di Ada Spadoni Urbani (*)
Ho letto delle proteste di insegnanti, genitori e alunni per le difficoltà riscontrate all’inizio dell’anno scolastico. Sono certamente rivendicazioni fondate. Ma vorrei fare qualche osservazione da mettere sull’altro piatto della bilancia: quello del positivo. Intanto, in un momento difficile per la finanza pubblica, va riconosciuto al Ministro dell’Istruzione di aver stabilizzato circa sessantamila precari, docenti e ATA. Precari “storici”, da molti anni nella scuola. Certo, questo toglie occasioni di lavoro ai giovani neo laureati. Ma l’istruzione non è un ammortizzatore sociale. Chi lavora a scuola non ha avuto il blocco degli scatti stipendiali, grazie alle precedenti economie.
È cresciuto il rapporto alunni/docenti. Ma non siamo ancora nella media europea. In alcuni casi, per preservare piccole scuole di periferia, gli allievi in quelle di città, diventano tanti. Bisogna scegliere. La rete scolastica umbra è ancora irrazionale. È stato indetto il concorso per circa duemila e cinquecento posti da Dirigente scolastico. Il prossimo anno tutte le scuole, anche quelle dell’Umbria, avranno il loro capo d’Istituto.
La scuola in Italia, malgrado gli aumenti dei contributi richiesti alle famiglie, è tra quelle che costano meno al mondo. I dati Istat del luglio sorso indicano, per il 2010, una spesa “media” per la scuola di 27 euro a famiglia al mese (su un’entrata di 2.453 euro). Per le sigarette se ne spendono 21! È ovvio, si tratta di una media, e chi ha figli alle superiori spenderà forse il doppio (per la scuola e, magari, anche per le sigarette). Il fatto è che resiste una radicata convinzione di avere istruzione, sanità e servizi pubblici gratis o quasi per gli utenti (compresi coloro che poi cercano di non pagare le tasse).
Hanno protestato i genitori per i costi dei trasporti, lo stato degli edifici e per le mense. Servizi che debbono essere garantiti da Province e Comuni. Certo, gli enti locali hanno avuto tagli ai loro bilanci. Ma come mai ci sono ancora così tanti manifesti con le sponsorizzazioni di comuni e province per sagre e altre manifestazioni di ogni genere? Non sarebbe meglio destinare quello che si ha per l’istruzione, se è vero che la si reputa essenziale ? A mio avviso, ciò che più manca alla scuola è proprio la considerazione che le famiglie e le istituzioni hanno di essa. Se non si recupera questo gap il resto è inutile. I ragazzi non saranno motivati a studiare e i genitori faticheranno a collaborare con gli insegnanti. Recuperare questo patto educativo è la vera forza motrice che serve all’Umbria e all’Italia.
(*) Senatore Pdl