“La notizia della vendita di un Perugino? Se fosse vera, sarebbe surreale! Un vulnus alla Galleria Nazionale, all’immagine di Perugia e, aggiungo, alla sua dignità“. Così l’assessore alla cultura del Comune di Perugia Maria Teresa Severini. La notizia, riportata su alcuni organi di stampa, ha scompigliato le carte tra le istituzioni, gerando diverse risposte. La paventata messa in vendita riguarderebbe la tela custodita all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria da oltre 150 anni. La motivazione della vendita starebbe nella necessità di risanare le casse del Sodalizio di San Martino, l’istituzione fondata nel 1574 con l’intento di occuparsi dell’assistenza, della cura e dei ricoveri dei più bisognosi. “Un fatto del genere finirebbe in prima pagina nazionale – dice ancora Severini -. Portarla via dalla Galleria, dove è custodita da oltre 150 anni, considerandola semplicemente un bene “non produttivo” sarebbe come vilipendere il nostro grande museo e proprio nel momento in cui la riforma lo sta rilanciando come uno dei venti principali d’Italia. Un colpo durissimo che mi vede in pieno accordo con il direttore Pierini: il San Girolamo non può muoversi dalla Galleria Nazionale dell’Umbria! Soluzioni diverse e alternative per le difficoltà che anche il Sodalizio ha, mi auguro non mancheranno, essendosi sollevata l’attenzione pubblica sulle difficoltà che incontra nello svolgere l’importante e validissima azione nell’assistenza sanitaria. Il Sodalizio di San Martino è un’antica istituzione perugina, che fa parte della nostra storia e che deve anche tutelarla, non disperderla: vendere un Perugino e sottrarlo alla fruizione pubblica in Galleria è oltre ogni immaginazione, sarebbe come disperdere se stessi. Onore piuttosto ai cittadini che preservano il patrimonio culturale a costo di mille sacrifici”.
Immediata anche la risposta del PD di Perugia, nelle parole del consigliere Tommaso Bori: “mi trovo costretto a commentare, in qualità di Vice-Presidente della Commissione Cultura del Comune di Perugia, le recenti notizie apparse sulla stampa locale: trovo assurdo e preoccupante anche solo ipotizzare di vendere la tela del 1.500 di Pietro Vannucci detto il Perugino raffigurante San Girolamo penitente ed esposta a Palazzo del Priori da oltre 150 anni, custodita nella Galleria Nazionale dell’Umbria. Sarebbe un pericoloso precedente quello di un ente pubblico, prestigioso ed antico come il Sodalizio San Martino, che sceglie di vendere un’opera d’arte dal valore inestimabile perché considerata “un bene non produttivo”. Se nei secoli passati, che hanno caratterizzato questa istituzione cittadina volta alla beneficenza e fondata nel 1574 dai perugini per assistere “li poveri, infermi e vergognosi”, si fosse messo mano al patrimonio artistico con disinvoltura, c’è da chiedersi se il Sodalizio San Martino sarebbe riuscito ad attraversare i secoli per arrivare fino ai giorni nostri? Sarebbe miope sottovalutare i debiti accumulati negli anni, stimati in circa 400 mila euro, che si vorrebbero ripianare con la vendita del quadro del Perugino. Proprio per questo viene da chiedersi come mai il primo bene che si è pensato di vendere dal patrimonio a disposizione dell’ente sia proprio un’opera d’arte esposta al pubblico dall’Unità d’Italia ad oggi nella Galleria Nazionale, e considerata come un bene comune. Ben più naturale e meno controversa risulterebbe la vendita dei numerosi immobili donati nei secoli dai perugini all’ente, magari ora soltanto affittati a prezzi modici o con contratti agevolati. Quelli sì, potrebbero essere considerati un “bene non produttivo” rispetto ad un’opera d’arte di pregio, patrimonio della città e dell’umanità. Mi auguro che, almeno su questa sconcertante vicenda, Sindaco ed Assessori non rimangano nel loro ormai abituale silenzio, ma che uniscano la loro voce non a me, bensì alle più autorevoli parole di critica espresse dal direttore Marco Pierini e dalla soprintendente Vittoria Garibaldi”.
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