Spoleto e la crisi, Cgil "Numeri drammatici" / Domani sciopero generale - Tuttoggi.info

Spoleto e la crisi, Cgil “Numeri drammatici” / Domani sciopero generale

Carlo Vantaggioli

Spoleto e la crisi, Cgil “Numeri drammatici” / Domani sciopero generale

Il segretario regionale Bravi, "aprire subito una vertenza 'Spoleto' con la Regione" / I dati congiunturali di Unioncamere
Gio, 11/12/2014 - 16:56

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Numeri da traversata nel deserto, quelli snocciolati ieri (10 dicembre ndr.) senza tanti fronzoli   dai vertici della Cgil di  Spoleto e dal Segretario regionale Mario Bravi in una conferenza stampa convocata per presentare le ragioni dello sciopero generale nazionale di domani, 12 dicembre.

L’occasione per fare il punto su un territorio che per troppo tempo è stato lasciato al suo destino, con colpa anche degli stessi sindacati, che non sempre sono stati  pronti a denunciare i guasti del modello industriale locale fatto molto spesso di imprenditori non sempre all’altezza.

Un caso per tutti, quello della Ims-Isotta Fraschini che ancora oggi  stenta a trovare una soluzione decente, mentre serpeggia il timore che l’industriale Castiglioni, dopo le vicende giudiziare occorse, non paghi fino in fondo le proprie responsabilità. Pierbruno Agostini della Rsu aziendale spiega, “Bisognava mettere un punto fermo almeno 5-6 anni fa obbligando i proprietari a fare la loro parte. Eppure  come nel caso di Taranto e della famiglia Riva, la magistratura, l’unica che in questo momento anche per noi operai di Spoleto rappresenta una certezza, ha tracciato una via.  Scovare e sequestrare i beni dei proprietari mettendoli a disposizione  dell’azienda per uno scopo. Nel caso di Taranto, la bonifica del territorio“. In effetti anche Ims-Isotta Fraschini avrebbe bisogno di una “via di uscita” e Agostini la individua nella assoluta necessità di non perdere commesse preziose per mantenere “accesa” la fabbrica. Nel frattempo verrà chiesto a breve un incontro ai commissari per discutere di mobilità volontaria e di erogazione della cassa integrazione straordinaria, magari seduti ad un tavolo con il sindaco Cardarelli e l’Inps.

Ma i numeri da brivido sono quelli che Ivan Berrettini, responsabile del Sunia-Cgil (sindacato inquilini) legge quasi come fossero un bollettino di guerra.

+270% per le famiglie che hanno chiesto aiuto ai servizi sociali ( dalle 700 famiglie del 2010 alle 1950 del 2014), mentre le risorse a bilancio per l’assistenza passano da più di un milione e mezzo di euro a meno di 900mila.  E su una popolazione di circa 38mila abitanti la percentuale di incidenza è davvero alta. Le imprese che  sono fallite nel frattempo sono raddoppiate e nel caso dell’assegnazione di alloggi  pubblici, che nella crisi diventano una vera ancora di salvezza per un lavoratore che perde il posto,  Berrettini propone l’apertura di un bando permanente e non a tempo.

Mario Bravi, Segretario regionale, se la prende con la politica del Job Act, ma aldilà delle obiezioni tecniche e della inevitabilità dello sciopero generale, ammette che il sindacato qualche autocritica la deve fare. Pesa anche il il ruolo del “guastafeste” Landini e della sua Fiom al punto che la Cgil torna a guardare con occhio benevolo le prove di forza come quella della Ast e dei sui 40 giorni di sciopero, senza i quali forse l’Umbria sarebbe stata davvero rasa al suolo da un punto di vista industriale.

E così Bravi chiede con decisione che la Regione faccia la sua parte e apra subito la vertenza “Spoleto”, intesa come vertenza di tutto un territorio che nella media delle retribuzioni regionali ha anche il poco invidiabile primato di quello con le retribuzioni più basse. Considerando quindi che l’Umbria è già la regione con le retribuzioni più basse nella media nazionale, la regione è alla Caporetto del salario.

Nella giornata di oggi Unioncamere pubblica il periodico bollettino congiunturale dell’economia regionale.

