Il consiglio comunale ha approvato con 19 voti a favore e 11 contrari le modalità di recupero del disavanzo di natura tecnica generato dalla deliberazione di riaccertamento straordinario dei residui. L’atto era stato proposto e illustrato dall’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi.
“Si tratta – ha detto l’assessore D’Ubaldi – di un ulteriore adempimento che sarebbe stato superfluo qualora avessimo approvato il bilancio di previsione nella prima scadenza fissata dal Parlamento, ovvero al 31 maggio”.
Il disavanzo di natura tecnica a seguito della nuova normativa sull’eliminazione dei residui, comporta un’operazione che pesa complessivamente per 54 milioni di euro.
“Scaturisce da una rivisitazione della gestione dei residui dall’origine, frutto di un lavoro enorme. E’ dunque un’opportunità, perché ci consente di fare un check-up del bilancio: è come se facessimo una Tac anno per anno al bilancio del Comune”.
L’assessore ha anche specificato che non è corretto dire che in passato si siano assunti impegni non sostenibili: “La realtà è che sono cambiate le regole degli accertamenti. L’amministrazione ha ripartito questo disavanzo tecnico nel maggior tempo consentito, cioè trent’anni. Questa nuova contabilità – ha concluso nella replica – è figlia dei vincoli comunitari e della necessità di mettere sotto controllo il sistema del debito pubblico tanto a livello nazionale che locale: noi responsabilmente stiamo cercando di utilizzare tutti gli strumenti per far uscire l’amministrazione da uno stato di difficoltà”.
Giudizio negativo sull’operazione da Franco Todini (Il Cammello): “Ci stiamo condannando per l’eternità: si sarebbe dovuto intervenire in altro modo, per tempo, con una riorganizzazione seria e oculata dei servizi”, ha detto il consigliere d’opposizione.
Per Enrico Melasecche (IlT), “Non si può liquidare come un disavanzo tecnico, perché la questione è politica: se negli ultimi anni le amministrazioni comunali non avessero speso sul corrente cifre enormi e se avessero evitato pseudo- investimenti, se le aziende partecipate non avessero prodotto perdite, oggi la situazione del Comune sarebbe diversa. La città è stata amministrata male – ha detto Melasecche – e oggi non c’è più trippa per gatti: il nostro bilancio si è retto per anni su dati non reali e non si è mai avuta la volontà di rimediare”.
Federico Pasculli (M5S) ha sottolineato come “15 milioni di euro sarebbero crediti senza titolo giuridico e inesistenti”. “Per questo occorre sapere chi abbia causato questo buco per anni e quali siano questi crediti”.
Per Andrea Cavicchioli (Pd) “occorre parlare non solo dei residui attivi, ma anche di quelli passivi. Di questi ultimi se ne cancellano per oltre 12 milioni di euro. La manovra in decremento è dunque di circa 3,5 milioni. La normativa – ha continuato il presidente del gruppo del Pd – impone giustamente chiarezza nella finanza locale: c’è dunque una ricollocazione complessiva queste poste e si va a costituire un fondo ad hoc di tutela”. “Il consiglio non fa che prendere atto di una verifica tecnica che è stata effettuata dall’amministrazione. Tutte le altre questioni sono sacrosante – conclude Cavichhioli – ma su di esse dovremo confrontarci in sede di bilancio di previsione, quando dovremo incidere tra i dieci e i dodici milioni. Come? Con due sistemi: il primo sul quale sono poco d’accordo è l’imposizione fiscale. Il secondo è quello del taglio delle spese, col rischio però di tagliare la carne viva. Tutto questo con la consapevolezza di assumerci una grave responsabilità”.
Secondo Thomas De Luca (M5S), “assistiamo a interpretazioni da prestigiatori: la manovra è giusta e richiesta dalla legge. Ma non si può pensare che questa delibera sia isolabile da una valutazione complessiva della situazione”. De Luca propone di “ragionare sul taglio degli sprechi e dei contentini all’interno della macchina comunale, ma non possiamo permetterci – ha detto – di tagliare servizi che mettono in discussione la vita dei cittadini”.
Per Francesco Ferranti (FI), l’atto proposto “è il segnale chiaro di un territorio male amministrato: vanno tagliate una serie di poste a cominciare da ciò che non porta ricchezza al Comune e ai cittadini, altrimenti non resta che aumentare le tasse”.
Marco Cecconi (FdI) ha parlato di una questione di stile e di scelte politiche: “Non è sufficiente nascondersi dietro le nuove norme, mentre è necessario gestire diversamente la cosa pubblica, ancor meglio di come si gestisce il proprio patrimonio familiare. Qui invece c’è qualcuno che nega l’esistenza dei problemi, solo scaricandoli su chi verrà dopo”.
Thomas De Luca (M5S) aveva anche proposto un emendamento all’atto, che è stato respinto con 9 voti a favore, 18 contrari e 2 astensioni. Con l’emendamento si chiedeva “di escludere in maniera inderogabile qualsiasi taglio dei servizi essenziali alla cittadinanza e la privatizzazione dei servizi e dei beni pubblici essenziali, nonché l’aumento delle imposte comunali”, ricorrendo invece ad un’approfondita spending review dei costi della macchina comunale e degli sprechi all’interno del bilancio.