Un perugino condannato nel 2015 in via definitiva per il reato di usura si è visto sequestrare un complesso immobiliare locato a Perugia del valore complessivo di circa 350 mila euro. A darne notizia i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza, che hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro e contestuale confisca disposto dalla Sezione Penale della Corte di Appello di Perugia L’immobile in questione è risultato di proprietà del perugino, seppur di fatto intestato – attraverso una serie di schermature societarie – ad una società americana con sede in Florida.
L’operazione dei giorni scorsi, diretta e coordinata dalla Procura Generale della Repubblica di Perugia, segnala l’importanza delle attività investigative condotte nello specifico settore del contrasto all’accumulo illecito di patrimoni e pone la Guardia di Finanza al centro del più ampio dispositivo di prevenzione finalizzato a privare i criminali di ogni ricchezza conseguita. Continua dunque senza sosta l’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati da soggetti condannati per particolari reati nel distretto di Perugia: l’azione della finanza a supporto della Procura Generale, dal 2016 ad oggi ha già conseguito sequestri patrimoniali per importi di oltre 3 milioni di euro.
Il sequestro nasce da una specifica normativa – disciplinata oggi dall’attuale art. 240 bis C.P. (già art. 12 sexies D.L. 8/6/1992 n.306) che prevede la confisca delle disponibilità finanziarie ed immobiliari di cui il soggetto, condannato per tipologie di reato di particolare rilevanza, quali l’usura, non sia in grado di dimostrare la legittima provenienza.
Ancora una volta determinante, per il raggiungimento di un così importante risultato di servizio, è stata l’ azione combinata tra l’aliquota della Guardia di Finanza di Perugia impegnata nell’ ufficio gestione coordinamento e organizzazione, coordinata dal Sostituto Procuratore Generale, dott. Dario Razzi – e gli specialisti del Gico delle fiamme gialle perugine; in tale ambito la sinergia investigativa, unita ad una brillante preparazione tecnico-professionale, ha consentito di cristallizzare una oggettiva sperequazione tra il patrimonio riconducibile al condannato ed i redditi palesati al fisco.
L’impianto accusatorio, strutturato dalla Procura Generale della Repubblica di Perugia, è stato totalmente condiviso dalla Sezione Penale della Corte di Appello di Perugia, che ha conseguentemente disposto un provvedimento di sequestro e contestuale confisca del complesso immobiliare nella disponibilità del condannato seppur di fatto intestato – attraverso una serie di schermature societarie – ad una società con sede in Florida (Stati Uniti d’America).