Un numero: 3%. Misura la contrazione della produzione in Umbria rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e riguarda tutti i settori con l’eccezione della Meccanica. E’ un dato in linea con quello registrato nell’’Italia Centrale (-2,9%) e maggiore di quello calcolato a livello nazionale (-0,7%).
Gli ultimi dati aggiornati dell’indagine di Unioncamere Umbria relativa al terzo trimestre del 2014 sulle imprese manifatturiere e commerciali, mostrano una regione nella quale la crisi non peggiora ma ha assunto i caratteri della stabilità. E dove le previsioni per il futuro sono legate, a doppio filo, alla ripresa dell’economia nazionale e quindi a una situazione di attesa, connotata da una cauta disponibilità all’ottimismo da parte degli imprenditori.
I segnali positivi arrivano dal mercato estero, con un rilevante incremento sia del fatturato (+6,9%) che degli ordinativi (+4,7%). Migliorano le settimane di produzione (12,7) e il grado di utilizzo degli impianti che nel terzo trimestre del 2014 ha raggiunto il 90% della capacità produttiva complessiva.
Soffre ancora il settore commerciale, nel quale le vendite sono calate del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più del dato medio nazionale (5,3%) e di quello dell’Italia centrale (‐6,0%). Il 71% degli imprenditori non prevede cambiamenti significativi nei prossimi mesi, a fronte di un 20% di intervistati che invece si aspetta una evoluzione positiva della situazione.
Va ancora male l’occupazione (-3% rispetto all’anno precedente). Migliora molto invece il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese. Significativo perché determinato soprattutto dalle società di capitali. L’Umbria mostra anche una notevole capacità di attrarre nuove imprese dall’esterno, almeno nella forma di nuove unità locali; infatti, le aperture nella regione di unità locali di imprese non umbre sono state il 33% del totale.

LE IMPRESE MANIFATTURIERE

Il sistema produttivo regionale appare sempre pesantemente coinvolto in una fase congiunturale particolarmente difficile in cui la fase di caduta non sembra mai arrestarsi. Questa è in sintesi l’indicazione sostanziale che si può ricavare dall’esame dei risultati dell’indagine relativa al III trimestre 2014 promossa da Unioncamere Umbria su un campione di 400 aziende manifatturiere operanti in Umbria. L’ulteriore inasprimento della fase recessiva di desume in primo luogo da una contrazione del 3% delle attività produttive nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente cui hanno concorso tutti i macrosettori considerati, con eccezione della meccanica, sia pure con diverse intensità delle contrazioni. Il calo complessivo dei volumi produttivi ha superato largamente quello calcolato a livello nazionale (‐0,7%), mentre è risultato in linea con quello dell’Italia centrale (‐2,9%) sempre rispetto all’analogo trimestre del 2013.

LE IMPRESE COMMERCIALI

Nel periodo luglio‐settembre 2014 il settore commerciale regionale ha accusato un’ulteriore e consistente contrazione della sua attività misurata in un valore del ‐6,5% delle vendite rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. In questo caso l’arretramento supera sia quello medio nazionale (‐5,3%) che quello dell’Italia centrale (‐6,0%). Questa in sintesi è la valutazione sostanziale che si può trarre dall’esame dei dati tratti dall’indagine realizzata da Unioncamere Umbria su un campione di 180 imprese umbre operanti in Umbria articolato in 3 macrosettori di attività: Ipermercati, supermercati e grandi magazzini, commercio al dettaglio di prodotti alimentari e commercio al dettaglio di prodotti non alimentari.

