Il convegno organizzato dal Pd di Terni per parlare di Economia e Sviluppo, con ospite d’onore Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, è stato un momento di profonda riflessione su alcune questioni di grande attualità come il Job Act, le pensioni e il modello economico-sociale da rivedere. Alla sala dell’orologio del Caos erano presenti al tavolo coordinato da Valeria Masiello, consigliere comunale del Pd, Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Leopoldo Di Girolamo, sindaco di Tenrni, Vincenzo Sgalla, Segretario Regionale della Cgil, Antonio Alunni, vice residente di Confindustria Umbria e Fabio Narciso, Presidente dell’Assemblea Provinciale del Pd di Terni.
Dopo gli interventi dei partecipanti è arrivato il momento più atteso, quello della chiusura dell’onorevole Damiano che ha dato una lettura profonda e articolata della particolare situazione economica e politica che stiamo vivendo:
L’ideologia – “Voglio dare una lettura ideologica della situazione, con una rivalutazione della parola ideologia, che può sembrare anacronistica, coniata nel 1796. e quando dico ideologia penso che per dare una spiegazione a quello che sta succedendo, in un mondo indecifrabile, sarebbe giusto contrapporre alla situazione esistente un punto di vista alternativo, cioè ideologico e legato a un sistema di idee e di valori”.
Anti liberista e anti renziano – Damiano non si è certo nascosto e ha dato una spiegazione del suo background politico cercando di spiegare la congiuntura economica: “Sono anti-liberista (la scuola e non renziano, ma allo stesso tempo credo che abbiamo fatto bene ad abbandonare le ideologie del ‘900 che non contenevano più le evoluzioni di un mondo che muta al secondo. L’errore è stato quello di aver buttato, insieme all’ideologia, anche un sistema di valori al quale riferirsi.
Sono ateo, e da non credente apprezzo sempre più le parole del Papa, quando parla di umanesimo e si chiede dove sta andando questa Europa. Credo che la civiltà occidentale sia in crisi e che questa crisi sia una crisi di sistema e di valori alla quale dobbiamo trovare un’alternativa”.
Gli attacchi all’occidente, Islam e migranti – “Subiamo un attacco esterno, dal fondamentalismo islamico che non possiamo sottovalutare, anche da un punto di vista economico. Poi le migrazioni bibliche di fronte alle quali abbiamo due possibilità; alzare muri o accogliere. Serve un piano Marshall per l’Europa.
Non c’è più il muro di Berlino, ma c’è un muro invisibile, i paesi satelliti dell’ex unione sovietica stanno virando verso forme di dittatura. Abbiamo minato il nostro sistema dall’interno”.
Quale capitalismo? – “Ha vinto la forma del capitalismo finanziario che ha determinato la crisi che stiamo vivendo. Per un partito di sinistra è arrivato il momento di esaminare le forme di capitalismo, esistono tanti capitalismi. Quello finanziario ha fatto prevalere l’economia di carta su quella reale, l’industria ha perso.
Negli anni ’50-60 si pensava che gli operai dovessero avere una paga che gli consentisse di vivere in modo dignitoso insieme alla sua famiglia, era il consumismo, sviluppo. Si pensava che quell’operaio dovesse diventare ceto medio ed è stato così.
Un liberale come Einaudi sosteneva che quelli molto ricchi dovessero pagare molte tasse. Dobbiamo ribellarci a questo stato di cose e tornare ai valori della Rivoluzione Francese. Il tema della distribuzione della ricchezza, l’uguaglianza, la libertà e la fratellanza non sappiamo più cosa siano”.
Il modello sociale – “Questo modello sociale non convince; in prospettiva c’è un’idea secondo la quale, stando alle attuali leggi, per i prossimi 30 anni, bisognerà avere quasi 70 anni di età per andare in pensione. La prospettiva di avere nelle imprese 70enni che lavorano per mantenere figli e nipoti disoccupati non mi piace”.
Il Job Act – “Renzi è un simpatico giocatore di Poker che ha un’energia straordinaria. Ho fatto finta di saper giocare a poker e ho fatto 37 emendamenti. L’impianto del Job Act è debole e contraddittorio: per 45 anni ho difeso l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, ma è una battaglia persa e vorrei che il Job Act funzionasse, ma il Governo non può investire 11miliardi di euro per scommettere sul contratto a tempo indeterminato e contemporaneamente nella delega andare nella direzione di liberalizzare il voucher. Il Job Act dà delle certezze: l’imprenditore può licenziare con motivazione economica un lavoratore, anche se la motivazione economica non esiste. Chiedo una correzione al Job Act; il lavoro a tempo indeterminato deve costare meno del lavoro precario. Se gli incentivi nel prossimo anno non ci sono più abbiamo dato il doping al mercato, ha ragione Sgarbi. Seconda correzione sui voucher; richiamo i valori dell’umanesimo occidentale, non possiamo confondere il lavoro con una paga oraria, il lavoro diventa merce”.
Pensioni e il tesoretto da 900 miliardi – “Ma come si fa a dire a un ragazzo o una ragazza quale sia la sua proiezione della situazione previdenziale, stimando crescita e retribuzioni in positivo a tasso fisso in un mercato flessibile?
I pensionati sono pensionati poveri perché hanno fatto una vita da lavoratori poveri. Bisogna iniziare a lavorare prima, con l’incremento dell’alternanza scuola lavoro. L’imprenditore deve pagare meno tasse ma assumere di più.
Stiamo discutendo col Governo la flessibilità e abbiamo proposto di consentire un anticipo fino a una massimo di 4 anni con il 2% di penalizzazione. È giusto avere un anticipo della pensione e deve essere l’Inps a pagare, non le banche. Dobbiamo rendere più umano il sistema previdenziale; non possiamo dare la prospettiva di povertà a nessuno.
Poi ci sono alcune bugie che dobbiamo smentire, il nostro sistema pensionistica non è in equilibrio? Noi abbiamo il sistema più solido d’Europa.
Dopo le riforme Maroni-Damiano-Fornero – è stato redatto un documento dal Governo che conferma che dal dal 2004, in 46 anni, risparmieremo 900 miliardi di euro, cioè quasi la metà del debito pubblico italiano. È giusto restituire qualcosa di questa cifra al sistema pensionistico”.
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