Una mente a dir poco fervida quella della trentenne spoletina denunciata dalla Polizia di Stato per furto e calunnia. La donna in sintesi non solo ha trafugato dei gioielli dalla abitazione di un amico, anch’egli spoletino, sposato con un figlio, ma ha tentato di far in modo che l’accusa ricadesse proprio sulla vittima. I fatti. Un paio di mesi fa Marco (nome di fantasia) si presenta negli uffici del Commissariato diretto dal vicequestore Francesca Peppicelli (nella foto) e sporge denuncia. Dalla sua abitazione, più precisamente da un comò della camera da letto, sono scomparsi alcuni gioielli in oro: un bracciale, una collana e 1 anello che appartengono alla moglie. L’uomo presenta la denuncia contro ignoti ma ammette di avere qualche sospetto su una sua amica, la chiameremo Laura, che due giorni prima ha fatto visita alla coppia e che è rimasta per un breve tempo sola in casa. Non se la sente di puntare l’indice contro la 30enne, il suo è solo un sospetto. Gli inquirenti però non sottovalutano l’indizio e rivolgono le prime indagini presso un Compro Oro della città. Salta così fuori che la giovane si è effettivamente presentata nell’esercizio per cedere i monili ed incassare l’equivalente in denaro. Scatta così la denuncia nei confronti di Laura e la perquisizione in casa (all’appello manca l’anello). La donna, alla vista dei poliziotti, cade dalle nuvole per quella ignobile accusa. Sostiene che è stato il suo amico, alle prese con difficoltà economiche per debiti di gioco, a chiederle di vendere gli oggetti in oro e che avrebbe provveduto lui a simulare il furto per nascondere ai familiari la verità. Una balla colossale. Che però la ragazza riesce in qualche modo a dimostrare: mostra infatti agli inquirenti il proprio cellulare dove sono memorizzati alcuni sms. Il numero che li ha mandati appartiene effettivamente all’uomo e i contenuti sono inequivocabili: “…mi spiace perché sei una amica….ma non potevo fare diversamente… non posso dirlo ai miei e comunque non potrai mai dimostrarlo”. Lo scenario cambia e Marco viene così denunciato per simulazione di reato. Viene così convocato in commissariato dove l’uomo nega con forza ogni addebito: non ha rubato i gioielli, non li ha consegnati alla ragazza e tanto meno ha mai scritto quei messaggini. La sua versione convince gli inquirenti ad approfondire le indagini e vengono così richiesti i tabulati telefonici dei due cellulari. La verità ormai è vicina. Il tabulato del telefonino di Marco non ha registrato alcun sms in uscita verso quello di Laura; la svolta arriva analizzando quello della ragazza: dal suo cellulare sono partiti degli sms diretti a…se stessa. La ragazza, probabilmente usando un software di quelli che si possono scaricare su internet, si è inviata i messaggi, li ha scaricati su un pc, ne ha modificato il numero di partenza e li ha ri-memorizzati sul cellulare. La ragazza, incensurata, rè stata così denunciata: rischia una condanna minima di due anni e mezzo.
(Carlo Ceraso)
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Spoletina diabolica ruba gioielli a un amico, li vende e prova a mettere nei guai la vittima. Smascherata dalla Polizia
Mer, 14/12/2011 - 18:17