Francesco Balucani
E' stata inaugurata ieri la 34ma edizione di “Segni Barocchi”, festival internazionale che si propone di diffondere la cultura barocca e neobarocca, mescolando, intrecciando ed innestando le “arti sorelle”, dalla musica alla pittura, dal teatro alla danza, senza tralasciare le arti visive. La manifestazione, ospitata a palazzo Trinci, è stata aperta con la presentazione del progetto espositivo curato da Federica Gasparrini e Nicholas J. Turner: il capolavoro ritrovato di Guercino “Giuseppe e la moglie di Putifarre”.
L’opera, preludio all’omonima e più celebre tela esposta alla National Gallery of Art di Washington, rimarrà esposta a Palazzo Trinci fino al 21 settembre, quando sarà trasferita nella galleria estense di Modena. Maestro fra i più rappresentativi del Seicento emiliano, Giovanni Francesco Barbieri – soprannominato “Guercino” per il suo forte strabismo infantile – è stato protagonista di assoluto valore, a Roma e poi a Bologna, della corrente barocca, da cui declinò la componente neo-veneta in drammatico chiaroscuro e, più tardi, la centralità della figura, quale fonte inderogabile e di organizzazione compositiva sulla tela, in teatralità. Federica Gasparrini si è lungamente soffermata sulla figura del famoso pittore, descrivendo con cura quasi maniacale abitudini pittoriche, cenni biografici e fatti storici contestuali all’azione, per poi passare la parola a Nicholas J. Turner, il quale ha illustrato finezze e particolari di carattere più propriamente tecnico. La mostra ospita riproduzioni dei disegni preparatori che, oltre a testimoniare il laborioso processo creativo sotteso a questa realizzazione, hanno anche contribuito alla fortuna di tale inventio, di cui è prova la successiva redazione del tema, nel 1649, per il collezionista reggiano Aurelio Zanoletti, oggi a Washington.
Il programma del festival prevede per oggi l’inaugurazione della mostra “La Bella e la Bestia e Altre Fiabe” di Ugo Levita, ispirata alle fiabe di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. L’artista partenopeo, umbro di adozione, legge a suo modo alcuni passaggi della famosa fiaba: “Come su di un palcoscenico, paradigma consapevole della teatralità barocca della mia città natale, ha luogo la rappresentazione di una ricchezza iconografica con episodi narrati; tra sacralità eroica e profano, morte e vita, tra demoni e santi di una realtà tutta in vista, recitata sottovoce e urlata, nello stesso modo con cui il conscio dialoga con l’inconscio, nell’inevitabile contraddittorio caratteristico dell’animo umano e dal quale nasce l’ispirazione artistica. Il dinamismo che scaturisce dalla composizione è parte dell’onda, di cui il suo moto perpetuo è parte del moto simbolico del mare, che a settembre troveremo anche a Foligno, a patto che si riconosca che l’immaginazione non può essere rinchiusa nella scatola della mente”.