CRUSCOTTO
Dati congiunturali del 3° trimestre 2014

Il terzo trimestre del 2014 registra un saldo ampiamente positivo tra iscrizioni e cessazioni che rafforza quello complessivo dei primi nove mesi dell’anno.
L’andamento tendenziale rispetto al terzo trimestre 2013 è abbastanza confortante con le iscrizioni che diminuiscono ma in maniera meno consistente delle cessazioni; rispetto ai primi nove mesi del 2013, le iscrizioni aumentano, mentre le cessazioni diminuiscono, sia pur in entrambi i casi di pochi punti percentuali.
Il saldo positivo è determinato dalle società di capitali; quelle di persone e le imprese individuali hanno un numero di cessazioni superiore alle iscrizioni, quantomeno nei primi nove mesi. Il numero di iscrizioni delle imprese individuali rimane comunque ben oltre il doppio di quello delle società di capitali.
Contribuisce al rafforzamento del tessuto produttivo umbro il saldo decisamente positivo tra aperture e chiusure di unità locali; è anche relativamente elevato il numero di unità locali aperte in Umbria da parte di aziende non Umbre.
Sul fronte delle crisi d’impresa, si osserva un certo miglioramento rispetto al terzo trimestre del 2013, con una diminuzione consistente dei fallimenti e altre procedure concorsuali, così come delle imprese entrate in scioglimento e liquidazione, seppur molto contenuta.
Va male l’occupazione, registrando nel terzo trimestre 2014, rispetto allo stesso trimestre 2013, una diminuzione superiore al 3%, circa due volte e mezzo superiore al dato rilevato a livello nazionale.
La gran parte delle contrazioni si osserva nelle aziende del Turismo, Servizi alle imprese e Costruzioni; importante il dato in controtendenza dell’Agricoltura che registra un aumento di occupazione del 2%.
Il dato negativo dell’occupazione è particolarmente forte nel caso delle “micro” aziende (‐5,1%) e delle “grandi” (‐2,7%). Sono, invece, molto modeste le variazioni nelle “piccole” e nelle “medie” (quest’ultima addirittura positiva).
I risultati economici aggregati di un campione di società di capitali mostrano nel 2013 un andamento molto contrastato, con un buon incremento del valore della produzione e del valore aggiunto, una forte caduta dell’Ebit e un vero e proprio crollo dell’utile (sia ante imposte che netto), che arriva a valori fortemente negativi.
Gran parte delle perdite sono determinate innanzitutto dalle “grandi” imprese e poi dalle “piccole” e soprattutto nel comparto Manifatturiero.

Dati congiunturali del terzo trimestre 2014

Il saldo tra iscrizioni e cessazioni Nel terzo trimestre del 2014, il saldo tra nuove iscritte e cessate è stato positivo, con le prime più numerose delle seconde di circa il 21% e ha consolidato il saldo positivo dei primi nove mesi dell’anno.
L’andamento tendenziale è incoraggiante: rispetto al terzo trimestre del 2013, diminuiscono sia le iscrizioni che le cessazioni; ma, le prime di meno del 5%, mentre le seconde di oltre il 25% (vedi grafico 1). Rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno, le iscrizioni aumentano del 3,3%, mentre le cessazioni si riducono del 3%.
Nei primi nove mesi del 2014, tutto il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni è determinato dalle società di capitali; le società di persone e le imprese individuali hanno, infatti, valori di nati‐mortalità negativi. Nel terzo trimestre, le iscrizioni di imprese individuali sono più numerose delle cessazioni e oltre due volte e mezzo quelle di società di capitali state superiori di circa il 23% le chiusure.
La dinamica delle crisi di impresa mostra segnali incoraggianti: rispetto al terzo trimestre del 2013, diminuiscono di circa il 19% i fallimenti e le altre procedure concorsuali; diminuiscono, pur se di meno dell’1%, anche le imprese entrate in scioglimento e liquidazione.
L’occupazione subisce, invece, rispetto al terzo trimestre 2013, una forte contrazione, pari al ‐3,3%, quasi due volte e mezzo quella osservata a livello nazionale (‐1,4% su un campione di circa 16,4 milioni di aziende).

Iscrizioni di imprese “femminili”, “giovanili” e “straniere” Nel terzo trimestre 2014, il 33% circa delle nuove iscritte sono imprese “giovanili” e il 31% rientra nella categoria delle “femminili”. Le nuove iscritte “straniere” arrivano, invece, a circa il 17% del totale.
Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, tutte e tre queste tipologie di imprese subiscono una diminuzione delle iscrizioni: quelle “femminili” di oltre il 7%; le “giovanili” del 5% e le “straniere” di appena lo 0,5%.
L’andamento delle iscrizioni in queste tre categorie di imprese è relativamente migliore se si considerano i primi nove mesi dell’anno, mostrando aumenti dell’1‐2% nell’ambito delle “femminili” e di quelle “giovanili” e addirittura di oltre l’11% tra le “straniere”.
Tra le imprese “femminili”, le nuove iscritte si concentrano in misura nettamente preponderante nel Commercio e a molta distanza nel Turismo. Analoga distribuzione hanno le imprese “giovanili”, con il Commercio nettamente al primo posto e a distanza Turismo, oltre a Costruzioni. Anche le iscrizioni di imprese “straniere” si indirizzano in gran parte nel Commercio, e in misura inferiore nelle Costruzioni e poi nel Turismo.

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