Scomparsa di Finzi, il ricordo di Campi

Scomparsa di Finzi, il ricordo di Campi

Redazione

Scomparsa di Finzi, il ricordo di Campi

Mar, 11/05/2021 - 18:52

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Alessandro Campi ricorda il compianto Claudio Finzi, di cui è stato allievo e poi successore nell’insegnamento di Storia delle dottrine politiche

Alessandro Campi, allievo diretto e successore di Claudio Finzi nell’insegnamento di Storia delle dottrine politiche, così ricorda il professore scomparso: “Uno studioso di grande erudizione e dai molti interessi culturali e scientifici, autore di opere importanti su autori della tradizione italiana a lungo trascurati, sia come un intellettuale di destra, d’orientamento cattolico-conservatore, che si è sempre battuto con lealtà e coraggio, ma senza dogmatismi, a difesa delle sue idee. Insieme a personalità come Francesco Gentile, Franco Cardini, Marco Tangheroni, Francesco Perfetti e Giovanni Allegra, egli è stato sicuramente uno degli uomini di punta della destra politico-culturale italiana del secondo dopoguerra. Un ruolo duplice – di ricercatore in campo storico e di intellettuale politicamente impegnato – che si spera possa essere adeguatamente ricordato nel prossimo futuro”.

Claudio Finzi, un “figlio dell’Italia”

Un figlio dell’Italia: della sua storia e della sua geografia. Claudio Finzi, a lungo professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia, scomparso due giorni fa dopo una lunga malattia, era infatti nato a Milano nel 1939 da una famiglia di origini triestine. Avevo poi vissuto per lunghi periodi a Cagliari (dove la sua famiglia si era trasferita nel secondo dopoguerra), a Roma e infine a Perugia, divenuta la sua città d’elezione.

Proprio a Cagliari si era laureato, giovanissimo, in Scienze Politiche con Paola Maria Arcari (la figlia di Paolo, uno dei fondatori del ‘nazionalismo democratico’), che lo aveva introdotto allo studio del pensiero politico con particolare attenzione per quello italiano del periodo umanistico e rinascimentale. Dopo una parentesi professionale presso la sede centrale della Confindustria, dal 1968 al 1973, Finzi è stato per di circa un decennio assistente ordinario e poi ricercatore presso la Sapienza di Roma, lavorando al fianco di maestri quali Mario D’Addio e Augusto Del Noce. Nel 1983 il suo trasferimento a Perugia, chiamato dal celebre latinista Antonino Scivoletto presso l’allora Dipartimento di Magistero, dove è stato professore associato e poi ordinario di Storia delle dottrine politiche sino al suo pensionamento nel 2010.

Autore molto prolifico, i suoi studi si sono rivolti in particolare all’Umanesimo politico e agli autori pre-machiavelliani. Ha scritto importanti monografie su Domenico Morosini, su Matteo Palmieri e sull’umbro Giovanni Pontano. Il suo ultimo lavoro organico sull’argomento è stato Il pensiero politico dell’Umanesimo. Gli uomini, le città, le idee, edito da Rubbettino nel 2011. 

I suoi studi

Finzi si è occupato inoltre delle origini ottocentesche del pensiero tecnocratico contemporaneo (prima che la critica alla tecnocrazia divenisse un tema quasi alla moda) e dell’impatto sul pensiero politico europeo delle scoperte geografiche. E’ stato anche un appassionato cultore di archeologia e di storia antica, con particolare riferimento alla Sardegna e al mondo fenicio. Molto apprezzate le sue guide alle rovine di Tharros e i suoi volumi sulle antiche civiltà del Mediterraneo. Finzi ha inoltre svolto, nel corso degli anni, un’intensa attività come pubblicista e divulgatore scientifico, collaborando con numerose testate nazionali (dal “Tempo” al “Giornale” di Montanelli”, dall’”Italia che scrive” diretta da Nicola Cimmino ad “Archeo” diretta da Sabatino Moscati).

Il suo attivismo in Umbria

Claudio Finzi è stato molto attivo in Umbria anche fuori dal contesto accademico. Come hanno scritto il sindaco di Perugia Andrea Romizi e l’assessore alla Cultura Leonardo Varasano in una nota ufficiale di cordoglio indirizzata ai tre figli (Livia, Elena e Stefano), “Finzi univa alla nota preparazione e professionalità, una rara passione e sensibilità storica”, che lo hanno spinto ad adoperarsi, già prima dell’istituzione della Giornata del Ricordo, per commemorare le dolorose vicende dell’esodo dalmata-giuliano e delle foibe”. Una sensibilità al tema che nasceva da ragioni famigliari e che lo ha portato a scrivere molti articoli, interventi e saggi anche su questo delicato tema.

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