacrificheremo in ogni modo affinché la nostra dignità ci mostri un futuro concreto, certo, reale e soprattutto LEALE ed ONESTO. UNITI ogni giorno di più VERSO la VERITA’”.