Almeno 12 posti di lavoro andati persi tra giornalisti, operatori e altre figure professionali, oltre ai vari collaboratori esterni; dopo 40 anni di servizio (la prima messa in onda risale al 1973) la società che controlla l’emittente locale “Teleterni” è stata messa in liquidità in data 25 novembre 2016.
Dopo Tele Biella, Teleterni è stata la seconda tv italiana via cavo, ma la gloriosa tradizione della rete è tramontata nel silenzio, o quasi, viste le tensioni tra gli ex giornalisti dell’emittente televisiva e i sindacalisti dell’Asu. Un ‘canale’ che è stato uno dei punti di riferimento della città, una voce che, insieme alle altre realtà locali, ha reso un servizio per contribuire alla pluralità dell’informazione e degli spazi dedicati ai cittadini.
Giugno 2015 è un periodo fondamentale per “Teleterni”; la storica famiglia Garofoli decide di vendere alla famiglia Torino (residente a Napoli) che, con l’appoggio di una parte della politica regionale, avrebbe dovuto trasformare la piccola emittente locale in un contenitore regionale dalle grandi ambizioni. Ma il sogno dura appena 3 mesi; a settembre del 2015, l’emittente cambia nome in “Umbria 1”, sempre controllata dalla “Nuova Teleterni Radio Tv Srl”, con amministratore delegato Laerte Grimani, ternano doc, portavoce dell’ex presidente della provincia di Terni, Feliciano Polli e dirigente della Provincia all’ufficio di Gabinetto, nonché dirigente della Coop Umbria Casa.
La nuova proprietà non mantiene le promesse e presto il progetto di un grande network regionale è destinato al tramonto, con il taglio di personale in massa e arretrati ancora da pagare. Alcuni lavoratori vantano un credito di circa 10 mensilità, altri di 6, crediti che la società dovrebbe versare in seguito a una conciliazione, nell’ambito della quale il debitore si è impegnato a saldare i conti in 12 mesi.
Un ex dipendente della rete televisiva ci racconta: “Di questi 12 mesi a me ne è arrivato solo uno, e non si sa se riusciremo a esigere il nostro credito”. Come lui almeno altre dieci persone che sono rimaste senza lavoro e senza stipendio. Nel frattempo la società ha anche spostato la propria sede legale da Terni a Napoli, dove i Torino hanno anche “Canale 21”, ed è stata messa in liquidazione.
La vicenda ha generato anche forti contrasti tra lavoratori e sindacati di categoria, visto che in molti ex dipendenti di “Teleterni” hanno deciso di affidare la propria ‘difesa’ alla Cgil che ha ativato la procedure per far ottenere agli ex dipendenti gli ammortizzatori sociali, causando il risentimento dell’Asu (sindacato associazione stampa umbra) che non le ha mandate a dire ai giornalisti ternani, accusati di “provincialismo”. Oltre al danno anche la beffa.